Il campione d'Europa under 22 punta alle Olimpiadi
Michele Baldassi, il “Dragon” è il nuovo fenomeno della boxe napoletana: “Voglio l’Oro a Parigi 2024”
Michele Baldassi è doppio, almeno due persone: si trasforma. Poco resta della persona riservata, basso profilo, per niente egocentrica e che si vergogna un pochino a volte di fare pugilato una volta che sale sul ring. Il nuovo fenomeno della boxe napoletana – e italiana pure –, talento della Boxe Vesuviana, tra le sedici corde diventa il “Dragon”, soprannome da Sayan, la stirpe di guerrieri superiori di Dragon Ball. A Porec, in Croazia, si è laureato campione d’Europa under 22 per i 57 chili, ma già pensa alle Olimpiadi: “Voglio l’Oro, non voglio partecipare, voglio l’Oro a Parigi 2024”.
Facciamo un esempio: primo incontro, ottavi di finale, primo round, un gancio sinistro d’incontro, preciso al mento e il tedesco Malik Shadalov ha piegato le gambe. 49 secondi di tempo, solo 49 secondi sono bastati al Sayan per trasformarsi. Il video, condiviso anche sugli account della Federazione Pugilistica Italiana (Fpi) è diventato virale nell’ambiente, ha circolato come nessun altro in quei giorni d’incontri. Spedizione memorabile per gli azzurri e le azzurre che dalla Croazia hanno portato quattro ori, due argenti e quattro bronzi. Il cammino (perfetto) di Baldassi, dopo Shadalov: il rumeno Tirzoman (5-0, già alle Olimpiadi di Tokyo dello scorso anno), il bulgaro Marinov (5-0), l’armeno Aslikyan (5-0) in finale.
È nato il 4 novembre del 2002, secondo di quattro figli, made in “Provolera” – la “Polveriera”, dall’antica Real Fabbrica d’Armi – dove si trova la stessa Boxe Vesuviana a Torre Annunziata e da dove viene anche Irma Testa, prima donna italiana alle Olimpiadi e prima medaglia italiana nel pugilato femminile a Tokyo. Quartiere difficile. “Degradato, c’è molta illegalità – dice – tanti ragazzi sono attratti dalla malavita. È un quartiere un po’ buio, nero”. La palestra è nata Oplontis nel 1960, fondata dall’iconico “U’maestr” Lucio Zurlo. “Ho cominciato a 12, 13 anni, ero grassottello. Papà, che al pugilato si è appassionato seguendomi, mi portò dal maestro Lucio. In quel periodo eravamo un po’ in difficoltà economiche e loro ci hanno aiutati, mi hanno fatto allenare anche senza il mensile, l’iscrizione, e mi hanno trattato come un figlio. Quel posto dà una possibilità a tutti i ragazzi, è come una seconda casa”.
Zurlo Senior, che con il figlio Biagio (ex campione italiano) porta avanti la palestra, un po’ se l’aspettava l’exploit dell’Europeo. Cinque minuti prima di ogni incontro interrompeva gli allenamenti per seguire il match, venti minuti dopo la telefonata con il Dragon. “È un ragazzo serio, che si impegna e migliora. E sì, è un talento. Ha sempre voglia di lavorare. E sì, penso possa seriamente puntare alle Olimpiadi. Siamo contentissimi anche perché è appena entrato nelle Fiamme Azzurre (gruppo sportivo della polizia penitenziaria, ndr), è anche questo il nostro obiettivo, tenere i ragazzi lontani dalla strada. Anche se le istituzioni qui non si vedono. Dopo la visibilità che abbiamo avuto con Irma e il bronzo non si è fatto più vedere nessuno”. Eppure dalla Boxe Vesuviana hanno partecipato a cinque Olimpiadi in tutto. E spesso e volentieri chi entra al Fight Club della Provolera non paga.
Altro talento cristallino della Vesuviana, 14 anni e due titoli italiani – e ancora senza cittadinanza perché nata in Marocco – è Caterina Khadija Jaafari, perfino attrice nel film Californie di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman. “In lei rivedo Irma. Michele invece mi ricorda un po’ mio figlio Biagio per la sua furbizia, la tecnica”, dice U’maestr. “Senza il pugilato non so che strada avrei preso. Non credo avrei fatto certe scelte, mi hanno educato con dei valori e sarei sempre andato a lavorare anche per soli 20 o 30 euro come muratore, barista, o qualsiasi cosa. Il pugilato però mi ha dato un’altra opportunità, so che questa è la strada giusta, è quello che voglio fare anche da grande, diventare allenatore”.
Baldassi un po’ si ispira a Vasiliy Lomachenko, ex campione del mondo ucraino, e un po’ a tutto il pugilato che vede e incontra. Pensa che i suoi punti di forza siano la tecnica, l’agilità sulle gambe, l’allungo del jab. È cresciuto insieme a Irma Testa. “È un esempio. È venuta anche agli Europei, quando eravamo più piccoli spesso era a casa mia, ci conoscevamo anche da prima della palestra. Mi ha consigliato sul pugilato ma anche su altre scelte”. Il “Dragon” – che ha vinto già diversi titoli italiani, un europeo junior, un oro youth tra le altre cose – non se la tira, dice di non pensare di essere chissà chi, anzi a volte si vergogna a dire che fa pugilato e che è campione, per niente egocentrico. Ascolta musica trap e rap, neomelodici solo con i compagni siciliani in nazionale. E quando sale sul ring pensa solo a divertirsi, non la vive con stress, ansia. “L’ho scelto io, mi piace, è la mia passione. Quando c’è da salire mi faccio una risata e salgo”. Guida gli allenamenti alla Vesuviana e intanto pensa a Parigi. “So che non è facile, ma ce la metterò tutta. Per andare alle Olimpiadi e per portare la medaglia più luccicante a Torre Annunziata”.
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