A ormai un mese dall’inizio dell’invasione della Russia in Ucraina la tensione sale rispetto alla possibilità che un’escalation possa portare il mondo in una guerra nucleare. Tra propaganda, minacce e dichiarazioni internazionale l’ansia sale. Non basta l’allerta nucleare lanciata in più occasioni da Putin, c’è anche Joe Biden che dall’altra parte del mondo lo scorso 25 marzo ha annunciato la possibilità di una risposta atomica statunitense anche in caso di attacchi convenzionali, anche se solamente “in situazioni estreme”.

Non è un caso che negli ultimi tempi in alcuni paesi europei sia scattata la corsa all’acquisto di bunker. Ma cosa succederebbe se una bomba atomica dovesse scoppiare? Che effetti avrebbe e a che distanza c’è pericolo? Le possibilità di sopravvivenza e gli effetti ovviamente dipendono dalla distanza dal luogo in cui avviene l’esplosione e dal tipo di ordigno e in che modo si ci riesce a riparare.

Tutte le esplosioni nucleari hanno gli stessi effetti, come riportato dal Mattino: una palla di fuoco, un impulso di radiazione nucleare, un onda d’urto, un’onda di calore, un fallout radioattivo. L’onda di calore può durare diversi secondi e infliggere gravi ustioni a km di distanza dal sito dell’esplosione. Anche l’onda d’urto si estende per km ed è ciò che provoca il maggiore danno, facendo cadere veicoli, edifici e detriti.

Le ricadute radioattive (fallout) arrivano invece per ultime – 15 minuti dopo l’esplosione – e rappresentano il vero e proprio effetto “atomico” della bomba, in quanto possono causare l’avvelenamento da radiazioni. Il raggio di azione delle bombe dipende dal tipo di ordigno che viene sganciato: gli effetti più devastanti si concentrano entro il raggio di 2 km (in cui le possibilità di sopravvivenza sono praticamente nulle). Invece, oltre i 30 km dal luogo dell’esplosione il pericolo di radiazioni è nullo.

Il raggio di azione invece dipende dal tipo di ordigno che esplode. La bomba di Hiroshima è di 15 kilotoni, il suo raggio di azione si estende fino a 4,52 km. La w76, in uso negli equipaggi Usa e inglesi ha una potenza di 100 kilotoni e gli effetti si possono avvertire fino a 10 km dal punto dell’esplosione. La più grande bomba nucleare mai costruita è in possesso dei russi. Si chiama Tsar Bomb (chiamata anche Big Ivan) ed è una testata da 100 megatoni, tremila volte più potente di quella di Hiroshima e i suoi effetti possono essere avvertiti fino a 91 km di distanza.

In pratica, se ne scoppiasse una al centro di Roma il raggio di radiazione termica (che produce ustioni di terzo grado potenzialmente letali) arriverebbe fino a Viterbo e Latina e l’onda d’urto provocherebbe danni ingenti fino a Tivoli, Palestrina e Velletri. I vetri delle finestre scoppierebbero anche a L’Aquila a causa dell’onda d’urto. Lo scoppio di una Tsar Bomb invece vaporizzerebbe all’istante tutto nel raggio di 6 km (palla di fuoco), mentre l’onda d’urto moderata (in grado di far crollare buona parte degli edifici), si estenderebbe per 32 km.

Dove rifugiarsi in una simile drammatica eventualità? Innanzitutto è importante scegliere un seminterrato o un edificio senza finestre e scegliere rifugi simili a quelli in caso di tornado e non uscire per le successive 12 ore per evitare gli effetti della ricaduta di materiale radioattivo che si verifica a seguito dell’esplosione. È altrettanto importante evitare di mangiare cibo o acqua contaminati (sarà dunque essenziale avere scorte di acqua, almeno 4 litri a persona al giorno e cibo a lunga conservazione).

Il pericolo di contaminazione è legato non solo alla quantità di materiale radioattivo presente nelle bombe ma anche all’altezza a cui esplodono: più vicina al suolo è l’esplosione maggiore è la grandezza del cratere e la quantità di terra che viene risuccchiata, lanciata in aria e trasformata in materiale radioattivo che ricade a terra. Si stima che il fallout di bombe a Idrogeno (come la Tsar bomb) o atomiche di grande portata che risucchiano enormi quantità di suolo sarebbe in grado di contaminare il suolo a livelli mortali per gli essere umani in un raggio di centinaia di chilometri dal luogo dell’esplosione.

Sono questi rischi ed effetti che i governanti di tutto il mondo conoscono bene ed è proprio questo il motivo per cui l’impegno di tutti è quello di scongiurare una simile ipotesi.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.