Siamo lieti di poter ospitare, con il massimo risalto che questo inserto è in grado di assicurare, il nuovo Presidente ed il nuovo Segretario dell’A.N.M., e grati per la loro piena disponibilità a confrontarsi con noi. Quasi l’intero numero è dedicato alle nostre domande ed alle loro risposte sulle ragioni di uno scontro così duro, ma soprattutto così inusuale nel panorama mondiale, tra ordine giudiziario e potere legislativo ed esecutivo, di fronte alla prospettiva della riforma costituzionale dell’ordinamento giudiziario. Ad essi si aggiunge il contributo, molto stimolante, del leader di una componente certamente anomala della magistratura italiana, fortemente critica – con punte di acuminata durezza – nei confronti dei tradizionali (e dominanti) assetti associativi, ma anche essa tetragona nella scomunica verso la prospettiva della separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante.

In questo intenzionale sbilanciamento verso le opinioni dei nostri graditi ospiti, abbiamo ovviamente dato spazio alla più autorevole voce contraria, quella del Presidente dei penalisti italiani: alla incessante iniziativa delle Camere Penali Italiane, in particolare in questi ultimi dieci anni, si deve infatti il merito di aver rilanciato ed imposto alla Politica la centralità di questa riforma del nostro ordinamento giudiziario.

Separare carriere indispensabile

Quale sia il punto di vista di PQM è ben chiaro dal primo numero ai nostri lettori ed ai nostri ospiti: separare le carriere è indispensabile, come lo è stato (in varie declinazioni, come è ovvio) in tutti – ripeto: tutti – i Paesi democratici che nel tempo hanno scelto un sistema processuale di tipo accusatorio, dalla Spagna al Portogallo, dalla Germania alla Svezia, dall’Inghilterra agli Stati Uniti, dal Canada all’Australia, dal Giappone all’India, e molti ne sto dimenticando. Ed ecco che, mentre ricordiamo questa banale ed inconfutabile verità, la quale non è una opinione ma una semplice constatazione della realtà, ci rendiamo al tempo stesso conto come essa sia del tutto assente nel dibattito politico. Di essa viene semmai sottolineata solo la circostanza che nella gran parte di quei Paesi il Pubblico Ministero è – in forme più o meno accentuate – sotto il controllo dell’esecutivo; immediatamente tacendosi, tuttavia, che non lo è per esempio in Portogallo, il cui sistema è fatto proprio dall’attuale disegno di legge in discussione oggi nel nostro Parlamento: carriere separate, PM “indipendente da ogni altro potere”.

Un principio sancito esplicitamente e testualmente in Costituzione nel futuro articolo 104, che tuttavia deve scomparire dal dibattito, tutto incentrato sulla prava intenzione della Politica di introdurlo per sovvertirlo; non si dice però come, trattandosi di un divieto di rango costituzionale, ed in qual modo eludendo il controllo della Corte costituzionale. Il nuovo Presidente dott. Parodi, per aver avuto nelle sue prime dichiarazioni l’onestà di riconoscerlo, è stato immediatamente subissato di critiche dai suoi scandalizzati colleghi, dovendo dunque correre subito ad emendarsi, affermando che tuttavia la sottoposizione avverrà, sempre però senza spiegarci né come, né perché. Lo abbiamo chiesto con esplicita chiarezza ai nostri ospiti: Voi lettori saprete valutare se le risposte lo siano state altrettanto. Perché questo è il punto, alla fin fine, sul quale vogliamo sollecitare il dibattito.

Già lo spettacolo dell’ordine giudiziario che si solleva, fino allo sciopero, contro il legittimo operare dei poteri legislativo ed esecutivo, è un unicum mondiale (sulla qual cosa sarà anzi utile ritornare al più presto); ma che questo debba accadere, con il consapevole contributo di tutta la politica che si schiera con ANM, nascondendo alcune decisive verità ai cittadini, beh questo non si può e non si deve consentirlo. Le opinioni sono tutte legittime, i fatti sono i fatti. Buona lettura!

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