Vincenzo Sofo, sposato con la nipote di Marine Le Pen, Marion Maréchal, è stato eurodeputato della Lega, da dove nel 2021 è transitato in Fratelli d’Italia. Lo abbiamo incontrato a Roma dove ha presentato il suo libro, Tecnodestra, in uscita con Paesi edizioni, con una sala piena (alla libreria Ubik) malgrado il suo volume non sia ancora arrivato in libreria.

Sofo, lei è stato al Cpac. Perché è un evento così importante?
«Intanto perché raduna tutto il mondo conservatore americano e adesso vede tra i suoi protagonisti membri di altissimo livello dell’amministrazione americana. E comunque ciò che avviene negli Stati Uniti politicamente e culturalmente ha sempre un’influenza e un ritorno sul continente europeo e diventa sempre più un punto di riferimento del mondo conservatore occidentale».

Ha fatto bene Giorgia Meloni a partecipare?
«Ha fatto molto bene, certo, perché oggi è uno dei leader più importanti al mondo, come conferma il calibro del suo discorso e l’ovazione con cui è stata salutata: è probabilmente il leader più importante a livello europeo. E anche un ponte di dialogo necessario per l’Europa. Punto sul quale bisogna fare attenzione perché comunque la divergenza ideologica profonda che c’è adesso tra l’amministrazione americana e molte amministrazioni europee è un ostacolo: il dialogo con Trump è imprescindibile, ci piaccia o no. Avere una persona come Giorgia Meloni che invece può fare da ponte – e che è anche un ponte di carattere ideologico e politico – è fondamentale per tutti. Se ragionassimo come Europa, tutta l’Unione Europea dovrebbe utilizzare perché andrebbe a vantaggio di tutti».

Ma quello di Steve Bannon è stato un saluto romano o no?
«No ma, secondo me basta guardare il video e non è assolutamente un saluto romano. Noi qua cerchiamo di esportare gli psicodrammi che manteniamo in vita nei nostri paesi. In Europa c’è un retroterra storico che funge da appiglio, lì in America non ce n’è anche quello. Ma attenzione, negli Stati Uniti c’è la prima comunità ebraica al mondo ed è una comunità ebraica che è fortemente presente anche al Cpac. Altro che nazismo: il giorno prima dell’intervento di Bannon hanno fatto una dichiarazione di allarme per il ritorno dell’antisemitismo».

Ha sbagliato Bardella, allora, a non andarci in polemica con Bannon?
«Sbagliato o non sbagliato dipende dalle situazioni, dalle sensibilità, diciamo, e dalle polemiche politiche che ci sono in un paese. Difficile giudicare noi in Italia certe dinamiche della situazione francese. Io vivo a Parigi: quello che posso dire, essendone testimone diretto, è che noi in Italia abbiamo un dialogo e un confronto duro tra parti politiche, ma che resta sempre sereno, civile, democratico. In Francia questa roba non c’è. L’Italia, rispetto alla Francia, è il paradiso della libertà di espressione. Può sembrare assurdo, ma vi assicuro che è così. Quello è un modo di funzionamento della politica che è molto, molto diverso e molto, molto più violento. E anche la reazione e il comportamento dei media di sinistra in Francia è molto più aggressivo rispetto a quello che abbiamo anche in Italia. Ecco, siamo al paradosso, ma mi trovo a elogiare persino la sinistra italiana».

Cosa racconterà il suo Tecnodestra, in uscita il 21 marzo?
«Dopo l’esperienza nel Parlamento europeo è stata l’occasione di posarsi a terra, posare un po’ tutte le idee. Da una parte trasmettere quello che ho visto, quello che è stata l’esperienza e che ho potuto vivere durante l’esperienza a Bruxelles e proiettarla nel futuro, sulle sfide che ci attendono e le sfide che attendono anche, in particolare, la destra europea».

Che è una destra in movimento, come si vede anche dalle elezioni tedesche…
«Il tema del conservatorismo, per esempio legato a tutto quello che accade a livello di progresso tecnologico, di avvento anche nell’ambito politico delle big tech e delle sintesi che dobbiamo fare».

C’è anche di recente il fenomeno della tecnofobia, la sinistra che dice che i satelliti di Musk sono pericolosi.
«Sì, che è abbastanza assurdo considerando che la sinistra è quella che fino a pochi giorni fa, poche settimane fa coltivava e beneficiava di rapporti con le big tech che adesso definisce Satana. Le big tech sono delle big tech, sono delle aziende e questa sarà una sfida anche della destra».

Ci vorrebbe più tecno Europa?
«No, ci vorrebbe più Europa e più politica a gestire perché il tecno è uno strumento, ma per noi la sfida è quella di mantenere comunque sempre il primato della politica a livello nazionale e a livello europeo».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.