Ursula chiede voti, Giorgia vuole più peso
Meloni e von der Leyen a rischio isolamento tra franchi tiratori e Salvini “cameriere” di Orban
La coperta di von der Leyen è corta: i franchi tiratori potrebbero impallinare il suo bis, gettando così l’Europa nel caos. Meloni pretende un commissario di prima fascia. Entrambe rischiano l’isolamento

Per un macabro scherzo del destino, Ursula e Giorgia entrano nella settimana decisiva delle istituzioni europee con le stesse difficoltà e lo stesso stato d’animo. La prima, Ursula von der Leyen, a caccia di una riconferma che la consacri definitivamente a Bruxelles, sciogliendo i tanti dubbi che la inseguono anche a casa propria (i popolari tedeschi). La seconda, Giorgia Meloni, cerca di intuire la traiettoria giusta della pallina che la porti alla casella vincente, con la consapevolezza peraltro di giocare in un campo ostico.
Ursula ha un maledetto bisogno dei voti che l’altra le può portare in dote tra i 78 seggi di cui dispongono i conservatori (francesi, polacchi e rumeni comunque voteranno no), ma sa di avere la coperta troppo corta. L’incontro ufficiale, previsto stamani (e una telefonata tra le due nelle prossime ore), servirà a chiarirsi ulteriormente le idee. Se le “avances” alla presidente del Consiglio dovessero superare i limiti, l’area dei franchi tiratori crescerebbe a dismisura nella sua maggioranza. Dall’altra parte la leader dei conservatori e di Fratelli d’Italia ha una doppia richiesta da farle: commissario di prima fascia (sempre Raffaele Fitto favorito) e vicepresidenza esecutiva (difficile) per l’Italia, sostegno palese sull’immigrazione e un passo di lato sul Green Deal. Anche Giorgia è conscia che la sua puntata incrocia i desideri di altri giocatori, ad esempio quelli dell’ostico presidente Macron che pretende la riconferma di Thierry Breton al mercato interno (concorrenza, bilancio, economia, le altre richieste italiane).
I dubbi di Giorgia e il “cameriere” di Orban
La partita della presidente del Consiglio poi è doppia, non solo sul tavolo da gioco europeo ma anche a Roma. È il motivo per cui, a pochi giorni dalla seduta in cui il Parlamento europeo si esprimerà su Ursula, giovedì, la leader italiana non ha ancora deciso la sua posizione: voto favorevole (se Palazzo Berlaymont dovesse aprire su tutto o su molto), astensione (che resta l’ipotesi più probabile) o voto contrario. L’altro problema si chiama Matteo Salvini, l’impaziente alleato di governo che per darle ancora più fastidio ha fatto il “cameriere” a Orbán, apparecchiando il nuovo gruppo dei Patrioti. In pratica, la spina nel fianco di Giorgia sia a Bruxelles che nella Capitale.
La presidente del Consiglio sa che il voto di dopodomani (la seduta si aprirà alle 9, le urne alle 13) determinerà il suo prossimo futuro: solo con il voto favorevole (dei 24 eurodeputati di Fratelli d’Italia, come gli omologhi belgi e cechi), portando una dote significativa e probabilmente vitale a Ursula, avvierà quella svolta europeista in grado di farle dire addio al passato. È ciò che la spinge a fare Antonio Tajani, che anche ieri ha sparso ottimismo in giro: “L’Italia è un paese fondatore, la presenza italiana è indispensabile. Non è soltanto un nostro interesse giocare una partita nei prossimi 5 anni, ma è anche interesse dell’Europa avere un’Italia protagonista”. Il ministro degli Esteri fa anche notare alla sua presidente del Consiglio che “la battaglia con i Patrioti di Orbán è persa, che i conservatori non saranno più comunque il terzo gruppo del Parlamento europeo”. Che è un po’ come dire, “tanto vale che Giorgia si butti dall’altra parte, e sperimenti un nuovo modello di gioco”.
Ursula e L’incubo franchi tiratori
È che ci vuole un “fisico bestiale” per entrare nella tana del “lupo” e reggere l’urto degli attacchi del leader della Lega, che comincerebbe ad accusarla di “aver fatto un accordo con i socialisti”. In pratica la stessa partita disputata all’epoca del governo Draghi a parti capovolte: allora fu la fondatrice di Fratelli d’Italia a inveire contro la Lega che “governava con il Pd e con l’Europa delle banche”. E Giorgia ricorda benissimo quanto sia conveniente quella posizione: non a caso ridusse il “quasi” amico da Capitano a gregario, conquistando senza discussioni Palazzo Chigi. A rendere ancora più complicata la situazione, c’è l’attesa dei Verdi (53 eurodeputati), disponibili a votare Ursula, con il plauso di Stefano Bonaccini, ma a determinate condizioni (quelle che farebbero infuriare i popolari). Poche ore a disposizione per la tedesca e per l’italiana, alle prese con quell’ora del giorno in cui le ombre si allungano. Per Ursula l’incubo si chiama franchi tiratori, una sfiducia che sarebbe storica e che farebbe precipitare l’Europa in una crisi senza precedenti. Per Giorgia il rischio di perdere tutto in una mano sola: un ruolo d’onore nell’Ue, e il governo in Italia. Per entrambe “adda passa ‘a nuttata”.
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