Il delirio
L’euforia di guerra (anche nucleare) di Putin che plagia la Russia e manda giovani a morire in Ucraina per combattere il fascismo
Che cosa successe nei giorni più folli del 1914 quando il mondo sentiva arrivare la guerra e che nulla avrebbe potuto fermarla? Nessuno ha saputo dirlo con certezza. E oggi la storia in parte si ripete, benché cause ed effetti si rincorrano con furia, mentre si produce un sinistro prodigio: nessuno sembra aver più paura dell’olocausto termonucleare, perché quel terrore apparteneva alla generazione morta e sepolta. Resta il ricordo di un altro inizio di guerra mondiale, la seconda, quando pacifisti rumorosissimi nel 1939 invadevano di cortei Parigi, Londra e New York non per protestare contro l’invasione polacca di Hitler e Stalin (che della Polonia poi presero il 51 per cento l’Urss e il 49 al Terzo Reich) ma contro l’orrenda ipotesi che guerrafondai parigini e londinesi covassero piani di sterminio. Ebbene, Vladimir Putin con una legge del 2019, nell’ottantesimo anniversario del patto fra Hitler e Stalin per spartirsi l’Europa, proibì, pena la galera, che di quella vergogna nascosta in un protocollo segreto, nessuno scrivesse più e così è stato, sicché nessuno può ricordare più tempi in cui al Teatro Bolscioi – tempio della musica a Mosca – orchestre e cantanti studiavano soltanto spartiti di Richard Wagner, adorato da Hitler.
Putin ordinò nel 2019 la fine di quella storia e per dare più corpo alla propria ieri, mentre a Mosca si seppelliva il corpo di Alexey Navalny, oppositore morto in un gulag polare, Putin ha compiuto un nuovo tirannico atto di forza: ha fatto cacciare e spedire in galera il direttore della Novaya Gazeta, giornale ancora non allineato, accusando Sergei Sokolov di aver “gettato discredito sulle forze militari russe” con un articolo. Sokolov era succeduto ad un altro giornalista, Dmitry Muratov, Premio Nobel per la pace nel 2020, messo in galera come “agente straniero”. Putin ha dichiarato che se un solo soldato dell’Alleanza atlantica mettesse piede in uniforme sul suolo dell’Ucraina, paese tuttora indipendente benché invaso, ne seguirebbe certamente una reazione nucleare. Come è noto è stato il presidente francese Emmanuel Macron che, dopo aver disertato il vertice presieduto dalla Meloni a Kiev, ha tenuto un suo vertice all’Eliseo in cui ha prospettato l’ipotesi di un intervento “boots on the ground”, a sostegno degli ucraini assediati.
Con la sua imperturbabile retorica Vladimir Putin ha trasformato la velata ipotesi, subito respinta da tutti gli europei, di un possibile aiuto al fianco della resistenza Ucraina, nella grottesca intenzione di invadere la Russia come già fecero notoriamente fecero Napoleone e Hitler entrambi sconfitti. Putin parla di guerra ormai due volte al giorno con quel suo tono pacato e controllato come se seguisse altri e più gravi pensieri. Ieri ha aggiunto che “gli occidentali farebbero bene a stare attenti perché anche noi abbiamo armi capaci di raggiungerli al cuore”. È così ancora una volta riuscito a girare la frittata facendo apparire una timida solidarietà per gli aggrediti ucraini in un criminale e impensabile disegno di invadere la Russia.
Con una espressione poco concentrata ha anche reso noto che i suoi missili ipersonici sono di due tipi, i “Kinzhal” lanciato da aerei e lo “Zirkon” lanciato dalle navi. Ed ha osservato: “L’occidente ci trascina in una nuova corsa agli armamenti”. E intanto ha dato ordine di spostare truppe nella Repubblica della Transnistria, abitata da russofoni della Moldavia, per creare un’altra testa di ponte in casa altrui come ha già fatto in Georgia e in Ucraina nel 2014 quando si prese la Crimea e il Donbass. Il presidente si è detto soddisfatto delle condizioni economiche della Federazione russa dove ormai la produzione massiccia di armi e munizioni da usare in Ucraina ha creato una falsa bolla di benessere perché le compagnie che producono armi in Russia si contendono i lavoratori con salari sempre più alti. Ma questa euforia di guerra riguarda quasi esclusivamente Mosca e San Pietroburgo perché dalla Russia asiatica lontana dal mondo e dalle notizie, si chiedono giovani tra i diciotto e i quarant’anni da spedire a morire in Ucraina, sicuri di combattere il nazismo.
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