Verso il Festival
La rivoluzione gentile di Gabbani: “Torno a Sanremo per celebrare la vita così com’è. Non seguo i trend: sono libero e cerco la serenità nella semplicità”

Il gusto della vittoria lo ha già assaporato nel 2016, tra i giovani, con Amen. Dopo appena un anno si è consacrato tra i big con Occidentali’s Karma, collezionando record su record e segnando una nuova era della musica italiana. Nel 2020 ha mostrato il suo lato più emozionale con Viceversa, piazzandosi al secondo posto. Ora Francesco Gabbani torna al Festival di Sanremo senza spirito competitivo, per lanciare un brano su cui ha scommesso fin da quando ha preso forma: Viva la vita, un vero e proprio inno all’esistenza e un invito ad apprezzare ogni singolo respiro, senza perdersi nell’affannosa corsa al possesso materiale. La canzone, tra le più apprezzate nelle pagelle del Riformista per il primo ascolto dei pezzi in gara, punta tutto sulla semplicità e su un arrangiamento classico ma avvolgente. Lontano dalle tendenze, insomma. La serenità di Gabbani traspare tutta durante l’intervista, e può essere proprio questa la ricetta vincente. D’altronde, chi ha avuto l’onore di scrivere e donare canzoni a giganti come Mina, Adriano Celentano e Ornella Vanoni, non ha di certo bisogno di inseguire il trend TikTok. E infatti sul palco dell’Ariston si presenterà in modo sincero, autentico, spontaneo, naturale. La vera rivoluzione in un mondo sempre più artefatto e costruito a tavolino.
Hai vinto Sanremo Giovani nel 2016, hai fatto il bis nel 2017 tra i grandi e nel 2020 ti sei classificato al secondo posto. Insomma, di soddisfazioni te ne sei già tolte parecchie… Quest’anno torni al Festival con quali ambizioni?
“Torno con l’ambizione di portare una canzone che possa arrivare al pubblico con l’intensità che per me ha. È un’occasione per analizzare nel profondo la ricerca del senso della nostra esistenza. Suggerisce un approccio di gratitudine e di accettazione del fatto che alcune cose non le sappiamo e dobbiamo accettare di non saperle. Me la sono già tolta la soddisfazione di vivere l’emozione della vittoria. Poi, certo, non mi dispiacerebbe posizionarmi bene. Ma non ho il senso di competizione così spiccato. Lo dico senza ipocrisia. Vado in pace”.
E infatti proponi Viva la vita, del tutto diversa da Occidentali’s Karma e per certi versi anche da Viceversa. Possiamo considerarla una canzone classica, specialmente nell’arrangiamento. Non sei preoccupato, viste le sonorità e le tendenze moderne?
“No, fortunatamente continuo a vivere la musica al di là della competizione, in un modo espressivo libero. Il mio approccio principale non è quello di mettermi in rapporto con la musica che va in questo momento in termini di sonorità. Semplicemente faccio canzoni che poi possono essere vestite, in quanto ad arrangiamento e produzione, nel modo migliore. Per Viva la vita ci sta bene questo arrangiamento, è un brano che è venuto in questo modo e che forse raccoglie quella che è un po’ la mia origine musicale: in pochi lo sanno, ma è il Soul, il Blues. La strofa, in particolare, è 6/8 (sei ottavi, ndr) ammiccante al mondo Blues. Non mi preoccupa questo. Anzi: da un certo punto di vista credo che – paradossalmente – nella sua classicità possa farsi notare, proprio perché ha una sonorità che va in controtendenza rispetto a ciò che abbiamo intorno, che ha sicuramente tanta potenza ed esprime la contemporaneità ma che poi somiglia un po’ tutto a sé stesso”.
Nella serata delle cover duetterai con Tricarico con Io sono Francesco. È allegra e scanzonata, ma c’è un significato di fondo piuttosto profondo: la perdita di un padre da parte di un bimbo di appena 3 anni. Dobbiamo aspettarci una veste melodica più intimista ed emozionale rispetto all’originale?
“Assolutamente sì, l’idea è proprio quella. Abbiamo studiato un arrangiamento che gli rende più onore in termini di scrittura, diventa un brano che sembra cantautorale (anche perché lo è a tutti gli effetti). Per chi ha le orecchie per cogliere, sarà sorprendente. All’epoca è stata una hit, è stata arrangiata in modo giusto, ma ovviamente molto elettropop. Aveva un’attitude da hit, da singolo, che ha un po’ oscurato la componente cantautorale e autobiografica: è un brano struggente, racconta degli aspetti della sua vita che hanno creato grande sofferenza. E apre a una grande speranza, anche per le nuove generazioni: si può percorrere una strada di rivalsa personale. Porta un messaggio molto profondo”.
C’è una sorta di filo rosso che lo lega a Viva la vita…
“Sì, ci trovo un accostamento di coerenza con il messaggio che porto al Festival sul significato della vita, sulla ricerca dell’autodeterminazione. Sono concetti presenti anche in Viva la vita”.
Verrà mantenuto il passaggio su “putt… la maestra” o verrà sostituito?
“Sarà una sorpresa (ride, ndr)”.
Quest’anno ai big è stata data la possibilità di duettare tra di loro. Hai mai pensato, o ti sarebbe piaciuto farlo, di scegliere un artista in gara?
