Roberto Vannacci è un atleta instancabile. Un giorno sì e l’altro pure regala al mondo le sue prodezze. Menomale che il Generale c’è nell’Italia che si lecca le ferite per l’eliminazione dagli Europei. E così, dopo aver incassato con estrema disinvoltura oltre mezzo milione di voti alle elezioni per un posto a Bruxelles, ecco che il nuovo paladino leghista strappa un altro successo: farsi bacchettare persino dal Rassemblement National. Insomma, è troppo anche per i sovranisti d’Oltralpe. La destra al contrario, verrebbe da ironizzare.

Vannacci troppo anche per Le Pen

No, non è un’interpretazione faziosa dei giornaloni brutti e cattivi. È quanto emerge dalle parole pronunciate da Laurent Jacobelli, deputato lepenista: «Non lo conosco personalmente ma da quello che ho letto ha fatto delle dichiarazioni che non corrispondono ai valori del RN». Non è tutto. Perché poi Jacobelli è stato ancora più chiaro sul futuro di Vannacci, in trepidante attesa di indossare i vestiti da vicepresidente del gruppo dei Patrioti per l’Europa: «Penso che questo signore non sarà vicepresidente. Mi sembra impossibile».

Le prime fratture

Il sipario potrebbe calare già ora, ma perché privarsi della possibilità di assistere alle altre parti in commedia? Dal Rassemblement National infatti non escludono l’ipotesi di chiedere al Carroccio di nominare un altro vicepresidente della formazione lanciata da Viktor Orbán. Una nomina che – viene fatto filtrare – deriverebbe da un annuncio «unilaterale». Ma ci pensa il Generale a rassicurare: «Una compagine compatta di rappresentanti provenienti da dodici paesi europei che si battono per la libertà di essere europei, per l’identità che li caratterizza e per la sovranità dei loro paesi». Tutti insieme appassionatamente. Peccato per le prime crepe a poche ore dalla nascita del gruppo.
Roberto il Grande, dopo aver fatto il pieno di preferenze alle europee, adesso crea le prime fratture nel nuovo gruppo di destra tanto caro al premier ungherese. Certo, quella del Rassemblement National potrebbe essere vista come una mossa di facciata: il deludente risultato del secondo turno in Francia ha imposto una riflessione sulla necessità di una svolta per attirare i consensi anche dell’ala moderata e togliersi così di dosso l’etichetta di partito estremista. Da qui l’intenzione di smarcarsi, almeno dal punto di vista mediatico, dal novello salviniano per evitare nuovi imbarazzi.

Ma Vannacci non molla

Ma Vannacci ha le idee chiare: «Metterò a disposizione le mie pregresse esperienze per costituire una centuria affiatata, compatta, sicura di sé, famelica e pronta al combattimento». L’Italia ha un nuovo capitano. Un condottiero fiero e determinato. D’altronde anche Matteo Salvini aveva brindato sui social: «Buon lavoro, avanti tutta». Verso quale direzione di preciso, però, non si sa. Sperando che i compagni patrioti non si mettano di traverso. Sarebbe davvero un gran dispiacere non poter godere delle nuove esibizioni che il Generale potrebbe cacciare dal cilindro. Se è arrivato a tanto da semplice candidato in corsa, figuriamoci quali impeccabili prestazioni potrebbe sfornare da vicepresidente. L’eco delle sue uscite è arrivata anche nelle stanze del partito di Marine Le Pen e di Jordan Bardella. Con ottimi risultati che mettono in discussione il suo nome. Un traguardo che si raggiunge solo con fatica, costanza e tenacia. Qualità che Vannacci può vantare con orgoglio. Sono soddisfazioni di tutto rispetto.