Una finestra sull’Europa che si appresta a modificare la sua fisionomia. Polling Europe ha misurato la temperatura della popolazione Ue a poche ore dall’apertura dei seggi, restituendo l’immagine del punto di vista degli europei sulla situazione internazionale e sulle imminenti elezioni. Diversi i temi toccati, dal conflitto in Medio Oriente (con gli italiani che imputano a Israele maggiori colpe invece che ad Hamas) al ruolo del Partito popolare europeo passando per il prossimo presidente della Commissione Ue. Senza dimenticare l’ascesa dei partiti di estrema destra, con la Spagna e la Francia che si mostrano più favorevoli a una possibile svolta storica che invece è fonte di grande preoccupazione soprattutto in Germania.

Medio Oriente, le responsabilità di Hamas e Israele

L’Italia che spesso arranca riesce a strappare un record. Peccato si tratti di un triste primato. Perché se in linea generale il 26% indica Hamas come principale responsabile del conflitto in Medio Oriente, una larga fetta del nostro paese invece ritiene che le colpe siano da ricondurre alle autorità israeliane (22%). Dai dati emerge un quadro tanto preoccupante quanto inquietante: gli altri (in particolare Francia e Germania, 31%) se la prendono con il gruppo terroristico che il 7 ottobre ha compiuto un’orribile mattanza contro bimbi, donne e civili inermi; da noi invece le accuse rivolte alle autorità israeliane superano quelle imputate ad Hamas (solo il 19%). Appartiene a noi la quota più alta (48%) di chi mette sullo stesso livello Hamas e Israele.

Tradotto: quasi un italiano su due ritiene che non vi siano particolari differenze tra i tagliagole che hanno ucciso neonati, stuprato donne e che tengono in ostaggio dei civili e uno Stato che (seppure con tutte le anomalie, imperfezioni ed errori) è pur sempre una democrazia. Quanto ai partiti di riferimento, è folto il fronte trasversale che incolpa l’organizzazione terroristica: i più severi sono quelli del Partito popolare europeo (39%), dei Conservatori (38%), dei Verdi (38%) e di Identità e Democrazia (32%), seguiti da Renew Europe (34%) e dai Socialisti&Democratici (25%). Non passa inosservata la curiosa (ma neanche tanto, a dir la verità) posizione di una certa sinistra: per il 47% dell’elettorato di S&D sono sullo stesso piano Hamas e Israele; addirittura per i rossi di The Left la responsabilità maggiore è delle autorità israeliane (37%) piuttosto che dei terroristi (un misero 18%).

L’ascesa dei partiti di estrema destra in Europa

È l’Europa dei paradossi. Il vento sembra tirare a favore della galassia di destra, eppure nell’Ue domina la paura per l’ascesa dei partiti più radicali. Il 62% esprime preoccupazione, mentre l’11% si sente rassicurato. Il restante 27% non si sente né a repentaglio né al riparo. Da una parte suona un campanello di allarme, ma dall’altra l’onda della destra sembra inarrestabile. I paesi maggiormente preoccupati sono la Germania (67%), l’Italia (65%) e quelli dell’Europa meridionale che comprendono Portogallo, Grecia, Malta e Cipro (64%). Gli elettorati che esprimono i timori più forti corrispondono a S&D (83%), The Left (79%) e Renew Europe (74%). Chi invece esprime più rassicurazione sono Francia (17%) e Spagna (14%). Un sentimento che viene condiviso dai sostenitori di Identità e democrazia (34%) e dei Conservatori (29%).

Il ruolo del Ppe

Sulla natura della prossima maggioranza a Bruxelles incideranno molto le mosse del Partito popolare europeo. Il bivio permette di percorrere due strade: proporre di nuovo l’asse con i Socialisti o voltare le spalle alla legislatura che sta per terminare e allargarsi alle forze di destra. Per il 48% la risposta migliore sarebbe quella di un abbraccio con S&D: lo chiedono in particolar modo Germania (56%), Spagna (54%), Europa Meridionale (54%) e Italia (53%). Che fanno il paio con il parere favorevole degli elettorati dei Socialisti&Democratici (78%), Verdi (66%) e Renew Europe (62%). Più tiepida la base del Ppe: per il 55% sarebbe necessario continuare a percorrere la strada già imboccata nel 2019, mentre per il 18% è giunto il momento di aprire le porte alla destra. In Spagna (25%) e in Francia (22%) si registra la quota più alta tra chi vorrebbe promuovere un sodalizio con la destra, proprio come gli elettori dei Conservatori (55%) e di Identità e democrazia (47%).

Draghi-von der Leyen, la sfida per la Commissione Ue

Un’altra grande ombra che aleggia sull’Europa è l’incognita sul prossimo presidente della Commissione europea. Al momento le principali opzioni sul tavolo sono due e portano al nome di Ursula von der Leyen e di Mario Draghi. Il 49% indica l’ex presidente del Consiglio italiano come migliore figura, in lieve vantaggio rispetto all’attuale presidente della Commissione Ue (47%). Invece Thierry Breton (commissario per il Mercato interno) e Nicolas Schmit (che gode del sostegno dei Socialisti) non riscuotono un gran successo, rispettivamente al 39% e al 37%. A spingere per Draghi sono soprattutto l’Italia (68%) e l’Europa meridionale (59%). Invece von der Leyen può vantare un sopporto maggiore da parte di Spagna (56%) ed Europa settentrionale che comprende Svezia, Danimarca, Finlandia, Belgio, Paesi Bassi, Irlanda e Austria (54%).

Interessante anche la situazione dei diversi elettorati. Ad esempio per i Conservatori quella di Draghi sarebbe la carta migliore rispetto alle altre, visto che il 55% indica l’ex governatore della Banca centrale europea. E pensare che Fratelli d’Italia (guidato da Giorgia Meloni, presidente anche dei Conservatori) è stato l’unico partito di opposizione al governo Draghi. A sorridere all’ipotesi del bis di von der Leyen sono invece le basi di Ppe (70%) e Verdi (55%). La scelta divide la galassia di S&D (per il 62% sarebbero validi entrambi) e di Renew Europe (Draghi è in vantaggio su von der Leyen con un solo punto percentuale).

Quale sarà il volto dell’Europa?

Il sondaggio mette in mostra le ansie, le opportunità, le preferenze e le divisioni tipiche di un continente complesso e vasto. Il timore della maggioranza degli europei per una deriva estremista stona con l’ascesa dei partiti di destra che si fa sempre più probabile. Certezze? Ben poche. Dubbi? Una marea. A partire dal volto della nuova Europa, che per la prima volta nella storia potrebbe svoltare a destra. Ed è proprio la prossima maggioranza che condizionerà la scelta del futuro presidente della Commissione Ue. Questo è lo stato dell’arte, in attesa della fotografia finale che verrà scattata domenica sera quando le urne saranno chiuse. Dalle ore 23 l’Europa cambierà volto.

Nota della rilevazione:

Sondaggio condotto online, tra il 23 e il 30 maggio 2024, attraverso metodo CAWI su un campione rappresentativo della popolazione maggiorenne dell’Unione europea. La dimensione totale del campione è di 5.034 interviste complete, distribuito proporzionalmente alla popolazione dei 27 paesi dell’Ue.