0-0 all'Olimpico
Lazio-Roma, un derby passato ad aspettare il derby
Due squadre chiamate a riprendersi nella corsa europea e che stentano a farlo, fortuna che le altre non ingranano. Sarri chiede a gran voce la pericolosità offensiva dello scorso anno, a Mourinho basterebbe ritrovare i suoi pupilli al pieno della condizione
In uno di quei pochi giorni l’anno in cui Roma si ferma per aspettare il derby, anche il derby si fa aspettare. In quel paio d’ore di partita si racconta di strade scorrevoli e piazze deserte, di quiete e silenzi, ma anche di taxi ancora più introvabili. Cose che per chi dalla nascita giornate come queste è abituato a passarle tra stadio e televisione restano semplicemente delle leggende, eppure – alcune -maledettamente realistiche. Una città che attende una partita, che oggi, 12 novembre proprio non ha voluto saperne di sbloccarsi.
Lazio-Roma era iniziata partendo da un’altra data, l’11 novembre 2007. Giorno della scomparsa di Gabriele Sandri, quando in Curva Nord è stato srotolato lo striscione “Gabriele vive nel cuore di ogni laziale” accompagnato dagli applausi di tutto lo stadio, specialmente da quelli dei tifosi della Roma, che con altrettanto rispetto hanno ascoltato “Meravigliosa creatura”, il brano di Gianna Nannini riproposto dal vivo in un’accoppiata voce-violino dedicato al tifoso biancoceleste.
Un’istantanea di una stracittadina che rimarrà, anche per le due coreografie: un’aquila che abbraccia Curva Nord e tribuna Tevere con Sallustio e il suo “concordia parvae res crescunt”, e i “discendenti di Marte e padroni della storia” dall’altra, ma che per quanto visto in campo lascerà presto un buco di memoria.
Eppure le sensazioni erano tutt’altre, almeno dall’inizio, con Immobile subito lanciato al 1’ in area tra Mancini e Llorente, con il successivo tentativo di Lukaku di testa e le svirgolate d’esterno di Karsdorp alla costante ricerca di un euro gol. E poi c’era l’atmosfera, da derby. Con “discordia”. La seconda parte della frase di Sallustio che i tifosi laziali non avevano considerato: i cartellini gialli in campo, quelli in panchina (Sarri), fumogeni lanciati da Curva Sud a Tribuna Tevere. E ancora: un gol annullato a Cristante per fuorigioco su respinta di Provedel, la traversa di Luis Alberto con un tiro dai venti metri centrali, Romagnoli che impegna Rui Patricio con un colpo di testa inchiodato sulla linea.
Tutto nel primo tempo, quando il gol sembrava nell’aria ma ha deciso di non arrivare. Tanto da costringere le squadre nelle ripresa ad auto-analizzarsi. Perché la Lazio accusa così tanta stanchezza? È la Roma quella ad aver giocato in trasferta di giovedì. Perché Mourinho ritarda costantemente i cambi? Azmoun “La mossa del cavallo” lo aveva premiato contro il Lecce. Perché nella squadra di Sarri alcune individualità faticano così tanto ad emergere? Manca la giocata che spezza il tempo. Perché il gioco della Roma segue il ritmo di un metronomo rallentato? I secondi 45 minuti si vivono con la curiosità che un episodio possa sbloccarla (però Ibanez non c’è più) e allo stesso tempo con la consapevolezza che non succederà. Il tifo sugli spalti che si abbassa, la paura di sbagliare che vince. Due squadre chiamate a riprendersi nella corsa europea e che stentano a farlo, fortuna che altre non ingrano. Sarri chiede a gran voce la pericolosità offensiva dello scorso anno, a Mourinho basterebbe ritrovare al pieno della condizione i suoi pupilli, e se è vero che il derby fa scuola a sé, con solo uno vinto negli ultimi quattro e zero gol fatti negli ultimi tre, è il portoghese a perdere il bilancio, e stranamente lo 0-0 sembra accontentarlo.
A noi ha deluso, ma se il derby si farà ancora aspettare (forse la Coppa Italia regalerà un’altra occasione) lo aspetteremo. Pensandoci bene questa città deserta non dovrebbe essere un granché.
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