Laura Pausini al centro della polemica. E forse il periodo, piena campagna elettorale verso le politiche del prossimo 25 settembre, gioca anche la sua parte, di sicuro ci mette il carico. La cantante è finita sotto accusa per essersi rifiutata di cantare Bella Ciao, l’inno della Resistenza Partigiana e della lotta al Fascismo. Il rifiuto in diretta tv, a una trasmissione della tv spagnola, El Hormiguero.

La puntata è andata in onda il 12 settembre. I conduttori e gli ospiti stavano giocando e a quel punto dovevano intonare una canzone con la parola “cuore”. Pausini aveva deciso di cantare Cuore matto di Little Tony ma i presenti hanno confuso la canzone con Bella Ciao, e sono partiti a intonare quella. “No, no, no! Questa canzone è molto politica”, la reazione immediata della cantante. “È una canzone molto politica, io non voglio cantare canzoni politiche”.

Queste due battute sono bastate a scatenare la polemica. “Bella ciao è un inno contro le tirannie, quale politica?”, il commento di uno dei tanti utenti sui social. “Bella ciao non è un canto politico! È un canto di libertà, di liberazione dalla guerra e dai nazifascisti”, un altro commento. “Bella Ciao è un inno universale di libertà, storicamente associato alla lotta antifascista. Chi non ne comprende questo preciso significato ‘politico’ è sicuramente un ignorante; chi non lo condivide è molto probabilmente un ‘nostalgico’”.

A difesa della cantante sono intervenuti i suoi fan. Pausini stessa è tornata sul punto con un post sui social: “Non canto canzoni politiche ne di destra ne di sinistra. Quello che penso della vita lo canto da trent’anni. Che il fascismo sia una vergogna assoluta mi sembra ovvio per tutti. Non voglio che nessuno mi usi per fare propaganda politica. Non si inventino quello che non sono”.

Più o meno le stesse parole aveva usato l’anno scorso Ignazio La Russa, senatore di Fratelli d’Italia, partito di centrodestra in vetta a tutte le proiezioni di voto, quando una proposta parlamentare voleva scegliere Bella Ciao come inno ufficiale del 25 aprile, la giornata in cui si festeggia la Liberazione dal nazifascismo. “Bella ciao, non per colpa del testo ma per colpa della sinistra, è diventata una canzone che non copre il gusto di tutti gli italiani: è troppo di sinistra. Non è la canzone dei partigiani, è la canzone solo dei partigiani comunisti”.

La storia di Bella Ciao è stata indagata da molti storici e musicologi ma resta una sorta di mistero. Una pista la faceva risalire alle mondine che cantavano nelle risaie durante gli anni Trenta, un’altra ai canti regionali del Nord Italia. Secondo il giornalista Giampaolo Pansa, che si è occupato molto di Resistenza e dopo guerra, i partigiani non la cantarono mai e diventò popolare solo nel secondo dopoguerra. Gli storici però hanno provato che la canzone era diffusa durante la Resistenza, in Emilia Romagna, nell’alto bolognere, sulle Alpi Apuane e nei dintorni di Rieti, in Abruzzo grazie alla Brigata Maiella.

La melodia della canzone invece risalirebbe a una canzone popolare ebraica yiddish di Mishka Ziganoff. La canzone è stata suonata da innumerevoli artisti e gruppi in tutto il mondo dal dopoguerra a oggi. Ha vissuto una nuova ondata di popolarità negli ultimi anni grazie a La Casa di Carta, serie tv della piattaforma streaming Netflix, spagnola.

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