È una Giorgia Meloni che si confessa e che detta la linea del suo governo, quella intervistata su Rtl 102,5, ospite di Non Stop News. La presidente del Consiglio ammette che questo primo anno di governo è stato “tosto”. “È la parola più facile per raccontare un anno in cui è accaduto tutto quello che poteva accadere, il segreto è un po’ vivere giorno per giorno, come direbbe Rambo. Cerchiamo di affrontare ogni problema in modo più pragmatico e serio possibile, facendo gli interessi dei cittadini italiani. Nel disastro che ci siamo trovati a gestire per la situazione italiana e internazionale, i risultati raccontano di un lavoro fatto con serietà” dice la premier.

Gli altri passaggi più personali, e meno politici, dell’intervista, sono quelli in cui Meloni ha ricordato come “a volte si è parlato delle mie questioni personali senza pietà, però alla fine con l’elmetto in testa si combatte”. Inoltre, la premier ha ricordato come ormai non abbia più molti segreti da scrivere nei suoi quaderni, dove si appunta le cose da dire o da ricordare: “Insomma, me ne sono rimasti pochi perché la mia vita è tutta in piazza“.

Meloni sul salario minimo

Ma oltre agli aspetti personali, nell’intervista a Rtl c’è molta politica e molti attacchi. Sul salario minimo, infatti, Meloni ha rivolto un pensiero sarcastico, ma pungente, contro i sindacati e le opposizioni. “Un po’ sorrido, M5s, Pd ci dicono che il salario minimo è l’unica cosa che va fatta in Italia ma in dieci anni al governo non l’hanno fatta, e mi stupisce la posizione di alcuni sindacati che vanno in piazza per rivendicare il salario minimo e quando vanno a trattare i contratti collettivi accettano contratti con poco più di cinque euro all’ora come accaduto di recente con il contratto della sicurezza privata. Bisognerebbe essere un po’ coerenti”.

L’accordo con l’Albania sui migranti

La presidente del Consiglio ha discusso anche dell’accordo tra Italia e Albania sui centri per i migranti, firmato con il leader Edi Rama, e delle discussioni che ne sono nate. “Il Pd ha cercato di cacciare il povero Edi Rama che è socialista dal Pse perché evidentemente aiutare l’Italia non è di sinistra”. Per Meloni, l’accordo è “innovativo, utile e rappresentare un precedente che si può fare in molte nazioni nel pieno rispetto del diritto internazionale”. Anche in questo caso Meloni ha attaccato una certa opposizione: “Non so perché la sinistra lo contesti così”, forse “perché sperano che non riusciamo a risolvere il problema, cosa che noi contiamo di fare in una realtà in cui ci confrontiamo con flussi senza precedenti”.

Le divisioni nel Centrodestra in Italia e in Europa

Nell’intervista, spazio anche allo stato della maggioranza in Italia e al futuro in Europa delle forze di destra , su cui si è parlato molto in questi giorni dopo gli scatti in avanti del suo alleato Matteo Salvini. “Al di là delle sfumature dei partiti di maggioranza, che sono una ricchezza, c’è coesione di fondo ed è evidente: e penso che quello che siamo riusciti di fare in Italia si debba in qualche maniera tentare di costruirlo anche in Europa”. “Oggi abbiamo una grande occasione – ricorda Meloni – lo scenario che si potrebbe realizzare è quello in cui in Parlamento europeo si riesce a costruire una maggioranza più compatibile a livello di visione. Potremmo ritrovarci con istituzioni europee in cui l’Italia conta molto di più: è il mio obiettivo, l’obiettivo della maggioranza”.

La premier si sofferma anche sulla riforma del Patto di stabilità: “Non si può dire sì a una riforma del Patto che poi non si può rispettare”. Meloni ha spiegato che “sono ore serrate di questa trattativa, è un momento molto delicato”. “Crediamo che un’Europa seria debba tenere in considerazione nella nuove regole della governance le strategie che si è data – ha aggiunto -. Abbiamo il Pnrr, la transizione energetica, digitale: non si può non tenere conto degli investimenti che l’Europa chiede. Stiamo facendo del nostro meglio per costruire una sintesi efficace ma ragionevole”.

