Solo alcuni giornali italiani sostengono che Zelensky si sarebbe arreso. Dalla stampa internazionale invece emerge che il presidente ucraino ha suonato un campanello d’allarme sia agli Usa che all’Unione europea: a oggi la situazione è di stallo, soprattutto per quello che riguarda il Donbass e la Crimea.

L’Ucraina non vuole farsi occupare da Putin e quindi chiede di essere sostenuta ancora con l’invio di armi e con i finanziamenti. E lo zar ha chiarito il suo atteggiamento di fondo con due singolari osservazioni: da un lato ha sfidato gli Stati Uniti a bloccare, sempre sul territorio ucraino, il nuovo missile intercontinentale; dall’altro ha espresso la disponibilità a trattare ma a condizione che Trump si sia insediato e che in Ucraina si facciano nuove elezioni. Siccome la Costituzione ucraina afferma che in guerra vige la legge marziale – che impedisce il voto – tutto ciò porta a pensare che Putin non abbia nessuna vera intenzione di trattare nell’immediato.

C’è chi afferma che questa guerra non sarebbe mai dovuta iniziare e che l’Ucraina si sarebbe dovuta arrendere subito. Si tratta di affermazioni che volutamente prescindono dalla realtà. Una ciliegia tira l’altra: a suo tempo il presidente russo ha deciso di fare la cosiddetta operazione militare speciale sulla base di alcuni precedenti (il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan; il fatto che in Crimea era stato effettuato un blitz violando tutte le regole internazionali senza avere un contrasto militare e politico degno di questo nome). Qualora in Ucraina fosse accaduta la stessa cosa, Putin non si sarebbe fermato e avrebbe investito la Moldavia e i paesi baltici. Per altro, molto dipende dall’errore fatto dall’America nel 2008 opponendosi all’ingresso di Kiev nella Nato.

È evidente che – come del resto Schröder, Berlusconi e Prodi non avevano capito nulla di Putin, affidandogli addirittura larga parte del fabbisogno energetico – per molto tempo l’Occidente non ha compreso che lo zar è animato da un’incredibile volontà di potenza, fondata sulla dottrina della missione imperiale della Grande Russia. Vuole realizzare quell’impresa ricorrendo a tutti i mezzi, dalla guerra asimmetrica all’uso politico di Internet, passando per gli assassini mirati e per la cleptocrazia più spregiudicata (gli oligarchi da lui riempiti di soldi avevano l’incarico di agire in Occidente comprando di tutto: alberghi, residenze di lusso, giornali, squadre di calcio e – per finire in gloria – leader politici e partiti).

Putin sta fallendo in Ucraina perché non gli è riuscito il blitz. Il motivo? Gli ucraini – nella loro stragrande maggioranza, russofoni compresi – non vogliono ritornare sotto il giogo dei russi, zaristi, comunisti o nazionalisti che siano. Il popolo ucraino non dimentica i 3 milioni di morti provocati da Stalin con una carestia di tipo stragista. Non a caso si stanno battendo per la loro libertà ma anche per quella di molti paesi europei. Qualora Putin non venisse bloccato adesso, l’Occidente nel suo complesso si troverebbe di fronte a un bivio: subire l’egemonia politico-militare della Russia e dei suoi alleati o dover scatenare una Terza guerra mondiale. Questa è la spiacevole realtà con la quale anche l’Italia deve fare i conti e che richiede nette scelte politiche, a partire dall’aumento delle spese per la Difesa e dall’impegno per una Difesa comune europea.

Putin nella sua conferenza stampa di 4 ore ha fatto un riferimento al nostro paese, dove può avere due sponde: da una parte Conte e i grillini; dall’altra la Lega più direttamente stretta a Salvini. Inoltre Verdi e Sinistra di Bonelli e Fratoianni, sebbene non siano putinisti, sono comunque anti-americani e anti-israeliani. E di conseguenza pacifisti e anti-Nato. Poi in Italia c’è qualcosa di più singolare e profondo: per un pezzo dei veterocomunisti permane una sorta di solidarietà automatica nei confronti di tutto ciò che è russo. E lo stesso meccanismo vale per una parte dell’estrema destra. In fondo sono in campo tuttora i nipotini del Patto Molotov-Ribbentrop.

È fondamentale che – anche al netto delle differenze politiche tra centrodestra e centrosinistra – si rafforzi una vasta aggregazione politica e culturale che si riconosca nei valori dell’Occidente e che abbia piena coscienza che una molteplicità di forze (tra cui Cina, Russia e Iran, con l’annesso fondamentalismo islamico) sta scatenando un attacco che esprime l’obiettivo di rovesciare ciò che è avvenuto tra ‘89 e ‘91. Malgrado molte mistificazioni, questo è il punto di cui leader, partiti e movimenti di opinione devono prendere atto.