L’aborto autorizza le donne ad uccidere. E’ questo in sostanza il messaggio promosso da due relatori del centro studio Machiavelli di Firenze in una spettrale saletta stampa di Palazzo Montecitorio, prenotata per l’occasione dal deputato della Lega Simone Billi alle 11.30 di martedì 23 gennaio. Una conferenza dal titolo “Biopoetica, breve critica filosofica all’aborto e all’eutanasia”, durata circa un’ora, dove i due relatori hanno chiesto che venga “riscritta” la legge 194 in senso “restrittivo”. Una vicenda riportata da Repubblica che ricostruisce quanto accaduto, rimarcando l’assenza dello stesso Billi, originario di Firenze ma residente da anni in Svizzera, eletto nelle liste del Carroccio all’estero.

Billi non era presente all’appuntamento perché impegnato a Strasburgo, e, dopo le accuse delle opposizioni di posizioni “oscurantiste sull’aborto” da parte della Lega, ha spiegato che le posizioni emerse nel corso del convegno non rappresentano “né la mia, né, tanto meno, la posizione della Lega che da sempre si è battuta per la libertà di espressione delle donne”. Insomma Billi prende le distanze anche se ha prenotato la sala e conosce il centro studi Machiavelli, associazione di promozione sociale nata nel 2017 a Firenze con lo scopo di “promuovere i valori tradizionali e politici ad essi ispirati: patriottismo, tradizione e libertà”. Le parole di Billi arrivano dopo che Repubblica cita lo stesso parlamentare del Carroccio che, contattato dal quotidiano romano, aveva inizialmente spiegato di “supportare l’iniziativa”. Probabilmente, per essere garantisti, non conosceva i reali contenuti di cui poi si è discusso. Oltre all’aborto, lo studio intende confutare anche l’idea che l’eutanasia sia un diritto legalmente accettabile o moralmente giustificabile”.

Aborto, il convegno choc: “In caso di stupro il feto perde la madre guadagna”

“Personalmente credo nella libertà di scelta e, soprattutto, le donne vittime di violenza non possono essere utilizzate e strumentalizzate. Ribadisco ancora una volta che le donne devono poter decidere autonomamente. Io non ero presente al convegno e, se fossi stato presente, avrei sicuramente portato avanti le mie tesi”. Nel corso del convegno, Maria Alessandra Varone, ricercatrice dell’Università di Roma Tre che ha curato la pubblicazione insieme a Marco Malaguti, ricercatore del centro Machiavelli, sostiene che “il caso dello stupro è un finto dilemma morale, si tratta di un caso delicato, perché non c’è uno che perde e l’altro che guadagna: il feto perde e la madre guadagna, in termini puramente logici. Nulla toglie – aggiunge – che questo bambino venga poi dato in adozione, nulla toglie che questa madre possa portare avanti la sua vita con lui: questo non l’autorizza ad ucciderlo, perché di questo si tratta e bisogna aver il coraggio di usare le parole consone”.

Per i relatori sull’interruzione di gravidanza “i diritti del padre sono del tutto esclusi” e questo sarebbe “sbagliato sotto ogni aspetto, perché sul destino del bambino dovrebbe avere pari diritto decisionale rispetto alla madre”.

 

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