Il partito ufficialmente smentisce: “Il titolo dell’intervista del quotidiano La Stampa ad Andrea Orlando ‘Se lo Stato finanzia le aziende deve avere un posto nei Cda‘ è totalmente privo di fondamento”. Eppure la sintesi del quotidiano torinese non sembrava aver scontentato un altro pezzo del Pd, quello del ministro Boccia, che intervistato a Radio24 sulla proposta di un ingresso statale nel nucleo dirigente delle imprese dice: ” Penso che la proposta di Andrea Orlando abbia un senso e sia in linea con l’idea di partecipazione alla trasformazione delle aziende e del legame delle aziende con il territorio”.

Ma facciamo un passo indietro. Al centro della querelle politica di giornata, alimentata tanto dalle opposizioni quanto dagli alleati, sono finite le dichiarazioni del numero due del Pd che in un’intervista resa al quotidiano torinese propone una virata statalista, più o meno light, a seconda dei punti di vista, del decreto aprile, diventato intanto maggio. Insomma, mentre il governo lavora, ancora, al pacchetto di misure a sostegno delle imprese c’è chi, dalla maggioranza, pone un nuovo possibile paletto: sì agli aiuti di Stato alle aziende ma solo a patto che il primo possa partecipare al capitale delle seconde. “Il tema – spiega l’ex Guardasigilli Orlando – è valutare se lo Stato debba entrare per un determinato periodo, in modo da garantire che l’impresa mantenga gli impegni assunti nel momento in cui riceve finanziamenti a fondo perduto da parte dello Stato. Nessuno ha proposto che lo Stato entri nella governance delle imprese, né che si proceda a nazionalizzazioni”. Secondo il vicepresidente dem, le aziende dovrebbero garantire il mantenimento della presenza sul territorio nazionale, senza delocalizzazioni, riduzioni della manodopera, e dovrebbero assicurare interventi che rendano l’impresa più sostenibile. Non uno Stato che si sostituisce all’imprenditore, assicura Orlando, che pure confessa “in alcuni casi lo Stato imprenditore è utile ed auspicabile”. In questo caso, piuttosto, si tratterebbe di uno “Stato garante nei confronti della collettività per l’utilizzo delle risorse. L’alternativa, già sperimentata,e non sempre felicemente nel nostro Paese è dare i soldi senza alcuna verifica”.

Il primo a correggere il tiro è proprio il segretario dem Nicola Zingaretti che ai microfoni di Sky Tg24 puntualizza: “Bisogna dare sostegno alle imprese non per governarle o statalizzarle. Quelle sono balle – precisa il segretario -. Sostegno pubblico serve per costruire un rapporto serio con chi vuole riprendere a produrre e difendere le aziende”.

Nel frattempo, però, le dichiarazioni di Orlando scatenano gli alleati, dentro e fuori la maggioranza. Su Twitter l’ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda scrive: “Dunque, ⁦Andrea Orlando,  tralasciando la correttezza della proposta, vediamo applicabilità. Voi nominate un membro del CDA in migliaia di imprese dei più svariati settori e dimensioni? Migliaia di politici trombati che di impresa non capiscono nulla? Ma la fate finita?“.  E a chi, come la capogruppo dem alla Camera Quartapelle, gli fa notare la forzatura del titolo, risponde: “Leggi il virgolettato sotto il titolo. Metti insieme Orlando oggi e Bettini ieri. Bel quadro riformista ne esce“.

Più duro l’attacco degli altri alleati, quelli di Governo. Il leader di Italia Viva Matteo Renzi replica: “In tempi di crisi in tutto il mondo gli Stati danno soldi alle imprese per ripartire: prestiti o contributi a fondo perduto. Solo in Italia qualcuno chiede che lo Stato in cambio abbia posti in Consiglio d’Amministrazione. Noi siamo contrari. Sovietizzare l’Italia? No grazie“.

 

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