Nel corso del dibattito alla camera sul decreto “Coronavirus” è intervenuta Deborah Bergamini. Riportiamo un ampio stralcio del suo discorso.

Noi italiani abbiamo tanti difetti, inutile negarlo. Siamo patria di una sensibilità scomposta, profonda, ma di grande avanguardia scientifica, culturale e soprattutto umana. In questa fase dovremo dimostrare anche di essere capaci di una grande avanguardia politica. Le circostanze ci hanno colto alla sprovvista. E una politica ripiegata su se stessa, assopita, è stata costretta a riappropriarsi della propria funzione esecutiva e a mettere le mani nella realtà. Il Coronavirus, come un missile che non siamo riusciti ad intercettare, ha ricordato a chi ha responsabilità esecutive cosa significhi governare, scegliere, decidere, in condizioni di drammatica urgenza. Abituatasi a veleggiare al vento, la politica si è ritrovata costretta a trovare un timone e a usarlo.

Questa situazione critica, questa epidemia, ha imposto al governo di intervenire rapidamente su questioni di salute pubblica, di salvaguardia immediata della popolazione e anche di salvaguardia sulle immani conseguenze economiche – adesso ancora poco immaginabili – che ne seguiranno. In questo senso auguro a questo governo razionalità, lungimiranza e forza, perché è nelle sue mani, nelle sue scelte, nel suo agire, il futuro prossimo di questo Paese. La cui anima, con gli eventi di queste settimane, è mutata profondamente. In circostanze recenti ho e abbiamo criticato aspramente alcune scelte o non-scelte di questo governo nelle politiche di prevenzione dell’epidemia e più in generale nella natura dei rapporti internazionali con la Cina.

Non mi tolgo dalla testa, infatti, che certe imprudenze iniziali o qualche ritardo non siano stati solo il frutto di una comprensibile impreparazione alla gestione dell’emergenza – ci è voluto del tempo per comprendere effettivamente che lo fosse – ma anche di una qualche forma di sudditanza nei confronti della Cina, eletta da questo governo e dal precedente, partner sicuramente più strategico di quanto l’affidabilità del Paese e la sua democraticità consentissero. Ma adesso voglio esprimere al governo la nostra massima disponibilità a dare tutto il sostegno e tutta la collaborazione di cui ha bisogno. Intendiamo questa nostra temporanea vicinanza al governo non certo come una qualunque ipotesi di alleanza politica ma come un dovere che ci impone il senso di responsabilità.

E questa responsabilità ci impone di gestire bene anche la delicata questione internazionale legata al Coronavirus. L’Italia pare l’epicentro della malattia in Europa e anche i casi di Coronavirus emersi negli altri Paesi al momento sembrano sempre connessi in un modo o nell’altro all’Italia. Mi aspetto, nella reazione a questa situazione, un’Italia risoluta, ferma, unita. Credo anche che questa parentesi drammatica nella nostra storia possa rappresentare per la politica un’occasione irripetibile di rigenerazione. Ed è nella capacità di decidere che si rigenera la politica.

All’ombra di questa epidemia, probabilmente, si è accesa dentro molti la consapevolezza che noi qui dentro, a prescindere dal partito a cui apparteniamo, stiamo agendo secondo buona fede, avendo come fine supremo l’interesse e la sicurezza dell’Italia. Così come il Paese ha dovuto affrontare un cambiamento improvviso, anche noi dovremo farlo: è necessario adesso ritrovare il rispetto gli uni per gli altri, ristabilire un principio e un canale di dialogo che deve esserci tra persone che in quest’Aula hanno il dovere di rappresentare l’intera nazione. E di farlo sempre con onore.  Quando per attaccare un’idea in cui si riconoscono milioni di italiane e di italiani attacchiamo una persona – e questo vale davvero per tutti – dovremmo farlo con più rispetto e meno scherno. Dietro una visione politica, dietro una visione della società, dietro un modo di concepire la funzione dello Stato, dietro un conflitto, c’è sempre la visione di essere umano che portiamo dentro di noi.

Le cose che facciamo, le parole che usiamo, i toni che adottiamo, mostrano di ciascuno di noi molto più di quello che crediamo. E approfittiamo di questa circostanza per abbandonare un po’ di paura. La paura è un sentimento che inquina l’atmosfera, che tarpa le ali al Paese.  Lo so che in questo tempo non è facile essere ottimisti. Ma credo anche che se lo faremo, a prescindere da quanto questa crisi potrà durare, costruiremo l’opportunità di lavorare in maniera più costruttiva e più proficua nell’interesse dell’Italia.

Noi di Forza Italia, nella misura in cui questo ci verrà permesso, sosterremo attivamente il governo nella gestione di questa crisi. Lo faremo nell’interesse sovrano dei cittadini, delle famiglie e delle imprese, e in questo senso ringraziamo il governo per aver dato ascolto ad alcune nostre proposte di buonsenso. Ma soprattutto lo faremo perché siamo convinti di dover esercitare la funzione che la situazione e la Costituzione ci impongono.