Esteri
Marion Maréchal indica la strada a zia Le Pen: “Ora la destra in Francia segua il modello Meloni”

Marion Maréchal, eurodeputata già volto del Front National, ha da poco fondato un nuovo movimento politico, Identité-Libertés, ricompattando la galassia lepenista in un quadro di conservatorismo europeo. In questa conversazione spiega l’obiettivo della sua azione politica, gli effetti dei primi giorni di amministrazione Trump e i riverberi in seno al rapporto Ue-Usa.
Cosa pensa delle prime mosse dell’amministrazione americana?
«Ciò che mi colpisce è la volontà politica del presidente. Appena insediato, ha firmato decine di ordini esecutivi. Alcuni di questi sono ovviamente simbolici; altri rischiano di essere bloccati dal governo dei giudici; ma altri ancora hanno già prodotto risultati a volte spettacolari. In confronto, l’inazione della Francia e della Ue è stupefacente e preoccupante. Le politiche trumpiane sull’immigrazione clandestina, la sua rivoluzione anti-woke e il taglio delle spese inutili o della propaganda di sinistra sono in linea con ciò che speriamo di ottenere in Francia. E per fortuna abbiamo anche i nostri modelli in Europa: l’Italia con Meloni è già sulla buona strada con notevole successo».
Quali rischi corre la Ue?
«Un aumento dei dazi non sarebbe ovviamente una buona notizia. Ma piuttosto che criticare Trump per aver voluto favorire la produzione locale americana attraverso il protezionismo, chiamiamo in causa la Commissione europea, che finora non ci ha dato i mezzi per affrontare questo contesto più duro».
Quale il problema principale?
«La concorrenza e persino la dipendenza economica dal gigante cinese, che non rispetta nessuna delle regole del gioco commerciale e sta distruggendo intere fasce della nostra economia. Il famoso Green Deal equivarrebbe a un gigantesco “Buy China Act”, favorendo, ad esempio, l’industria cinese delle auto elettriche. E non è colpa degli americani. Ecco perché all’interno del nostro gruppo di Ecr Parlamento europeo stiamo lavorando fianco a fianco con i rappresentanti eletti di Fratelli d’Italia per bloccare questa legislazione dannosa».
La tavola rotonda araba sull’Ucraina produrrà effetti?
«È presto per dirlo. Trump ha un metodo diplomatico singolare, che consiste nel colpire duro per suonare l’allarme prima di iniziare le discussioni, senza che questo pregiudichi la posizione finale. Dubito che si possa raggiungere una stabilizzazione duratura della regione escludendo gli europei dai negoziati. Per la Ue il conto è ora salato, con il rischio che l’Ucraina venga alla fine divisa. La lezione è chiara: si può pagare quanto si vuole, ma non si conta sulla scena mondiale se non si è né una potenza economica, né una potenza militare indipendente».
Il vertice convocato da Macron è stato utile?
«Un’operazione di comunicazione. L’unica cosa utile che avremmo potuto fare è ricostruire il nostro arsenale militare-industriale e ridarci i mezzi per essere pienamente una “nazione quadro”. Non perdiamoci nella federalizzazione e nella bruxellizzazione della nostra Difesa. Rafforziamo invece le nostre capacità di difesa nazionali, togliamole dal calcolo del 3% del deficit, diamo priorità agli acquisti militari-industriali europei».
Gli Stati Uniti e la Ue parlano la stessa lingua?
«Sì, perché abbiamo molto in comune. Lo ha ricordato il vicepresidente J. D. Vance alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Condividiamo le stesse fonti civili che hanno dato vita alla civiltà europea e alla sua estensione occidentale».
Riuscirà una destra conservatrice ad affermarsi in Francia, come ha fatto in Italia?
«“Essere conservatori significa sapere che le cose non si creano facilmente, ma si distruggono facilmente”, ha detto Roger Scruton. La Francia, il paese dell’Illuminismo e della Rivoluzione, lo ha troppo spesso dimenticato. “Ereditare – proteggere – trasmettere”, il motto delle giornate di studio organizzate dal gruppo Ecr a Parigi, potrebbe benissimo essere quello del movimento che presiedo, Identité Libertés, il cui progetto è proprio quello di dare corpo alla destra conservatrice nel panorama francese. Mi sto battendo per importare nel dibattito, e poi imporre nei fatti, il modello della coalizione di destra guidata da Meloni».
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