L'ora del Riformista
L’Italia deve investire per creare ricchezza: “Basta con il solito populismo economico”
Il dibattito de L’ora del Riformista. L’ex ministra Fornero attacca il governo: “La smetta di screditare il Fisco”. Rossi: “Se la politica perde il senso del ridicolo è pericolosa”. Marattin (OL): “Il bipolarismo non funziona più”
Il PIL è al palo, la produzione industriale cala a picco. L’Italia ha un disperato bisogno di crescita, eppure il dibattito politico è perennemente distratto dalle quotidiane polemiche che sviano l’attenzione e sviliscono l’urgenza di un vasto, concreto ed efficace piano economico per rilanciare il paese. Formule magiche o astratte non sono la risposta: bisogna capire in che modo si deve agire sulle leve fiscali per tornare a incentivare gli investimenti, anche internazionali. Il tema è stato al centro del dibattito de L’ora del Riformista, l’appuntamento settimanale che ospita il confronto sui principali temi internazionali e di politica interna, nel panel Creare ricchezza moderato da Aldo Torchiaro.
Il direttore Claudio Velardi ha fatto notare che ormai la politica si consuma sul breve periodo. Un fattore che penalizza le politiche liberali, i cui benefici richiedono più tempo per essere lampanti. E ha puntato il dito contro l’ambiguità del rapporto tra conservatorismo e mercato: «È molto forte in Italia. Per non parlare del sostanziale sostegno che certi partiti danno alle pulsioni e alle strutture corporative che nel nostro paese sono molto forti».
Sullo stesso punto si è soffermato il politologo Giovanni Orsina, che ha studiato una serie di programmi elettorali di «partiti populisti» – dalla Lega a Vox passando per il Rassemblement National e Alternative für Deutschland – e ha notato un forte atteggiamento produttivistico anti-burocratico che ha delle punte di libertarismo di destra. «C’è tutta una componente che è la consapevolezza del fatto che bisogna difendere i piccoli contro i grandi, e quindi bisogna mettere le tariffe, riequilibrare i rapporti commerciali e tenere pubbliche alcune utilities fondamentali. Poi c’è un altro aspetto, invece, per cui si dà con una mano e si toglie con l’altra. Queste nuove destre devono ritrovare un equilibrio, perché lì è un tema sul quale potrebbero cadere vittime di tante contraddizioni», ha aggiunto il professore ordinario di Storia contemporanea alla Luiss-Guido Carli.
Per l’economista Nicola Rossi – consigliere di amministrazione della Fondazione Istituto Bruno Leoni e ora in libreria con Un miracolo non fa il santo – negli ultimi 20 anni è stato dato troppo peso al ruolo dello Stato, il cui intervento però non è in grado di innescare processi di crescita autonomi: «Le riforme da sole non bastano se non poggiano su una base culturale robusta». Inizialmente aveva salutato con piacere sia la volontà della presidente Giorgia Meloni di «non disturbare chi fa» e l’atteggiamento del ministro Giancarlo Giorgetti su una vicenda annosa come la vendita di Alitalia, ma gli elementi di ottimismo si sono trasformati presto in delusione: «Poi però vediamo le 100 piccole stupidaggini che vanno nel senso opposto, dai B&B ai rappresentanti del ministero nei collegi sindacali. Penso che la politica trovi un momento di grande pericolo quando perde il senso del ridicolo».
E la politica, di fronte a tutto ciò, cosa deve fare? Elsa Fornero, ex ministra del Lavoro e delle Politiche sociali del governo Monti, ha un animo liberale ma ha posto l’attenzione anche sulla sensibilità nei confronti dei problemi sociali (come la povertà nelle diverse dimensioni, dalla scuola agli affetti): «Abbiamo bisogno sì di creare ricchezza, ma anche di distribuirla nel modo giusto». E ha accusato il governo di screditare il Fisco: «La classe politica deve incoraggiare i consumi o gli investimenti nel capitale umano. Deve dare una guida, che invece noi non abbiamo più. Quindi le persone sono spinte anche verso l’individualismo: chi ce la fa si arricchisce, chi non ce la fa o vive di sussidi pubblici oppure è costretto a sopravvivere. Un individualismo che ha portato molti guai, in particolare ha portato al populismo e al sovranismo che a loro volta di guai ne hanno creati tanti».
Secondo Luigi Marattin, deputato e fondatore dell’associazione Orizzonti Liberali, il declino che colpisce l’Italia è endogeno: «Non c’è stato qualcuno che ci ha maledetto su una serie di problemi, ce li siamo voluti praticamente tutti noi». L’ex esponente di Italia Viva ha inoltre bocciato il sistema politico di oggi, in cui i due schieramenti armati sono tenuti insieme solamente dall’ossessione di non far vincere l’avversario alle elezioni: «Questa roba ha rotto le scatole, non funziona più. Non c’è nessun pezzo di paese che sta aspettando un traghettatore dall’aspetto moderato per portare Landini a fare il ministro del Lavoro o che sta aspettando una faccia più moderata di quella di Tajani per portare Delmastro a fare il ministro della Giustizia». Da qui l’appello a chi si oppone al bipolarismo: «Bisogna presentarsi da soli agli italiani. Se la risposta sarà sorprendente, allora il voto a quella formazione politica sarà l’unico vero voto utile delle prossime elezioni, perché sarà l’unico voto che finalmente caccia i populisti di destra e di sinistra dal governo».
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