Sui giovani grava l’ombra del fine lavoro mai. L’incubo dei 71 anni per andare in pensione e i relativi assegni più magri rischiano di trasformarsi in una triste realtà tutta a discapito dei cosiddetti Millennials. Il tema che investe le nuove generazione è tanto attuale quanto urgente: in assenza di efficaci modifiche delle storture attualmente presenti si potrebbe davvero palesare lo spettro di una vecchiaia senza paletti. Gli occhi sono puntati verso le prossime mosse del governo che, già con questa Legge di Bilancio, sarà chiamato a intervenire per porre rimedio a un contesto dai risvolti potenzialmente dannosi.

Ma è proprio sui contenuti della manovra del governo di Giorgia Meloni che si è aperto un dibattito nell’ambito delle future pensioni dei Millennials, sul cui conto potrebbe essere scaricata una serie di aggravi rispetto ai requisiti Fornero (già di per sé rigidi). Sotto la lente di ingrandimento vi sono due vincoli in particolare: per andare in pensione di vecchiaia (ovvero a 67 anni con 20 di contributi) bisogna vantare un assegno di 1,5 volte quello sociale e dunque di 755 euro; per poter accedere alla pensione anticipata (64 anni con 20 di contributi) bisogna poter contare su un assegno di 2,8 volte superiore, corrispondente a 1.409 euro. Le ipotesi sul tavolo lasciano intravedere un cambio tutt’altro che banale rispetto all’attuale quadro della situazione: il primo requisito per la vecchiaia potrebbe essere abbassato da 1,5 volte a una volta (503 euro), mentre il secondo requisito per l’anticipata potrebbe essere innalzato passando da 2,8 volte a 3 volte (1.510 euro). A queste condizioni puntare a ottenere il traguardo della pensione a 64 anni sembra utopia, un affare da benestanti.

Walter Rizzetto: “Vogliamo agire in favore dei lavoratori contributivi “

La condivisibile necessità di non pregiudicare la sostenibilità delle finanze pubbliche e del debito deve inevitabilmente fare i conti con la concretezza della realtà. Dagli ambienti della maggioranza di centrodestra vengono respinte le accuse sul presunto irrigidimento dei criteri. Anzi, viene rivendicata l’intenzione di porre rimedio a una stortura già esistente per cancellare ciò che assume i contorni di un vero e proprio paradosso. Walter Rizzetto, presidente della commissione Lavoro della Camera e deputato di Fratelli d’Italia, a Il Riformista ha fatto luce sulla linea del governo: «Quello della previdenza è un tema enorme e complesso che va affrontato sotto molteplici profili. Gli interventi di riforma decisi dal governo Meloni sono pensati per rispondere alle mutate esigenze che vengono dalla società. Vogliamo agire in favore dei lavoratori contributivi e, nello specifico, dei futuri pensionati meno abbienti. Si stringono leggermente le maglie per andare in pensione anticipatamente in modo da consentire, nell’ottica della sostenibilità del sistema pensionistico e dei conti dello Stato, di riconoscere il diritto alla pensione di vecchiaia a tutti i lavoratori del sistema contributivo. Un diritto giusto e assoluto, in quanto maturato a norma di legge, rispettando i requisiti anagrafici e contributivi. Tutti i governi che sono precedentemente intervenuti sul tema pensioni non lo hanno mai fatto in maniera seria, ma solo con interventi a termine, ritenendo che i futuri pensionati potessero essere un problema da rinviare, del quale poi qualcuno si sarebbe occupato. Oggi paghiamo lo scotto di almeno un decennio di mancanza di visione e di capacità. Questo governo è intervenuto con una serie di provvedimenti su alcune situazioni di squilibrio e disparità che dal nostro punto di vista sono sbagliate. Faccio solo un esempio, una misura che abbiamo introdotto è quella di eliminare il vincolo che prevede che chi è nel contributivo possa andare in pensione una volta raggiunta l’età prevista solo se ha raggiunto un importo pensionistico pari a 1,5 volte la pensione sociale. Secondo noi questa misura non è corretta e abbiamo rimosso questo vincolo». Nella Legge di Bilancio troverà spazio una norma a vantaggio delle nuove generazioni o si finirà per affossare ulteriormente i Millennials?