La sfida
Le guerre frantumano gli Stati Uniti: sale l’attesa per la rivoluzione elettorale
Gli elettori americani cambiano sempre più velocemente partito e candidato e questa emulsione, cominciata con l’arrivo sulla scena di Donald Trump che ha scompaginato la destra, prosegue nel partito democratico dove i pezzi della sinistra che hanno determinato la vittoria di Joe Biden oggi sono scomposti e ancora nessuno sa se e in quale modo si riaggregheranno. La guerra prima in Ucraina e poi in Israele scatenata da Hamas, frantumano la più grande democrazia del mondo perché l’elettorato risponde politicamente alle sempre più numerose “appartenenze” etniche e sociali, oltre che di genere, che vanno molto oltre la divisione fra bianchi e neri, perché si sono aggiunti problemi esistenziali come l’immigrazione che ha messo in ginocchio New York e il dominio metropolitano dei cartelli della droga, questioni che hanno spinto parecchi repubblicani fra cui Trump, a chiedere un intervento militare armato alla Putin in Messico per distruggere “un’economia che si regge sullo spaccio negli Stati Uniti”.
Spaccature nel partito Repubblicano
Sul piano personale Joe Biden è stato massacrato dai video in cui perde il filo, cade, saluta qualcuno che non c’è, si rende imbarazzante. Inoltre, se fosse rieletto dovrebbe restare in carica fino agli 85 anni, il che vorrebbe dire che il vero Presidente da eleggere sarebbe il suo o la sua vice, che succederebbe immediatamente. Ma nel panorama generale fa molta impressione la spaccatura nel partito repubblicano diviso tra i seguaci di Trump, e quelli, come Ron DeSantis o la Haley, che vorrebbero tornare al vecchio modello conservatore tradizionalista guidato da affaristi spietati in economia e caritatevoli nella vita sociale. Ma arrivati al terzo grande dibattito pubblico che si è svolto due giorni fa a Miami, l’occasione creata per capire se il vecchio GOP è morto o vivo, l’intero Paese ha visto e udito insulti violentissimi e toni da talk show con molti insulti personali parlando di grandi temi generali come il destino della Social Security e il ruolo degli Usa bel mondo, ma ogni intervento ha provoco un match di parolacce e insulti che alla fine hanno portato alla vittoria come uomo di spettacolo e dignità presidenziale l’allenato Donald Trump.
L’amara sorpresa
L’evento ha coinciso con l’infernale batosta elettorale nelle suppletive e i grandi poll, a causa dell’aborto. Il partito repubblicano è antiabortista e molti leader neri, uomini e donne, hanno sostenuto tale linea, popolare fra gli immigrati, secondo cui l’aborto come servizio sociale gratuito e di massa, altro non sarebbe che un diabolico dei bianchi per spingere al suicidio la razza nera. Negli Stati governati dai democratici i, servizi di interruzione della gravidanza sono effettivamente concentrati nelle aree più povere, più nere, o quelli degli immigrati. Ma, ecco l’amara sorpresa, disastrosi sondaggi e votazioni locali o suppletive in Virginia, Ohio e Kentucky, hanno dimostrato chiaramente che molti repubblicani (e repubblicane) hanno votato contro il loro partito per proteggere il diritto all’aborto, tema diventato particolarmente gridato negli ultimi mesi, con Il senatore Tim Scott del South Carolina che vuole vietarlo dopo la quindicesima settimana di gravidanza, mentre l’astro emergente Vivek Ramaswamy aveva proposto una legge che, usando i test del Dna dovrebbe identificare ogni maschio responsabile di ogni gravidanza per fargli pagare il fio e il figlio della colpa. L’effetto è stato disastroso.
Tanto che la donna che si impone per il suo “momentum”, l’ex governatrice del South Carolina, Nikki Haley, si è sbracciata per far passare una posizione neutrale dicendo: “Io non giudico gli abortisti e non desidero che loro giudichino noi, andiamo insieme”. E lo ha fatto perché ha capito che l’idea di vietare l’aborto o limitarlo in modo poliziesco mette in fuga femmine e maschi nelle urne. Gli anti-trumpiani alla fine sono usciti con le ossa rotte specialmente dopo la litigata fra l’esordiente (o quasi) Vivek Ramaswamy e l’astrale Nikki Haley. Vicek ha deriso la figlia di Nikki Haley sorpresa a usare TikTok sul telefonino e le ha dato della traditrice perché TikTok è cinese. Nikki non ci ha visto più: ha preso il microfono e ha urlato a Vivek “Ma come ti permetti tu, “scum”, di rivolgerti così a mia figlia? Tu lo sai che fine ti faccio fare io?” Ora, l’insulto “scum” è davvero molto volgare. Trump sorrideva.
In casa democratica il dibattito ribolle con gli stessi temi e quelli della scelta del candidato perché cresce il numero di coloro che vorrebbero cacciare Biden ma senza dirlo apertamente perché Biden non intende mollare (e ne ha il diritto) e in più ha azzeccato molte mosse per la crisi in Medio Oriente imponendo a Israele di garantire quattro ore di tregua a Gaza. Ma Biden si è trovato contro la sinistra scesa in piazza contro Israele.
Sarà una lunga guerra e durerà un anno, fino al 20 novembre dell’anno prossimo.
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