Ciclone Trump
L’Ucraina e il rischio di un nuovo Afghanistan: Zelensky teme l’abbandono europeo dopo il disimpegno degli Stati Uniti
Come avvenne a Kabul, gli Usa potrebbero ritirare il sostegno militare a Kiev e rompere l’asse con la Ue. Ma l’Europa non può seguire il cambio di rotta di Trump e voltare le spalle alla resistenza degli ucraini

A Donald Trump sono bastate pochissime settimane per stravolgere l’agenda internazionale. Ha messo nel mirino Panama, minacciando la conquista manu militari del Canale. Ha avvertito la Danimarca che avrebbe fatto lo stesso se non gli avessero venduto la Groenlandia. Poi ha iniziato a parlare del Canada come di un nuovo Stato sotto Washington.
Dopo aver minacciato e imposto dazi, il presidente ha anche chiesto ai partner Nato di spendere almeno il 5% del proprio PIL per la Difesa. E alla fine, The Donald ha puntato anche il suo mirino su Gaza e Ucraina. Nel primo caso, immaginando che la Striscia fosse svuotata della sua popolazione per farla diventare una “riviera” sulle rive del Mediterraneo. Nel secondo caso, telefonando a Vladimir Putin e facendo capire che il problema non è più il capo del Cremlino ma Volodymyr Zelensky, accusato di essere un “dittatore”, un “comico mediocre”, di aver fatto “un pessimo lavoro” e – come dichiarato a bordo dell’Air Force One – colpevole anche di aver rifiutato di firmare l’accordo sulle terre rare consegnato dal segretario al Tesoro, Scott Bessent.
Usa, ora Putin interlocutore privilegiato
Gli esperti, così come i leader europei, sono preoccupati. Come ha raccontato il Wall Street Journal, quello che sta avvenendo in questi giorni è un vero e proprio stravolgimento di una politica estera costruita in decenni. E se gli Usa rischiano ora di trasformarsi in una scheggia impazzita e nel protagonista più inaffidabile della politica internazionale, quello che sta accadendo con l’Ucraina ne è la prova più netta. Putin non è più un nemico ma un interlocutore privilegiato. La Nato non è più un’alleanza da proteggere a tutti i costi. Zelensky è un problema, al punto che l’Economist suggerisce che a Washington si starebbe già lavorando per sostituire gradualmente il presidente ucraino con l’ex capo di Stato maggiore, il generale Valery Zaluzhny. Un uomo con un grande consenso tra la popolazione, apprezzato anche dai vertici della Difesa Usa, silurato dallo stesso Zelensky dopo che si erano create delle profonde divergenze sul futuro del conflitto e mandato a Londra come ambasciatore.
Ucraina come Afghanistan
Lo scenario, in sostanza, è completamente cambiato rispetto a pochissimi mesi fa. E per l’Ucraina e l’Europa rischia di profilarsi lo spettro del precedente più inquietante della recente politica estera statunitense: il ritiro dall’Afghanistan. Anche in quell’occasione, The Donald decise che la guerra andava chiusa il prima possibile. E anche in quell’occasione, il presidente Usa scelse la strada ritenuta impensabile fino a pochi mesi prima, e cioè quella di trattare col nemico di sempre, i Talebani, abbandonando al proprio destino un intero popolo (sostenuto economicamente e militarmente fino a quel momento). Un capitolo chiuso senza alcuna preoccupazione per le conseguenze. E anche allora l’Europa, che pure si era unita agli Usa per sconfiggere il terrorismo e ricostruire una nazione, prese atto del ritiro, del fallimento di una strategia ventennale, e fu costretta ad andarsene ammainando le proprie bandiere da un paese ricaduto nel baratro.
Certo, rispetto all’Ucraina vi sono differenze notevoli. Gli Stati Uniti avevano investito in Afghanistan un fiume di denaro e versato un enorme tributo di sangue con i propri caduti. La guerra era combattuta direttamente da Washington con i suoi soldati e quelli dei paesi alleati. E il nemico non aveva certo il peso strategico e diplomatico della Russia. Ma anche nel ritiro dall’Afghanistan siglato da Trump (e realizzato poi in modo maldestro da Joe Biden) la Casa Bianca fece capire di seguire esclusivamente i propri interessi. Una scelta che per molti è stata un vero e proprio tradimento, e che l’Europa non poté fare altro che accettare.
L’Europa e le direttive Oltreoceano
La storia sembra ripetersi con l’Ucraina. Gli Stati Uniti per tre anni hanno sostenuto militarmente Kiev, hanno chiuso a ogni dialogo con la Russia, hanno fatto in modo che la Ue e la Nato seguissero questa strategia, addirittura ampliando l’Alleanza a Finlandia e Svezia e facendo spezzare qualsiasi legame economico tra Mosca e il Vecchio continente. E ora tutto può finire nell’arco di poche settimane. I ruoli si rovesciano: Putin e Trump sono in sintonia, e l’Europa – che cerca disperatamente una risposta da dare a Trump (questo sarà il tentativo di Emmanuel Macron e Keir Starmer a Washington) – rischia di dover fare come a Kabul. Cioè prendere atto e seguire le direttive da Oltreoceano. E se per molti la guerra contro Kiev doveva essere per i russi l’Afghanistan 2.0 (una delle pietre tombali dell’Urss), ora l’Ucraina rischia davvero di trasformarsi in un nuovo Afghanistan, ma come immagine di un nuovo abbandono da parte dell’Occidente.
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