Il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi tira dritto e non arretra sulla misura restrittiva nei confronti dei viaggiatori. Nel corso dei lavori a Bruxelles del Consiglio Europeo, i 27 capi di Stato e di governi dei Paesi Ue hanno affrontato diversi temi, tra cui la pandemia di Covid-19, la crisi in Ucraina, la difesa, l’energia e i migranti. Al centro del dibattito la scelta di alcuni leader europei di adottare misure restrittive sui viaggi.

Il presidente del Consiglio Draghi, ricordando come la variante Omicron sia per ora meno diffusa in Italia che in Stati membri, ha rimarcato il concetto, già ribadito a Montecitorio e Palazzo Madama, di non abbandonare le precauzione adottate da tempo. Draghi nel corso della sessione ha ricordato i numeri elevati del tasso di vaccinazione nel nostro Paese, pari all’83-85 per cento di vaccinati in Italia, circa 500.000 terze dosi. Riguardo al testing e alla flessibilità nazionale sulle misure, Draghi è tornato a ricordare, come aveva già fatto ieri in Parlamento, le 135.000 persone decedute in Italia a causa del Covid e la ripercussione economica, con una caduta pari al 9 per cento del Pil.

“Occorre mantenere questo vantaggio a protezione del nostro Sistema sanitario nazionale – ha detto Draghi – Questa è la ragione alla base della decisione di far fare i test a chi entra in Italia”. Il premier ha così presentato ai suoi omologhi le motivazioni che hanno spinto l’esecutivo italiano a introdurre maggiori controlli sui viaggiatori dei Paesi Ue. Finora oltre all’Italia hanno introdotto il test obbligatorio all’ingresso anche per i vaccinati Irlanda, Portogallo e Grecia.

La decisione presa dal presidente del Consiglio Mario Draghi di prevedere fino al 31 gennaio l’obbligo di tampone per entrare in Italia dall’estero e la quarantena per i non vaccinati ha infatti suscitato polemiche e stupore a Bruxelles. Che ha chiesto spiegazioni sulla misura adottata dal governo italiano. “Molti leader – ha spiegato un alto funzionario Ue – hanno sollevato il tema di un coordinamento internazionale, della necessità di informare adeguatamente i partner sulle misure europee” e di assumere “azioni proporzionate”. Nel corso della discussione, si apprende ancora, non è stato discusso “di quale specifico Paese ha preso determinate misure” ma del “coordinamento tra i membri dell’Unione”.

Senza menzionare Roma, i leader riuniti a Bruxelles hanno chiesto alla Commissione che le eventuali nuove restrizioni non siano sproporzionate e tutelino il mercato. Non è mancata, inoltre, la richiesta di maggiore coerenza e coordinamento “quando si adottano misure nazionali” di contrasto alla pandemia.

A suscitare l’indignazione di Bruxelles è stata la scelta del governo italiano di adottare la misura restrittiva senza comunicarla nei tempi previsti (48 ore), contravvenendo al regolamento comunitario. Molti leader europei hanno sollevato il tema della validità dei certificati Covid dell’Ue, meglio noto come Green pass “e prende atto del fatto che la Commissione adotterà un atto delegato al riguardo”. I 27 si muovono unitamente nella direzione di presentare una nuova proposta sul passaporto verde, valido per entrare nei paesi dell’Ue. La Commissione europea, su proposta del Consiglio europeo, presenterà nei prossimi mesi un atto delegato per uniformare la durata del Certificato Covid. L’indicazioni, spiegano fonti europee, è di fissare una scadenza di nove mesi (sei dalla seconda dose più tre di tolleranza in attesa della terza dose).

Tra i temi trattati, il Consiglio si è concentrato anche sul peggioramento della situazione epidemiologica nell’Ue e sull’impatto della variante Omicron. Per i 27 leader è di vitale importanza la vaccinazione per contrastare la pandemia di Covid. “In tale contesto – hanno aggiunto i leader – rimane fondamentale superare l’esitazione vaccinale, anche affrontando la disinformazione”. Oltre alla vaccinazione, il Consiglio ha ribadito la necessità di portare avanti “l’attuazione della strategia dell’Ue sulle terapie per il Covid-19, compresi gli appalti congiunti”, hanno sottolineato i leader.

Il Consiglio europeo ha poi accolto con favore l’accordo raggiunto dall’Assemblea mondiale della sanità il primo dicembre 2021 per avviare un processo globale per elaborare e negoziare una convenzione, un accordo o un altro strumento internazionale sulla prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie.

In merito alla cooperazione internazionale, si legge nelle conclusione della riunione dei 27, “il Consiglio europeo sottolinea che la pandemia sarà superata solo attraverso una cooperazione globale basata sulla fiducia e sull’assistenza reciproca”. In questo contesto, i leader dei 27 elogiano “il Botswana e il Sudafrica per la loro vigilanza e trasparenza nel rilevare, sequenziare e segnalare così rapidamente la variante più recente di Omicron” e sottolineano “l’importanza di aumentare la capacità di sequenziamento genomico globale”.

Nelle conclusioni si ribadisce che “l’Ue è impegnata a svolgere il proprio ruolo nella realizzazione della vaccinazione globale” e che l’Unione “è il più grande donatore ed esportatore al mondo”.

Redazione

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