Quando Andreotti diceva che il potere logora chi non lo ha probabilmente aveva ragione ma forse non del tutto ed infatti è anche vero che chi ha troppo potere spesso perde i contatti con la realtà, ed è esattamente quello che, secondo me, oggi si si sta verificando nei rapporti tra Russia e anglosassoni, che poi sono quelli che effettivamente controllano il cosiddetto Occidente perché i Paesi che sono usciti sconfitti dalla Seconda guerra mondiale non contano assolutamente nulla tanto che di fatto erano e sono ancora militarmente occupati. La prima cosa che noto è una inspiegabile e pericolosissima incoerenza nei comportamenti da parte degli Usa che nella loro storia anche recentissima si sono precipitosamente ritirati da molti Paesi senza ragioni apparenti.

Hanno abbandonato la Somalia ed il Vietnam, hanno subìto l’uccisione del loro ambasciatore in Libia, subirono la presa degli ostaggi nell’ambasciata di Teheran e, da ultimo, sono precipitosamente fuggiti dall’Afghanistan lasciando il Paese nelle mani dei Talebani ed anche in Iraq non mi pare sia andata troppo bene mentre l’avventura Libica insieme ai francesi, intrapresa nonostante le profetiche implorazioni di Berlusconi, si è dimostrata a dir poco rovinosa. E ora, dopo aver firmato gli accordi di Minsk, stanno assai pericolosamente mettendo con le spalle al muro la Russia e, con il rischio ormai quasi probabile di un confronto nucleare, mettono a rischio la sopravvivenza stessa della vita sulla terra. Intendiamoci, io non sono antiamericano e penso anche che il nostro destino, dopo la Seconda guerra mondiale, doveva comunque essere la perdita della sovranità e quindi di non poter avere alcuna indipendenza energetica. Siamo stati comunque assai fortunati nel finire sotto l’influenza americana che resta comunque la migliore esistente e la migliore possibile ma penso che le scelte ed i comportamenti oltreoceano debbano essere ragionevoli e coerenti, e attualmente non vedo nulla di tutto ciò.

Questa guerra contro la Russia, perché tale è, ci sta già costando carissima e, oltre questo, anche un Paese ad autonomia indiscutibilmente limitata come l’Italia non può e non deve andare. Noi non abbiamo e non abbiamo mai potuto avere alcuna indipendenza energetica, prova ne siano l’attentato e la morte di Enrico Mattei, che perseguiva la ricerca di fonti di approvvigionamento petrolifero autonome, e soprattutto il processo a Felice Ippolito, direttore del Comitato nazionale per l’energia nucleare, arrestato per presunte irregolarità amministrative. A capo dell’ente dal 1960, Ippolito aveva avviato diversi progetti di sviluppo del nucleare in Italia, come le centrali di Garigliano e Latina, contribuendo ai successi del nostro Paese in ambito nucleare. Il suo obiettivo era l’indipendenza energetica del Paese e questa è stata certamente la causa dei suoi problemi.

Il nucleare italiano, poi definitivamente affossato dai referendum che sono seguiti mentre di recente la guerra contro Gheddafi ha eliminato le nostre fonti di approvvigionamento in Libia e quindi esattamente come la Germania, oggi non possiamo reggere questa situazione contro la Russia. Non è detto che chi ha il potere di decidere abbia la lucidità e la capacità di non sbagliare e questi possono essere errori senza alcuna possibilità di ritorno. Io ho la sensazione che gli americani, e lo dimostra l’intervento in Serbia ed i loro comportamenti attuali, soffrano ancora la sindrome della guerra fredda in cui per loro i nemici sono sempre i popoli slavi mentre le minacce oggi sono ben altre e ben più temibili. Detto ciò io penso che gli Italiani, per quel che possono contare, debbano dare prova di un consapevole spirito critico premiando quei pochissimi che sono in condizione di dire in relativa libertà che non abbiamo nessuna intenzione anche solo di rischiare di essere coinvolti in un conflitto, che sarebbe mortale per tutti, nessuno escluso.

Del resto i fatti hanno dimostrato al mondo che la tecnologia occidentale è talmente forte che, in questo caso, un accomodamento non sarebbe assolutamente una sconfitta ma solo un momento di ragionevolezza e buon senso per dare una via di uscita a Putin che sa, perché glielo si è detto esplicitamente e perché sempre così è stato, che in caso di sconfitta farebbe la fine di Gheddafi, Milosevic e Saddam Hussein e che, quindi, oggi come oggi non sembra avere nessuna via di salvezza se non quella di minacciare o magari di schiacciare il pulsante dell’apocalisse.