Chi sarà chiamato a valutare il comportamento di Marcello Degni, il consigliere della Corte dei Conti nominato dal Partito democratico che in un post alla vigilia di Capodanno, taggando Elly Schlein, scrisse: “Occasione persa. C’erano le condizioni per l’ostruzionismo e l’esercizio provvisorio. Potevamo farli sbavare di rabbia sulla cosiddetta manovra blindata e gli abbiamo invece fatto recitare Marinetti”?
Tommaso Miele, attuale presidente aggiunto della Corte dei Conti e noto alle cronache per aver in passato pubblicato anch’egli incredibili post, come quello in cui riferendosi a Matteo Renzi affermava: “E’ tornato sulla scena il cazzaro di Rignano sull’Arno. Ancora parla. Ha la faccia come il…”.
La magistratura contabile, che sulla carta ha l’importante compito di salvaguardare il bilancio dello Stato, non finisce mai di stupire, facendo impallidire i colleghi ordinari come ad esempio la giudice catanese Iolanda Apostolico che al più aveva messo un like al post del fidanzato in cui si mandava a fare in culo Matteo Salvini.

L’incredibile corto circuito dei giudici contabili chattatori è stato ricordato ieri dal Foglio che nel 2020 aveva scoperto i surreali post di Miele.
“Stasera ho deciso – scrisse euforico Miele dopo le primarie del Pd vinte da Renzi – per evitare che torni Micron (che proprio non lo reggo) voterò convintamente M5s”. Poco prima aveva rilanciato uno osceno tweet sugli elettori del Pd a cui sarebbe piaciuto “godere da dietro”. E poi: “Grande vittoria di Renzi (Micron) oggi, grande vittoria M5s domani alle politiche”. E ancora: “Italiani in futuro ricordatevi chi è Renzi: arrogante, presuntuoso, prepotente, incapace, bugiardo: che non si accosti più a Palazzo Chigi”. Così veniva, infine, commentato in un climax di volgarità ed offese degne dei peggiori bassifondi un intervento dell’ex premier: “È tornato sulla scena il cazzaro di Rignano sull’Arno. Ancora parla. Ha la faccia come il …”.

Scoperto, Miele tentò una improbabile e quanto mai ridicola difesa, affermando che non era stato lui a scrivere questi post ma che ignoti si erano impossessati del suo iPad: “L’account è il mio ma quei tweet non sono miei. Non è stato un hacker. L’unica cosa che posso dire è che spesso lasciavo l’iPad in giro in ufficio e altri magari parlavano con la mia bocca: utilizzavano il mio profilo per attaccare Renzi”.
Con questo solido pedigree di chattatore senza freni, Miele, in quanto componente di diritto del Consiglio di presidenza della giustizia contabile, il supremo organo della magistratura contabile, sarà dunque chiamato a valutare se i post del collega Degni siano compatibili con lo status di un magistrato della Repubblica o non, piuttosto, con quello di un frequentatore del bar dello Sport al terzo Campari.

Ma cosa scriveva Degni? “Economista, di sinistra, disilluso dei partiti italiani. Fare reading groups sul Capitale e studiare filosofia. Ho scoperto Spinoza”. Fra i modelli di riferimento, l’ideologo delle brigate rosse Toni Negri: “Il comunismo è una passione collettiva gioiosa, etica e politica che combatte contro la trinità della proprietà, dei confini e del capitale”. E ancora: “Giusto tributo ad un grande comunista, intellettuale raffinatissimo: Toni Negri attivo maestro”.
Sulla strage di piazza Fontana: “Quando passo in via Fatebenefratelli (sede della questura, ndr) a Milano penso sempre a Pinelli (Giuseppe, ndr) volato dalla finestra. Questore e commissario (quelli della canzone) per me restano responsabili”. La canzone è la ballata per l’anarchico milanese che in un verso recita: “Calabresi (Luigi, funzionario di polizia ucciso nel 1972 dai terroristi di Lotta continua, ndr) e tu Guida (Marcello, questore di Milano, ndr) assassini/che un compagno avete ammazzato/questa lotta non avete fermato/la vendetta più dura sarà”. Sul no di Schlein ad andare ad Atreju: “Brava ellyesse, con i fascisti non si parla. Come ai tempi del Pci quando con il Msi non si scambiava neanche il saluto”.

In un tweet ricordava lo scrittore cileno Luis Sepùlveda che ogni volta che moriva un militare era solito stappare una bottiglia di vino: “Anche io mi associo al brindisi per la morte del fascista torturatore. Se esistesse l’inferno brucerebbe in eterno”. Un post è poi dedicato al suo cane: “Si chiama Freud. E’ il mio piccolo. Lo porto anche in aereo. Alla faccia della Roccella”. Per concludere una strenua difesa dei gatti maltrattati e degli orsi perseguitati accompagnata da “Hasta siempre” con pugno chiuso in ricordo di Ernesto Che Guevara. Non poteva mancare in questo pantheon da centro sociale “Viva l’Italia antifascista” e “Mio nonno partigiano v’ha rotto er culo”.
Se i post di Degni hanno suscitato giustamente scandalo, quelli di Miele passarono invece in cavalleria e nessuno, eravamo in pieno governo giallo-rosso, decise di aprire una pratica.
Il magistrato, come nulla fosse, fece anche carriera diventando il numero due dei giudici contabili italiani.
Fa quindi un po’ sorridere la presa di posizione nei confronti di Degni, componente di una magistratura speciale dove il torpiloquio e l’offesa sembrano essere di casa.