Talk show, video sui social, interviste una dopo l’altra. Elly Schlein s’è svegliata. E si scatena. Appena ha un attimo va a parlare nei circoli del Pd: a Roma li sta visitando uno a uno. Quando finiscono, inizia con quelli in provincia: l’altro giorno l’hanno vista a Tivoli. La macchina organizzativa dei Dem è di nuovo accesa. E non per caso. L’altolà di Dario Franceschini che ha dato vita all’area “Arcipelago” insieme a Nicola Zingaretti, l’attivismo di Piero Fassino, le fibrillazioni dei gruppi parlamentari suonano come campanelli d’allarme per la tenuta del Nazareno. Ci si è messa anche L’Unità: “Segretaria evanescente, si dimetta”. Schlein, risvegliatasi come da un lungo sonno, s’è messa a correre.

E adesso punta tutto sul bagno di folla. Su un palcoscenico che la veda al centro di mille applausi. Una sceneggiatura scritta a tavolino che adesso devono però mettere in piedi. L’ansia cresce. L’appello che Schlein ripete come un mantra è: “Tutti in piazza l’11 novembre”. L’occasione della grande manifestazione di sabato, con appuntamento a piazza del Popolo, è cruciale per valutare non solo la capacità di mobilitazione – la “presa” del partito tra dirigenti, iscritti ed elettori – ma anche per valorizzare la tenuta della leader. Tanto che Schlein la apre a tutti, anche alle opposizioni. Ha incassato la partecipazione di Giuseppe Conte, ma non basta. Non serve un beau geste ma l’adesione di attivisti del Movimento e di tutta la variopinta costellazione della sinistra. A partire da Avs di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, che hanno prenotato a loro volta un posto in piazza accanto alla segretaria Dem. I due alfieri rossoverdi di Elly sono ufficiosamente diventati i suoi ambasciatori presso i 5 Stelle. Un lavoro di tessitura importante. Da ricompensare bene, come merita ogni buon servigio.

Ed ecco che ieri Schlein e Fratoianni si sono riuniti per oltre mezz’ora in un angolo del Transatlantico, fuori dai radar dei cronisti. “Dobbiamo costruire l’alternativa al governo della destra”, hanno sintetizzato poi. Tradotto: garantire candidati eleggibili provenienti da Avs nella coalizione che presenteranno insieme per unire le forze (e contenere le eventuali sconfitte) alle amministrative di primavera. Le incognite in vista delle regionali però sono ancora tante. In Piemonte la ricerca di un candidato condiviso ha subìto una battuta d’arresto, con il nome della vice presidente del Pd, Chiara Gribaudo, ancora in bilico. Un’incertezza dovuta ai rapporti tesi del Pd con Chiara Appendino, luogotenente piemontese di Conte. Mediatori in campo ma l’accordo è lontano. Così come sulla Sardegna, dove i Dem incappano nel diktat di Conte sulla Todde.

Il futuro delle elezioni regionali rimane incerto, con alcune voci che suggeriscono la possibilità di “scongelare” le primarie come soluzione, mentre altre ritengono che sia necessario cercare un candidato civico che possa accontentare anche il Movimento 5 Stelle, seguendo l’esempio di quanto accaduto in Abruzzo. Per le polemiche, fa sapere Schlein, dopo la manifestazione. Adesso servono militanti in piazza. Senza bandiere. Anzi no: quelle del Pd ci vogliono. Le altre no, se possibile. A costo di allontanarle a forza dalle inquadrature. “Il servizio d’ordine c’è”, la spalleggia Igor Taruffi, responsabile Organizzazione dem. Indetta per protestare contro i tagli alla sanità e alle pensioni del governo Meloni, contro il premierato e i centri migranti in Albania, la manifestazione rischia di essere scivolosamente monopolizzata dai pro-Pal. E la segretaria non vuole nuovi incidenti con le comunità ebraiche: vietato esporre bandiere palestinesi, mancando quelle di Israele. Il “Peace” invece va bene. Senza esagerare. Di guerra si parlerà in termini di pace, tregua umanitaria, cessate il fuoco. Tornerà il “Due popoli, due Stati”. Ma senza bandiere palestinesi, per carità. L’altolà arriva al Nazareno anche dall’autorevole voce di Liliana Segre: “Le scene a cui assisto mi fanno pensare di aver raccontato invano la Shoah”.

Chi doveva capire, al Nazareno, ha capito. E però la piazza va riempita. Allora Schlein ha invitato Maurizo Landini, sperando nel supporto del sindacato rosso. Ma l’incontro, ieri negli uffici del Pd, non ha dato i frutti sperati. Sulla carta i due sono d’accordo su tutto. All’atto del contarsi, no: quando chiedono a Landini se sarà in piazza del Popolo, sabato, è secco. E alla domanda sulla partecipazione della Cgil alla manifestazione Dem ha risposto: “No. La Cgil sarà in piazza il 17 novembre e con gli scioperi. Tutto il mese di novembre sono in piazza”. Ma sabato no. Non porteranno acqua a Elly Schlein. D’altronde se la segretaria cadesse dopo le Europee, la fase che si aprirebbe potrebbe addirittura vedere Landini in lizza per succederle. Sempre che il nuovo asse Franceschini-Zingaretti, d’accordo con De Luca, Bonaccini e Fassino non decidano di calare, tutti insieme, l’asso. Con la fine del mandato in Europa, qualcuno che torna disponibile a ben vedere c’è.

Avatar photo

Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.