“Non l’ho considerata come opzione perché ho avuto subito chiara l’idea di andare con Tricarico, il pensiero era in incubazione anche prima di sapere di essere al Festival. È un artista che mi piace molto, lo stimo per la sua grande sensibilità. Quindi avevo già le idee chiare, ma comunque ci sono artisti in gara che mi piacciono molto e con cui duetterei: Brunori Sas, Willie Peyote, Giorgia, Simone Cristicchi, giusto per citarne alcuni”.
Emis Killa si ritira per l’indagine a suo carico; ora escono dettagli sulla relazione tra Fedez e Chiara Ferragni; per mesi si è sollevato un polverone sui testi di Tony Effe. Non credi che in questo Sanremo si finirà per parlare troppo delle singole persone e poco delle canzoni?
“Non è una novità, ormai da anni il Festival non è solo la gara delle canzoni ma un evento a esposizione nazionalpopolare, che porta con sé anche l’analisi del costume e del modus vivendi di ciò che sta intorno alla musica. Non mi stupisce più di tanto. Credo che Emis Killa abbia fatto un gesto rispettoso e giusto, per evitare di fare un Festival fomentando delle polemiche”.
Il 21 febbraio uscirà il nuovo album, Dalla tua parte. Qual è il brano che rappresenta la colonna portante, che trasmette più di tutti il messaggio di fondo?
“Questa è una domanda complicata (ride, ndr). Non riesco a dirtene una in particolare. L’album prova a sviscerare l’analisi interiore, in questa fase della mia vita, da varie angolazioni e sfumature diverse. C’è sicuramente la mia voglia di andare intorno al senso della nostra esistenza, che è più rivolto all’interiorità che all’esteriorità: primo lo cercavo nel rapporto con quello che avevo intorno, mentre ora protendo alla mia serenità guardandomi dentro e cercando la famosa pace interiore tanto citata dagli orientali. Tutte le canzoni hanno un loro significato all’interno di questo quadro. Probabilmente Viva la vita arriva a questo concetto di accettazione, di dire: ‘Accetto la vita così com’è, per come mi è data, sono grato al fatto di esistere’. Sembra semplicistico ma è una sorta di punto di arrivo, conseguente a un percorso di introspezione. È sicuramente un bel manifesto del disco, un bel biglietto da visita. Di base continua a esserci un’eterogeneità di suono: ci sono canzoni definibili più contemporanee e altre che hanno una struttura di matrice più classica”.
Nell’epoca dei featuring a profusione, da parte tua non c’è traccia di collaborazioni. Come mai?
“Perché a oggi non mi è ancora capitato di ritrovarmi in una situazione giusta dal punto di vista naturalmente sinergico che giustifichi un feat. Non l’ho mai cercato a tavolino. Senza polemizzare con gli altri, non mi piace l’idea di pensare di fare featuring a tavolino, come mi sembra vengano fatte per unire le fanbase, per unire numeri. Vengono costruite forse anche dalle case discografiche stesse. Ho sempre pensato che succederà quando arriverà il momento. Comunque non sono contro i feat. Non l’ho ancora fatto ma l’aspetto, perché no? Ma deve essere mosso da un’autenticità, da una chimica artistica”.
Hai avuto l’onore di scrivere delle perle per giganti della musica come Mina (Buttalo via), Adriano Celentano (Il bambino col fucile) e Ornella Vanoni (Un sorriso dentro al pianto). A quale altro grande artista italiano ti piacerebbe donare una tua canzone?
“Non saprei sinceramente. La cosa buffa è che queste canzoni, che ho scritto per artisti leggendari, non le ho cercate. Non ho detto: ‘Ho il sogno di scrivere per loro’. Semplicemente ho scritto le canzoni e, quando le ho avute davanti, ho pensato: ‘Ah, però questo brano potrebbe essere cantato da…’. La mia valutazione è a posteriori. Non me le sono mai poste come mete, come traguardi. È sempre avvenuto tutto in maniera naturale”.
Soprattutto Buttalo via è un vestito cucito alla perfezione su misura per Mina…
“Con tutta onestà, è stata una sorpresa. Quando ho sentito la canzone ho detto: ‘Caspita, sarebbe perfetta per Mina’. Il che dimostra la forza di quando succedono le cose perché devono succedere, quindi in maniera naturale e senza forzarle o muovere mari e monti. Semplicemente ho pensato: ‘Sarebbe perfetta per Mina’. L’ho mandata e loro, senza battere ciglio, hanno detto: ‘Bellissima, la canta!’. È andata così, naturalmente”.
Dopo il tutto esaurito al Forum di Milano, dal 15 marzo partirà il tour nei palazzetti e poi l’1 ottobre appuntamento speciale all’Arena di Verona. Magari un giorno ci sarà anche qualche tappa fuori dall’Italia per i tuoi fan all’estero…
“Sicuramente avverrà, è arrivato il momento di farlo, ne stavo proprio parlando con il mio staff. Presumibilmente nel 2026, perché quest’anno sarà intenso, tra attività live e il disco in uscita. Sicuramente, a tratti inspiegabilmente (ride, ndr), ci sono persone che mi ascoltano dall’estero. Anche nei concerti vengono da fuori apposta, e questo sorprende anche me”.
Hai già schierato la squadra del FantaSanremo?
“No (ride, ndr). I ragazzi del FantaSanremo me l’hanno fatta fare per gioco. Ho scelto Rkomi capitano, Olly, Giorgia, Shablo (feat. Guè, Joshua e Tormento), Marcella Bella, Lucio Corsi e Tony Effe. Però purtroppo in realtà non l’ho fatta, non sono un giocatore. Comunque mi prenderò le mie responsabilità e osserverò la mia posizione per i fantallenatori che mi hanno scelto. Onorerò la causa”.
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