Società
Le persone trans non sono state cancellate dalla sentenza della Corte Suprema inglese. E la sinistra razionale può creare un dialogo

Sulle pagine di questo giornale Paola Concia ha invitato la sinistra a fare un passo avanti sui diritti, immaginando un percorso che metta insieme istanze femministe e del movimento Lgbtq per evitare una deriva che, sul modello dell’amministrazione Trump, cancelli le identità trans. L’appello di Concia non può che essere condivisibile da tutti coloro che hanno davvero a cuore il futuro dei diritti, anche nella divergenza di opinioni sulla lettura della sentenza della Corte Suprema inglese.
Come ha dichiarato la prima deputata trans al congresso Americano, Sarah McBride, un’autentica riformista, per avanzare i diritti e le protezioni delle persone trans e non-binarie (come chi scrive) serve stipulare alleanze anche con chi non la pensa come noi sul 100% delle questioni sul tavolo. La storia dei diritti civili ce lo insegna. Secondo McBride, non avremmo avuto il matrimonio gay in America se avessimo rifiutato di dialogare con chi, come Obama o Clinton, si era per anni opposto. L’approccio riformista, ricorda la deputata americana, è faticoso e doloroso; ma è anche l’unico che sedimenta diritti attraverso il meccanismo del consenso democratico. L’imbarazzante giravolta ideologica del partito laburista inglese di Keir Starmer, a seguito della pronuncia della Corte Suprema, ci insegna che molti sostenitori dei diritti trans in questi anni lo hanno fatto per opportunismo politico, non per convinzione.
La sentenza del Regno Unito, con tutti i suoi limiti e difetti, riconosce l’esigenza di tenere insieme protezioni diverse e ribadisce come le persone trans sono ancora protette da discriminazioni attraverso l’Equality Act. Non è vero dunque che le persone trans sono state cancellate dalla sentenza, come scritto da alcuni media italiani, ma è vero che questa pronuncia alimenta un senso di incertezza diffuso fra le persone trans che devono utilizzare servizi pubblici essenziali perché ne hanno bisogno (non per capriccio performativo o ideologia). Invece di occuparsi del dibattito ideologico, la sinistra britannica dovrebbe concentrarsi sulle implicazioni materiali e pratiche della sentenza: dove sarà collocata una paziente trans che viene ricoverata in un ospedale? La risposta della destra trumpiana è che quella donna debba finire nel reparto maschile, e che il suo diritto alla sicurezza, dignità e privacy non debba essere rispettato. La risposta di una sinistra riformista non può essere questa, perché il riformismo come metodo serve a trovare soluzioni condivise mettendo insieme interessi diversi. Quello che la stragrande maggioranza delle persone trans teme è che la sentenza (o meglio la sua applicazione) porti all’esclusione delle persone trans dalla vita pubblica del Paese.
A tal proposito voglio citare la storia di Lucy Meadows, una maestra del Nord dell’Inghilterra, che si è suicidata nel 2013 dopo aver subìto una furiosa gogna mediatica da parte dei tabloid inglesi per aver dichiarato di essere trans. Il medico legale criticò apertamente la stampa per il modo in cui aveva trattato la vicenda, sbattendo in prima pagina una persona trans che non era certo un’attivista o un personaggio pubblico. Ciò che bisogna evitare è che la sentenza ci riporti indietro a quel tempo in cui essere trans significava essere spinti con disprezzo ai margini della vita sociale ed economica del Paese, derisi, umiliati.
Nel Regno Unito, grazie all’Equality Act, esistono degli anticorpi, ma in Italia la situazione è molto più disperata. Persone trans e non-binarie subiscono continuamente licenziamenti e discriminazioni nel mondo del lavoro, vengono bullizzate a scuola; e sono particolarmente vulnerabili alla precarietà abitativa soprattutto se giovani e senza il sostegno della famiglia. Il dibattito pubblico in Italia si occupa molto di bloccanti della pubertà, modelle transgender e linguaggio inclusivo, ma poco di questi temi che hanno a che fare con la vita materiale delle persone e le loro vulnerabilità. L’Italia è anche un Paese in cui non esiste un reato di omotransfobia e dove il linguaggio discriminatorio è altamente sdoganato, se non incoraggiato, nella vita pubblica.
Il ruolo storico della sinistra riformista in questo momento di scontro culturale è portarci fuori da questo pantano, da questa logica binaria, in cui estremismo e settarismo imperano nelle diverse posizioni. Come ha dichiarato l’avvocata trans Robin Moira White, è il momento di avere un dibattito ragionevole e non uno scontro tra tifoserie. Abbiamo bisogno di leadership politiche lungimiranti che ci aiutino in questo percorso tortuoso ma necessario. Anche perché le persone trans e non binarie, nel corso della storia, hanno affrontato minacce ben più gravi e non si faranno certo cancellare da una sentenza.
© Riproduzione riservata