La svolta europeista
Meloni chiude a Russia e Cina, tirata d’orecchie a Conte e Salvini nella doppietta anti-sovranista
L’Italia si ritira dalla Via della Seta: la premier accusa Conte ed evoca manovre oscure. In Europa è pronta ad abbracciare popolari e socialisti tagliando fuori Salvini
Ecco la doppietta di Giorgia Meloni, la “responsabile”. No ai sovranisti e no alla Cina. Con tanto di tirate d’orecchie al discolo Matteo Salvini e allo spericolato Giuseppe Conte. Non è un caso, infatti, che l’accordo della Via della Seta sia stato firmato dal governo italiano durante la stagione gialloverde. Con il leader pentastellato a Palazzo Chigi e il leghista vicepremier e titolare del Viminale. Meloni vuole archiviare quella stagione contraddistinta dalle liaisons dangereuses con Mosca e Pechino. E, non potendo puntare direttamente il dito contro il Carroccio, mette nel mirino Conte.
Lo fa parlando a Milano, quattro giorni dopo il ritiro ufficiale dell’Italia dal discusso accordo commerciale con la Cina: “Conte ci deve spiegare la ragione per la quale noi siamo l’unica nazione che ha aderito alla Via della Seta ma non siamo la nazione che ha gli interscambi maggiori con la Cina, neanche tra le economie europee”. La premier non parla esplicitamente di complotto, eppure evoca manovre oscure, trame ordite da un esecutivo che forse voleva scomporre il classico quadro del posizionamento dell’Italia nello scacchiere internazionale. Quindi Meloni fa intendere che la sottoscrizione della Via della Seta non aveva uno scopo prettamente economico, commerciale, ma più che altro politico. “Penso che, banalmente, si possano e si debbano mantenere rapporti di cooperazione commerciale ed economica con la Cina e migliorarli, ma che lo strumento della Via della Seta da questo punto di vista non abbia dato i risultati che erano attesi”, continua la presidente del Consiglio.
Insomma, Meloni scorpora i rapporti commerciali con Pechino dalla firma della Via della Seta. Conte mercoledì sera aveva tenuto il punto, parlando di “una decisione che si giustifica solo per ragioni ideologiche”. Come fa notare Italia Viva, la premier ha evitato di spiegare nel dettaglio le motivazioni per cui l’Italia, seppur giustamente, ha scelto di lasciare la Via della Seta.
Sicuramente l’evocazione del complotto contiano con Xi Jinping serve ad alimentare la narrazione di un governo di centrodestra affidabile a livello internazionale. Anche perché è vero che l’Italia è stato il primo paese del G7 e dell’Unione Europea ad aderire al progetto della Via della Seta.
Governo Meloni si sfila da Russia e Cina, la Lega non commenta la svolta europeista
Il tutto mentre la Lega, partito che nel 2018 indicò come sottosegretario il filo cinese Michele Geraci, continua a tacere sulla svolta di Meloni. Il gioco delle parti tra il Carroccio eccentrico in politica estera e l’immagine di Fratelli d’Italia “europeista” e atlantista è funzionale agli obiettivi di Palazzo Chigi in vista delle prossime elezioni europee. Un voto da cui uscirà il nuovo assetto di governo della futura Commissione Europea. Meloni, al netto delle dichiarazioni, è pronta ad accettare una maggioranza con i popolari e i socialisti europei, tagliando fuori Salvini e il suo gruppo sovranista di Identità e Democrazia. La contropartita? Secondo autorevoli fonti ai piani alti del cerchio magico della premier, sarebbe la nomina a commissario europeo per gli affari economici del meloniano Raffaele Fitto al posto dell’uscente Paolo Gentiloni. Esemplificative, da questo punto di vista, le parole del ministro Francesco Lollobrigida sul raduno sovranista di Firenze apparecchiato dalla Lega: “Nessuna alleanza con chi è contro Israele e Ucraina”. “Non è una novità che i partiti di centrodestra appartengano a diverse famiglie politiche in Europa”, dice la premier. Che si veste da “responsabile” e accusa Conte di intelligenze con il “nemico” cinese.
© Riproduzione riservata