Leone XIV, salito al Soglio di Pietro, si è presentato al suo gregge da buon pastore con il più potente ed evocativo messaggio evangelico: “La pace sia con voi”. Le parole del Cristo risorto, dal valore enorme. Parole che varcano persino i confini della cristianità, e che uniscono le tre grandi religioni monoteistiche, essendo il saluto e l’augurio non solo dell’ebraismo ma anche dell’Islam. Ed è questo, in un momento così cruciale della storia umana, l’approccio del nuovo Papa, pastore universale e successore di Pietro, chiamato a percorrere non le strade semplici, ma quelle difficili, guidato dall’unica bussola di un cristiano che è la parola, il logos, il Vangelo. Così il Sommo Pontefice, che si è posto l’obiettivo di gettare ponti, ha voluto mandare un messaggio inequivocabile sulla missione fondamentale della Chiesa. Non i sentieri lastricati di marmo, ma la via oscura che il buon pastore deve percorrere per riunire un gregge smarrito nella notte.

Leone XIV sarà chiamato a operare scelte complesse ma decisive per il futuro della Chiesa, ricucendo le ferite e gettando quei “ponti” di cui ha parlato dalla Loggia delle Benedizioni. Un pontificato appena sorto è ben lungi dal dichiarare la sua natura, ma i primi segnali sono indicativi, nonostante una frettolosa corsa all’etichettare il Vicario di Cristo all’interno di quelle categorie politiche che l’esito del Conclave ha spazzato via. Non solo per le scelte liturgiche, in linea con la tradizione e forse – dopo il pontificato di Francesco – dal chiaro intento restauratore di una normalità liturgica che sembrava perduta, o peggio ancora rifuggita quasi in essa si annidasse il male della Chiesa. Contrariamente a quanto dimostrato dalla storia e dallo stesso Leone XIV, senza parole superflue, ma con gesti inequivocabili.

Nella sua prima omelia da Papa si è rivolto ai cardinali, ribadendo come oggi il compito che gli è stato affidato sia quello di fare della Chiesa ciò che è destinata ad essere, “arca di salvezza che naviga attraverso i flutti della storia, faro che illumina le notti del mondo”. Quelle notti che, come sapientemente ricordava un dottore della Chiesa come San Bernardo di Chiaravalle, “non sono poche”. E oggi ne viviamo una tra le più profonde. Leone XIV ha voluto rimarcare che oggi, troppo spesso, nella nostra società secolarizzata “non è facile testimoniare e annunciare il Vangelo, dove chi crede è deriso, osteggiato, disprezzato, o al massimo sopportato e compatito”. Qui entra in gioco quella evangelizzazione che deve partire dal cuore della cristianità, e che il Santo Padre sembra aver colto con una profondità teologica che non necessita di frasi pop o slogan banali, ma vibra nell’animo di ognuno perché è il ritratto della realtà. Una realtà vissuta anche dagli Apostoli e da tutti i discepoli. “Eppure – ammonisce il Papa – proprio per questo, sono luoghi in cui urge la missione, perché la mancanza di Fede porta spesso con sé drammi quali la perdita del senso della vita, l’oblio della misericordia, la violazione della dignità della persona nelle sue forme più drammatiche, la crisi della famiglia e tante altre ferite di cui la nostra società soffre e non poco”.

Il Sommo Pontefice ha voluto anche sottolineare una certa Fede secolarizzata e che banalizza la stessa figura di Cristo: “Anche oggi non mancano poi i contesti in cui Gesù, pur apprezzato come uomo, è ridotto solamente a una specie di leader carismatico o di superuomo, e ciò non solo tra i non credenti, ma anche tra molti battezzati, che finiscono così col vivere, a questo livello, in un ateismo di fatto”. Una verità tristemente attuale ed epilogo di quella banalizzazione della Fede, che viene propagandata come un atteggiamento in linea con i tempi moderni.

A questa sfida teologico-spirituale se ne aggiunge una di tipo teologico-politica, che non sarà solo quella di rinsaldare l’identità cristiana, ma di affrontare il tema posto dalle Chiese evangeliche pentecostali con la “teologia della prosperità”. Chi – se non un Papa che porta il nome di Leone XIII, autore della Rerum Novarum – può fronteggiare questa battaglia e fornire la netta risposta dottrinale della Chiesa cattolica universale?

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Nato nel 1994, esattamente il 7 ottobre giorno della Battaglia di Lepanto, Calabrese. Allievo non frequentante - per ragioni anagrafiche - di Ansaldo e Longanesi, amo la politica e mi piace raccontarla. Conservatore per vocazione. Direttore di Nazione Futura dal settembre 2022. Fumatore per virtù - non per vizio - di sigari, ho solo un mito John Wayne.