Con la dichiarazione di Mattarella, Craxi fuoriesce dal buco nero della damnatio memoriae e acquista il giusto riconoscimento di politico e statista che ha segnato gli ultimi decenni del Novecento.

Il primo capo dello Stato che affrontò il caso fu Napolitano quando, nel decennale della morte, mise nero su bianco e inviò una lettera alla signora Anna Craxi in cui scrisse del suo rapporto con il marito che fu “franco e leale, nel dissenso e nel consenso che segnavano le nostre discussioni e le nostre relazioni anche sul piano istituzionale”. Tuttavia, “è un fatto che il peso della responsabilità per i fenomeni degenerativi ammessi e denunciati in termini generali e politici dal socialista era caduto con durezza senza eguali sulla sua persona”. Mattarella va però oltre la questione giudiziaria che investì Craxi affermando che da presidente del Consiglio ha “impresso un segno negli indirizzi del Paese in una stagione caratterizzata da grandi trasformazioni sociali e da profondi mutamenti negli equilibri globali”.

Il primo successo Craxi lo conseguì quando fece convergere un gran numero di voti su Pertini facendolo eleggere alla presidenza della Repubblica. Senza Pertini al Quirinale, Craxi avrebbe avuto lo stesso per due volte il mandato di formare il governo? Non lo sapremo mai. Il 21 luglio 1983 Pertini gli affidò l’incarico e il 4 agosto successivo formò il nuovo governo di pentapartito. Craxi fece tre capolavori: il nuovo Concordato, quella che è passata alla storia come la “notte di Sigonella” e il taglio dei tre punti della scala mobile. Quando il 7 ottobre 1985 un comando palestinese sequestrò la nave Achille Lauro uccidendo un ebreo americano, gli Stati Uniti chiesero la consegna dei terroristi e il governo italiano si oppose alla richiesta: la competenza per perseguire i reati era dell’Italia. I terroristi infatti, intercettati su un aereo dai caccia americani, furono costretti ad atterrare alla base area di Sigonella.

Il capo dei terroristi, Abu Abbas, lasciò l’Italia per Belgrado. Ci fu la crisi di governo, Spadolini uscì dalla maggioranza ma chiarito il caso “Achille Lauro” fra Craxi e Reagan la crisi rientrò. L’ultimo capolavoro è datato 14 febbraio 1984: il governo approvò il decreto – detto di San Valentino – del taglio dei tre punti della scala mobile salariale, con l’accordo firmato da Confindustria, Cisl e Uil, ma non dalla Cgil. Il Pci di Berlinguer indisse il referendum abrogativo. Perse il massimalismo e vinse il riformismo. L’inflazione fino ad allora si era attestata a due cifre. Scese a una. Con Craxi l’Italia entrò nel G7.

Mattarella ha sottolineato che Craxi fu un “interprete autorevole della nostra politica estera europea, atlantica, sostenitrice dello sviluppo dei paesi più svantaggiati. Lungo queste direttrici ha affrontato passaggi difficili, rafforzando identità e valore della posizione italiana”. Craxi in politica estera ha dato il meglio di sé, aiutando tutte quelle forze democratiche sotto il tacco autoritario. Mattarella coglie questo aspetto e lo mette in evidenza ricordando quando si schierò contro l’installazione nell’Europa dell’Est dei missili SS20, capaci di colpire obiettivi nell’Europa occidentale. La risposta americana non si fece attendere, dando il via alla installazione dei missili “Pershing” e “Cruise”. Dopo, per l’Urss, iniziò la parabola discendente.

Craxi era un socialista riformista della tradizione turatiana e matteottiana, molto vicina a quella saragattiana, seppure lui veniva dalla corrente autonomista nenniana. Lungi da lui la sinistra comunista. Era la sinistra socialista o socialdemocratica invece, la sua stella polare. Il socialismo craxiano aveva un forte attaccamento al patriottismo le cui radici affondavano nel Risorgimento di Cavour e Mazzini. Il suo non era però un “patriottismo d’anticamera” ma di amore e di fedeltà alla patria. Era un europeista, in antitesi al sovranismo ricondotto alla tradizione nazionalista. A Mattarella, con la sua dichiarazione, va il ringraziamento dei socialisti per aver ristabilito la verità su Craxi e per aver messo fine alla character assassination.

Fabrizio Cicchitto, Biagio Marzo

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