Per l’Ucraina si avvicina il momento della verità. Una verità che passa dal campo di battaglia e dalle decisioni di Donald Trump, il presidente degli Stati Uniti che vuole a ogni costo arrivare a un accordo tra Kiev e Mosca, ma di cui nessuno sa ancora esattamente quali siano i veri progetti per la pace. Le truppe russe continuano la loro lenta, difficile ma apparentemente continua avanzata su diversi settori del fronte. Nei giorni scorsi è stata annunciata la conquista dell’importante centro di Velyka Novosilka. Una città che per molti può essere sconosciuta, se non sembrare del tutto secondaria. Eppure, diversi analisti hanno messo in guardia dalle ricadute strategiche della perdita di questo centro all’incrocio tra gli oblast di Donetsk, Zaporizhzhya e Dnipropetrovsk.

Kiev può cedere

Il rischio che il fronte di Kiev inizi a cedere è alto. L’intelligence è preoccupata, al punto che questa settimana il paese è stato scosso dalle indiscrezioni trapelate da un incontro a porte chiuse tra il capo dei servizi militari, Kirill Budanov, e alcuni deputati della Verkhovna Rada. Secondo alcuni media ucraini, Budanov si sarebbe addirittura lasciato andare a un avvertimento particolarmente esplicito: “Se non ci saranno negoziati seri prima dell’estate, allora potrebbero essere avviati processi molto pericolosi per l’esistenza stessa dell’Ucraina”. Una versione smentita in modo categorico dagli 007 di Kiev, che hanno chiesto alla stampa di non diffondere notizie false poiché “singole personalità politiche possono distorcerle nei loro interessi, utilizzando a questo scopo i giornalisti”. Tuttavia, per molti osservatori già solo il fatto che siano filtrate queste notizie può essere un segnale preoccupante.

La conquista di Dvoritchna

L’allarme è stato confermato anche ieri con un’altra notizia, giunta questa volta dalla regione nordorientale di Kharkiv. I russi hanno rivendicato la conquista di un altro villaggio, Dvoritchna, sulla riva occidentale del fiume Oskil. L’armata di Vladimir Putin si trova ora di nuovo a pochi chilometri da Kupiansk, considerata uno dei luoghi simbolo della resistenza ucraina. Mentre nel Donetsk, la situazione si è fatta ancora più complicata nel settore di Pokrovsk, un centro che è considerato da tutti gli analisti lo snodo logistico fondamentale per l’intero Donbass.
Le forze ucraine provano a resistere e anche a contrattaccare. Ieri, la Difesa russa ha detto di avere abbattuto cinque droni di Kiev che sorvolano la regione di Smolensk. L’Institute for the Study of War ha confermato alcuni movimenti in avanti delle truppe ucraine vicino Toretsk, anche se sempre in quel settore si assiste a una nuova avanzata russa. Anche nel Kursk le truppe di Volodymyr Zelensky stanno provano a evitare il collasso del fronte, al punto che le forze speciali ucraine hanno segnalato il ritiro delle truppe nordcoreane inviate da Kim Jong-un per sostenere la riconquista di Putin della regione invasa lo scorso agosto.

Le preoccupazioni

Ma Kiev sa che la situazione si sta facendo sempre più complicata. Le immagini che arrivano dalla parte orientale del paese hanno destato molta preoccupazione anche tra la popolazione. Gli ultimi sondaggi, soprattutto uno, quello condotto a dicembre 2024 da Ukrainska Pravda, ha fornito un quadro allarmante: metà della popolazione è ormai propensa al negoziato e un buon 20% si è convinto anche a congelare la linea del fronte, cioè sostanzialmente accettare lo status quo, pur di far finire questa guerra. E in tutto questo, le mosse di Trump non possono che alimentare i dubbi in un paese che sa di dipendere dal sostegno dell’Occidente e in particolare degli Stati Uniti.

Licenziato Klymenkov

Ieri a Kiev è andato in scena un altro repulisti: è stato licenziato il viceministro della Difesa, Dmytro Klymenkov, per uno scontro interno tra il ministero e l’Agenzia per gli acquisti della Difesa. Umerov non ha nascosto, anche nelle ultime settimane, le sue perplessità riguardo alla gestione degli aiuti militari e alle fughe di notizie. Il New York Times aveva parlato già di altri scontri interni alla Difesa. E ieri, dall’amministrazione dell’Usaid, l’agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale, è stato confermato che la decisione di Trump di bloccare gli aiuti all’estero riguarda anche i programmi di finanziamento per l’Ucraina. Già lo scorso venerdì, il segretario di Stato, Marco Rubio, aveva detto che il blocco degli aiuti si applicava a tutti tranne che a Egitto e Israele. E ora, è arrivata la conferma che Kiev non riceverà alcun trattamento di favore da parte di Washington.