"Europa ambigua, Usa no"
Lo storico Luttwak: “La soluzione per la pace in Ucraina sono le elezioni nei territori contesi”
“Gli americani non vengono meno ai loro impegni India e Israele, che sono neutrali nel conflitto, potrebbero garantire la correttezza delle elezioni libere”

Mentre Donald Trump mette in discussione l’impegno statunitense, l’Europa oscilla tra ambiguità e tentativi di rafforzamento autonomo. Quale sarà il destino dell’Occidente? Ne parla con noi Edward Luttwak, storico consulente strategico del Pentagono, a margine dell’incontro del RifoClub Napoli all’Hotel Romeo.
Trump è davvero intenzionato a mettere in discussione il sostegno all’Ucraina e l’Alleanza atlantica?
«Dobbiamo chiarire prima di tutto che, fin dall’inizio, l’Alleanza atlantica si è caratterizzata come un rapporto asimmetrico in cui gli alleati hanno contribuito in maniera differente. Sul fronte europeo, l’unico alleato ad aver sempre dimostrato un impegno costante è stato l’Inghilterra. Solo il Regno Unito si è sempre dimostrato disposto ad agire con questo spirito. Non a caso, il primo ministro inglese si è presentato a Washington per discutere, da alleato, degli sviluppi geopolitici in corso».
Ma anche gli altri leader europei sono andati a discutere con Trump…
«Ci sono andati con uno spirito diverso. Il governo inglese è andato per riaffermare la tradizionale cooperazione tra i due Paesi. Gli altri sono andati per chiedere agli Usa di investire e combattere al posto proprio. Questo è quello che si intende per alleanza asimmetrica. Ogni Paese membro dovrebbe svolgere un ruolo e presidiare dei territori nell’interesse comune dell’Alleanza, ma ciò non avviene più».
A mettere in discussione il sostegno militare all’Ucraina in questo momento però è Trump, non gli Stati europei…
«Sul conflitto ucraino è singolare che si imputi agli Stati Uniti di non sostenere l’Ucraina. Sono i Paesi europei ad avere da sempre un atteggiamento ambiguo. Per quanto riguarda l’Italia, se il governo sostiene di non voler inviare truppe senza l’approvazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu (di cui fanno parte Russia e Cina) dimostra di non essere pronto a incidere come dovrebbe».
La cooperazione internazionale però assume ancora più centralità se viene a mancare il ruolo di guida decisa e inequivocabile degli Usa…
«La verità però è che non sono gli americani a venire meno ai propri impegni, ma gli europei. Fino ad ora gli americani hanno contribuito sostenendo l’Ucraina molto più di quanto abbiano fatto tutti i Paesi europei. Bisogna chiarire che gli Stati Uniti hanno una priorità molto chiara nella propria politica estera: fare in modo che la Russia agisca da Paese neutrale e non da alleato della Cina».
La minaccia dell’inasprimento del conflitto con la Cina è davvero sufficiente affinché l’Occidente accetti la vittoria di un Paese che ne invade un altro?
«Ciò a cui deve aspirare l’Occidente è che ci sia un accordo di pace tra le due nazioni, e sia gli europei che gli americani devono lavorare per quello».
Un accordo di pace che venga accettato da Putin significherebbe l’annessione dei territori ucraini alla Russia, dichiarando il successo della sua invasione…
«Infatti un giusto accordo di pace deve prevedere che non ci siano concessioni da parte dell’Ucraina. A decidere sulla propria autonomia devono essere i popoli dei territori contesi con dei plebisciti. Attraverso una votazione libera, i cittadini dei territori di Lugansk e Donetsk devono stabilire chiaramente e democraticamente a quale dei due Paesi appartenere, senza che sia una concessione di Zelensky o un’imposizione di Putin».
Sarebbe davvero possibile condurre una votazione libera di questo tipo in un territorio in guerra? Come si potrebbe garantire la correttezza delle procedure e chi potrebbe farlo?
«Non sarebbe certo la prima volta. A partire dal 1919, dopo la Prima guerra mondiale, ci furono plebisciti tra le popolazioni coinvolte per determinare l’esito di svariati conflitti: danesi e tedeschi per lo Schleswig, austriaci e ungheresi per il Burgenland, tedeschi e polacchi per la Slesia. Nonostante la devastazione della Grande Guerra, si svolsero questi e altri plebisciti sotto il controllo di funzionari provenienti da Paesi neutrali nel conflitto. Paesi che in questo momento potrebbero essere rappresentati da India, Israele e altri».
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