Il pontificato di Papa Leone XIV giorno dopo giorno prende forma, all’insegna di quelle premesse già emerse nelle congregazioni, quindi ben prima della sua elezione. Dopo l’aspetto pastorale, certamente non secondario, al nuovo Santo Padre spetta il compito di riattivare la diplomazia vaticana, ridimensionata dal carattere impulsivo e fuori dagli schemi tradizionali del suo predecessore.

Uscite e dichiarazioni che spesso hanno finito con il provocare non poche difficoltà, come nel caso dell’accusa diretta alla Nato sul tema delle politiche messe in campo contro la Russia, fino all’utilizzo del termine “genocidio” per Gaza. Scelte terminologiche estranee al linguaggio della diplomazia, e soprattutto alla silenziosa e felpata diplomazia vaticana, che però in questi anni non ha rinunciato a svolgere il suo ruolo tra mille ostacoli, come nella vicenda dei bambini ucraini portati in Russia e poi rilasciati grazie al ruolo della Santa Sede (che inviò il cardinale Zuppi). Così come nel rapporto con la Repubblica popolare cinese per la nomina dei vescovi, accordo raggiunto – con tutte le increspature ancora evidenti – dal segretario di Stato Parolin.

Non ci sono dubbi sul fatto che la Santa Sede rappresenti un gigante geopolitico, l’unico in grado di svolgere un ruolo di iniziativa diplomatica prima e di mediazione poi qualora le parti in conflitto dovessero accettare le proposte iniziali, e in questo senso si sta già muovendo la diplomazia vaticana in base alle direttive del Sommo Pontefice. Leone XIV ha già fatto intuire la sua posizione e ha utilizzato parole chiare sull’Ucraina, ribadite in più occasioni, allontanando ogni fraintendimento passato e anche quelle capziose accuse di “ambiguità” rivolte alla Santa Sede in passato. Certo, questi primi passi, ben prima che il Papa effettui le sue nomine nei dicasteri e soprattutto in segreteria di Stato, sta emergendo un ritorno alla tradizione anche in tal senso, con una riarmonizzazione delle funzioni e delle attribuzioni nelle gerarchie vaticane.

Per ora la guida della segreteria di Stato resterà in mano al cardinale Parolin, che dovrà adoperarsi per organizzare non solo la mediazione in Vaticano voluta dal Papa (quella in cui “i nemici possano guardarsi negli occhi”) ma anche il viaggio di Leone XIV in Ucraina. Con Prevost sembrano riacquistare protagonismo anche i nunzi apostolici e la loro capacità di iniziativa e mediazione in base alle direttive del Pontefice. Così come un passo importante sarà il messaggio che il Papa invierà da Nicea, per l’anniversario dei 1.700 anni dal primo Concilio ecumenico, a tutte le Chiese cristiane, in particolare a quelle orientali che giocano un ruolo fondamentale per costruire quei ponti per la pace.

Leone XIV ha tracciato il primo solco, ponendosi come arbitro e giocatore di una partita che ha uno scopo ben preciso: evitare che l’Europa e il mondo sprofondino nel baratro. Sarà interessante ascoltare l’omelia di domenica, nella Messa di inizio pontificato, e capire poi chi saranno gli uomini a cui affiderà in sua vece le chiavi della diplomazia vaticana.

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Nato nel 1994, esattamente il 7 ottobre giorno della Battaglia di Lepanto, Calabrese. Allievo non frequentante - per ragioni anagrafiche - di Ansaldo e Longanesi, amo la politica e mi piace raccontarla. Conservatore per vocazione. Direttore di Nazione Futura dal settembre 2022. Fumatore per virtù - non per vizio - di sigari, ho solo un mito John Wayne.