Liberali alla riscossa
Mark Carney, il neo-premier canadese che è vicino ai pro-pal

In Canada, dopo il 7 ottobre 2023, si è assistito a un incremento mai visto prima – per proporzioni, diffusione e gravità – dei casi di violenza antisemita. Si tratta di aggressioni contro singoli cittadini e contro istituzioni scolastiche, religiose, sinagoghe e organizzazioni comunitarie ebraiche. Nonostante il fatto che la popolazione ebraica, in Canada, ammonti a poco più dell’1%, il 70% del totale dei crimini di odio religioso riguarda quell’infima minoranza. Nel 2024, con un aumento drammatico rispetto agli anni precedenti, sono stati riportati 6220 casi di crimini d’odio nei confronti di cittadini ebrei canadesi: in media, diciassette casi al giorno. Nel 2025 i numeri risultano ulteriormente aggravati.
È diffusa la convinzione, in Canada, che la questione israelo-palestinese abbia svolto un ruolo tutt’altro che secondario nella vittoria di Mark Carney, il banchiere che ha sostituito il precedente primo ministro, Justin Trudeau, ed è uscito vincitore dalle elezioni federali dell’altro giorno.
Carney eredita un Paese letteralmente devastato dall’insorgenza antisemita e, durante la campagna elettorale, in più occasioni ha dato segni, a dir poco ambigui, circa la propria determinazione di interrompere quell’andazzo. Ha bensì, in modo routinario, dichiarato che la violenza antisemita imperante da Toronto a Vancouver “deve cessare”, ma non ha rinunciato a strizzare l’occhio alle platee pro-Pal che reclamavano una sua dichiarazione contro il “genocidio” di Gaza. Carney ha corrisposto a quella richiesta, affermando di essere “consapevole” dell’esistenza del presunto genocidio e spiegando che “per ciò” (vale a dire, proprio a causa del genocidio) il Canada ha disposto l’embargo delle forniture di armi a Israele.
Alcuni osservatori attribuiscono le ambiguità di Carney su quel fronte all’esigenza di dimostrarsi “altro”, a prescindere dall’argomento, rispetto all’oratoria e alla pratica trumpiana. Ma, visto ciò di cui si tratta, è una spiegazione che spiega troppo, salvo credere che un cedimento alle istanze antisemite, spacciate per “critica a Israele” sia il prezzo ammissibile per segnare il punto di differenza con il presidente dirimpettaio che vagheggia di prendersi il Canada. Un ultimo dato: molti ebrei canadesi stanno valutando di lasciare il Canada perché non si sentono più al sicuro.
Starà a Mark Carney dimostrare che non si preserva l’indipendenza dei canadesi lasciando
che il Canada sia il Paese da cui gli ebrei sono costretti a fuggire.
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