L'ora del Riformista
L’Europa dopo il vertice di Macron, Ricci: “Trump la considera già sua”. Talò: “L’Alleanza sia più globale”

L’Europa dopo Parigi. È questo il titolo dell’ultimo appuntamento de L’ora del Riformista, il talk di approfondimento del quotidiano sui maggiori temi della politica italiana e internazionale. Durante la diretta, gli ospiti hanno riflettuto sul rapporto dell’Unione europea con la Nato e con gli Stati Uniti, partendo dal summit sulla questione Ucraina che si è tenuto nella Capitale francese tra alcuni leader del Vecchio continente. Moderato da Aldo Torchiaro, il panel ha visto protagonisti il direttore Claudio Velardi, Francesco Maria Talò (ex ambasciatore presso la Nato), Nona Mikhelidze (responsabile di ricerca presso l’Istituto Affari Internazionali), Giuseppe Benedetto (presidente della Fondazione Luigi Einaudi), Alessandro Battilocchio (deputato di Forza Italia) e Matteo Ricci (europarlamentare del Partito democratico).
Velardi si è concentrato sull’importanza della questione morale: «Non è pensabile che non ci sia una rivolta morale per quello che l’Ucraina sta passando, c’è un vento ipocritamente favole alla pace ma bisogna capire su quali macerie verrà costruita». Poi ha sottolineato come l’Europa stia vivendo un problema di leadership: «Ce la prendiamo con Macron – ha aggiunto – perché ha anche sbagliato il primo format dell’incontro di Parigi, ma che cosa pretendiamo da uno che è un leader delegittimato in patria?».
Per Mikhelidze, la questione non riguarda soltanto l’Ucraina ma la sicurezza dell’intera Europa: «Gli Usa non vogliono più essere garanti della sicurezza europea, e per i russi l’obiettivo è sempre stato quello di dividere sia l’Alleanza transatlantica sia gli europei tra di loro. L’Europa poi è in grave ritardo: ha passato gli ultimi tre anni a parlare del ritorno di Donald Trump ma non ha fatto niente per prepararsi a quello che sta succedendo oggi. Bisogna lavorare a una strategia migliore di comunicazione: la Russia non accetterà mai i peacekeepers e quindi è inutile diversi su questo tema».
Talò ritiene indispensabile tenere saldo il legame tra Ue e States: «La Nato per definizione è un’Alleanza regionale ma deve avere un maggiore approccio globale perché, da quello che abbiamo visto in Arabia Saudita, c’è ormai quasi fisicamente il collegamento di due dei tre grandi teatri: quello dell’aggressione russa contro l’Ucraina e quello della galassia di conflitti medio orientali che ruotano intorno a due poli, quello dell’Iran e della questione palestinese. E poi dobbiamo considerare anche le tensioni nella penisola coreana, nello stretto di Taiwan. C’è quindi un termine comune: la Cina. È chiaro che gli americani vogliono staccare la Russia dalla Cina».
Il negoziato, a detta di Ricci, sarà sbilanciato verso la Russia. Per l’europarlamentare, c’è un grande affare che riguarda la ricostruzione post-guerra: «Penso che il presidente Usa metterà fortemente le mani avanti affinché la ricostruzione possa essere appannaggio in gran parte delle aziende americane. In questo scenario, se ci pensiamo, è evidente che Trump non ha grande bisogno dell’Europa perché la considera già sua». Di fallimento dello zar ha parlato Benedetto: «L’intenzione di Putin era di ripetere quello che era successo in Bielorussia, voleva quindi sostituire Zelensky e mettere sostanzialmente un presidente fantoccio». «Io non sono molto ottimista sull’esercito europeo. La questione dei costi mi preoccupa molto e credo che dovremmo pensare in questo caso alla percezione che ha il cittadino – e dunque l’elettorato – rispetto ai soldi che si spenderebbero per l’Europa», ha aggiunto. Più ottimista Battilocchio: «Siamo, dopo gli Stati Uniti, il paese che ha il maggior numero di uomini all’interno delle missioni Nato. Siamo un paese fortemente impegnato in molti teatri operativi. Abbiamo un ruolo importante: all’interno dello scacchiere europeo, il nostro è comunque un governo forte, stabile, credibile. Siamo davanti a una sfida importante: non è solamente economica ma soprattutto politica».
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