Lisa Montgomery non verrà legata al lettino a forma di croce con le braccia aperte, cinghie di pelle strette alle caviglie e ai polsi, in attesa dell’iniezione nelle vene di un veleno che ti brucia dentro, paralizza e soffoca fino all’ultimo, liberatorio respiro. Il nuovo congegno, concepito – dopo secoli di camere a gas, forche e sedie elettriche – come metodo dolce, più umano e civile di tortura e patimento fino alla morte, non sarà attivato. La “crocefissione” è rimandata fino a un tempo, speriamo, utile al nuovo Presidente per porre fine alla pratica della pena di morte nella federazione americana. Questo ha promesso Biden di fare nella sua campagna elettorale: eliminare un altro ferrovecchio della storia dell’umanità, dopo la fine della schiavitù, della tortura e altri arcaici, inumani e degradanti trattamenti. Anche per questo ha vinto le elezioni americane, contro il luogo comune che vorrebbe un candidato presidente perderle appena si manifesti contrario alla pena di morte. Lisa non verrà “giustiziata” e la croce tornerà a spiccare in America come simbolo di giustizia, pace e fratellanza universale, non più come mezzo violento e odioso di supplizio capitale.
La tregua concessa a Lisa Montgomery segna anche la differenza tra un regime autoritario e illiberale e un regime democratico. Tra un sistema capitale come quello cinese o iraniano che non pone tempo in mezzo tra la sentenza e l’esecuzione di una condanna a morte e un sistema come quello americano che, pur nella lunga e insopportabile attesa nel braccio della morte, consente una teoria infinita di ricorsi contro l’esecuzione.
La buona novella segna anche la differenza tra l’era di Trump e quella post Trump. Tra prima e dopo Cristo. Tra l’Antico e il Nuovo Testamento. Tra il principio dell’occhio per occhio che diventa codice penale, sistema arcaico, violento e spietato di fare giustizia e il comandamento cristiano, radicale e nonviolento del “non uccidere” neanche in caso di legittima difesa, che supera il diritto penale verso un sistema di riconciliazione che ripara e guarisce.
Con il suo modo “crudele e inusuale” di fare giustizia, Donald Trump ha fatto di tutta l’America una estesa “fascia della Bibbia”, uno Stato-Caino come fosse il Texas, la Georgia o l’Alabama, dove il tempo si è fermato alla lettura e alla lettera dell’antico testo, a una giustizia che vendica, condanna e retribuisce il mal tolto con un male di ugual misura.
Non accadeva da 124 anni che in un solo anno venissero giustiziati dieci detenuti nel braccio della morte federale. Era da 17 anni che non avvenivano esecuzioni di questo tipo in America. Se un giudice federale non avesse fermato la mano del boia, Lisa Montgomery sarebbe stata la prima donna dopo 67 anni a essere giustiziata per un reato federale.
Con un numero di esecuzioni federali che in un anno ha superato il totale delle esecuzioni effettuate nei singoli Stati, il presidente “crudele e inusuale” ha fatto degli Stati Uniti una “fascia della morte” che una volta era limitata esattamente a quella della Bibbia. Ha così esposto al mondo l’immagine di un Paese mortifero, di uno “Stato canaglia” al pari di Stati come la Cina, l’Iran e l’Arabia Saudita che ogni anno salgono sul triste podio olimpico dei primatisti mondiali della pena di morte e occupano i posti in cima alla lista nera dei peggiori trasgressori dei diritti umani fondamentali.
Lisa Montgomery non verrà giustiziata. Non c’era modo più felice e paradigmatico per annunciare la fine di un modo triste e crudele di concepire, sentire e fare giustizia: il principio rettiliano di azione e reazione, il circolo vizioso del delitto e del castigo, il gioco di specchio tra violenza e sofferenza, l’esercizio aberrante e abusivo del dolore altrui. Occhio per occhio, chi sbaglia paga, chi ha ucciso dev’essere ucciso. È la visione di un mondo destinato a essere popolato da ciechi, erranti, assassini. Dove Caino non ha nessun potere di cambiare, un luogo dove abitare, un modo di riparare, una città da costruire. Caino è senza via di scampo, condannato per sempre a non cambiare mai, a restare immobile, lapidato, cristallizzato come una statua di sale, che guarda solo al passato, alla città del peccato, al luogo e al tempo del male.
Sperando contro ogni speranza, come abbiam fatto per Lisa Montgomery, alimentiamo e ci nutriamo della visione di una nuova frontiera da superare: la conversione ecologica, strutturale, umana e civile del diritto penale da un sistema di punizione a un sistema di riparazione. Non solo l’abolizione della pena di morte e della pena fino alla morte, ma anche della morte per pena. Non solo pene alternative, ma alternative alla pena, non un diritto penale migliore, ma qualcosa che sia migliore del diritto penale. Anche l’America ha bisogno di questa riforma radicale della giustizia.