La riforma costituzionale e il premierato per Meloni

Anche il tema del disegno di legge sul premierato e della possibile riforma costituzionale è stato ampiamente trattato da Meloni. “Certe critiche dimostrano che non si sa che cosa dire su questa riforma, perché noi non abbiamo toccato i poteri del presidente della Repubblica. Abbiamo volutamente lasciato inalterato il valore e il ruolo del presidente della Repubblica, in questo caso di Sergio Mattarella, che è una figura che sicuramente per gli italiani rappresenta un assoluto punto riferimento”.

Chi non vuole la riforma secondo Meloni

Meloni ha poi usato alcuni dei leitmotiv tradizionali che utilizzava quando era all’opposizione e faceva barricate su tutto, contro i poteri forti e le trame nei palazzi: “Tutto quello che facciamo con la riforma è dire che chi guida governo lo devono scegliere gli italiani. Questo è un problema di chi contesta la riforma, perché è abituato a fare il bello e cattivo tempo facendo e disfacendo il governo nei palazzi, sulla pelle degli italiani, per realizzare programmi che nessuno aveva votato, per mettere gente che nessuno aveva votato”. “Chiaramente ha un problema se si dice che questo gioco è finito e adesso chi governa la nazione lo decidono gli italiani alle urne e ragionevolmente ha 5 anni per realizzare il suo programma. Perché questo è tutto quello che dice la riforma: il capo del governo eletto direttamente dai cittadini e con meccanismi di stabilità che consentono a quel governo eletto dai cittadini di stare in carica 5 anni”, è il messaggio lanciato da Meloni.

La possibilità di un referendum

La presidente del Consiglio, comunque, ricorda quanto peso sia dato alla riforma del premierato, e anche in questo caso ha usato la carta vittimistica: “Io penso sia la riforma dalla quale dipendono tutte le altre, so che ci sarà un sacco di gente che si muoverà contro questo, faranno di tutto per impedire di approvarla. Penso che alla fine si arriverà al referendum perché vedo molto difficile che si possa trovare un accordo in Parlamento: quando la riforma arriverà al referendum chiederemo agli italiani che vogliono fare. Saranno gli italiani a decidere se domani vogliono essere padroni di questo destino o se vogliono continuare a farlo fare a chi obiettivamente ha pensato di essere padrone delle istituzioni e non lo è”.

Meloni: “I funerali di Giulia Cecchettin possono essere una svolta”

A seguire, sempre su Rtl, Meloni ha parlato anche del femminicidio di Giulia Cecchettin e dei funerali svolti ieri a Padova, con l’addio alla ragazza uccisa. “La giornata di ieri nella tragedia può rappresentare una svolta” che potrebbe “rappresentare l’inizio di qualcosa di nuovo sul piano culturale” ha detto la premier, che poi ha aggiunto: “Le leggi, gli strumenti ci sono per difendere le donne. Noi siamo libere, non è normale aver paura di un uomo che dice di amarti: chiamate il 1522 se avete paura, qualcuno vi può aiutare”.

Meloni, prima di lanciare la promozione per il numero di emergenza, ha fatto un’ampia digressione sui pericoli emerse – secondo lei – durante gli ultimi anni. “Non abbiamo capito quanto il Covid abbia impattato sulle giovani generazioni, anche in termini di capacità di socializzare” e “non ci stiamo rendendo conto del ruolo che le nuove tecnologie e i social media hanno, che messaggi sempre più improntati al nichilismo, alla cultura dei soldi facili, al sesso facile quanto stanno impattando”.

“Il problema è sempre lo stesso: esistono degli uomini che non accettano l’emancipazione femminile, la libertà delle donne e per questo non accettano i no. Questo è l’elemento alla base di questo problema e che dobbiamo combattere ogni giorno”, ha ribadito Meloni che punta il dito contro l’assenza di cultura, la crisi che vivono le famiglie e il nostro sistema educativo”.

Redazione

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