Il Sì&No del giorno
Meloni ha gestito bene il caso Giambruno? No, rivolgersi a una piattaforma social è più da influencer che da presidente

Nel Sì&No del giorno del Riformista, spazio al dibattito su una delle notizie di cronaca più discusse delle ultime settimane. La premier Giorgia Meloni ha gestito bene il caso Giambruno? Le ragioni del no sostenute da Ermelinda M. Campani, direttrice di Stanford Florence. Quelle del ‘si’ da Nicola Màdia, avvocato penalista.
Di seguito l’intervento di Ermelinda M. Campani
Dalla Presidente del Consiglio, che è anche una donna di destra, non ci si sarebbe aspettato un communiqué come quello che ha consegnato a Twitter, pardon X, Giorgia Meloni nei giorni scorsi. È vero che i social media sono diventati l’arena su cui tutti, compresi i politici, annunciano matrimoni e battesimi, dove ci si scambiano gli auguri di buon compleanno e financo dove si celebra il ricordo del caro estinto. Ed è altrettanto vero che a sdoganare Twitter erano già stati gli Obama, con i loro messaggini affettuosi di auguri reciproci, e altrettanto aveva fatto Trump che invece usava la piattaforma per lanciare anatemi a tutti, a destra e a manca. Ma un conto, appunto, è dirsi quanto ci si ama o ci si odia, altro è l’annuncio, nemmeno tanto sobrio (il post-scriptum della pietra e l’acqua), della fine di una relazione amorosa.
La questione è tanto di forma quanto di sostanza. La forma: Giorgia Meloni, come è noto, durante la campagna elettorale non ha mai perso l’occasione di ricordare, in Italia come in Spagna, di essere una donna, e una mamma. Sacrosante parole, figurarsi. E posizioni simboliche, per dirla con le femministe, che non sono certo antitetiche all’assunzione di un ruolo istituzionale. Ma adesso che un ruolo pubblico ce l’ha e che è della portata di Presidente del Consiglio, ci si aspetterebbe una separazione più chiara (e anche più elegante) tra la sua vita pubblica e quella privata, appunto. È più da influencer che da Presidente del Consiglio rivolgersi a una piattaforma social per dire che la propria relazione finisce, per parlare della figlia e raccontare di sé, come figlia che non ha avuto l’amore del padre. I populisti e i loro amici riterranno che questo tweet servirà a umanizzare Giorgia Meloni e molti osservatori hanno sostenuto che le porterà anche dei voti. Mah.
Quello che il tweet ha fatto di sicuro, invece, in un momento in cui le istituzioni hanno bisogno di riacquistare un po’ di autorevolezza e credibilità (non solo per il bene delle istituzioni ma soprattutto per quello del Paese), è stato di istituire una interlocuzione pubblica tra le “toccatine” e le indicibili volgarità, a cui si è lasciato andare il suo ex-compagno, e la Presidenza del Consiglio. È giusto che ci sia una consecutio ma non su Twitter. Ed è una banale questione di semiotica della comunicazione. Non ci vuole tanto. Eppure a qualcuno deve essere sfuggita. Altro sarebbe stato se un comunicato ufficiale, secco e asciutto, fosse uscito dal Gabinetto della Presidenza per annunciare semplicemente la “separazione tra Meloni e Giambruno”. Una cosa pulita, essenziale, elegantissima. Un comunicato non da lei, ma dal suo ufficio. Avrebbe anche azzerato la sofferenza che si legge tra le righe del tweet, e nemmeno troppo velatamente. E avrebbe relegato le scioviniste, orribili e gravissime volgarità dell’ex-compagno allo spazio che meritano.
Nel tweet, invece, la Presidente del Consiglio ha ceduto il passo a Giorgia. Sia chiaro, non è che si debbano disumanizzare le cariche istituzionali, che anzi hanno anima e core e tengono pure famiglia. Ma, accettando una di quelle cariche, si dovrebbe – per il bene proprio e della carica – tenere rigorosamente separata la cosiddetta sfera personale da quella pubblica, eccezion fatta per qualche vezzo confezionato ad hoc. Tutto qui. Viene in mente un infelice video che, all’indomani dell’elezione a sindaco di Roma, mostrava la Raggi mentre apriva le porte del Campidoglio ai cittadini (“oggi i cittadini entrano nelle istituzioni”), indossando una specie di canottiera. Non si tratta di pruderie. Al contrario. La Raggi non riceveva amici a casa sua in quel video. Accoglieva, da sindaco di Roma, la popolazione nel suo ufficio. La carica, il suo ruolo, avrebbero meritato un altro contegno.
È solo di qualche mese fa la rottura pubblica della coppia torinese (finita sui social media ancorché non per colpa loro). Anche Meryl Streep e marito si sono lasciati dopo oltre quattro decenni di vita insieme, ma hanno evitato i comunicati via social. Ora, proprio a un anno dalla sua elezione alla Presidenza del Consiglio, è toccato a Meloni che, in questo caso, però non si è fatta guidare dall’aristotelica phronesis, quella saggezza pratica che fino ad ora ha contraddistinto una buona parte del suo operato. Chissà se una Margaret Thatcher, una Nilde Iotti, o una Tina Anselmi avrebbero fatto lo stesso di Giorgia. Improbabile, e non solo perché ai loro tempi Twitter non c’era.
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