Caro Direttore, lo so che mi attirerò le critiche di molti amici della mia parte politica, ma non posso tacere di fronte alla condanna abnorme a 13 anni e 2 mesi che è stata inflitta a Mimmo Lucano. Ovviamente leggerò le motivazioni di questa sentenza e solo allora potrò trarre un giudizio più meditato. Ed è inutile dire che non ho nulla da spartire politicamente con Lucano e il suo immigrazionismo estremo, tantomeno con la sua santificazione fatta da sinistra.
Io sono un sovranista che considera l’immigrazione incontrollata un male della globalizzazione, un pericolo per tutti i popoli, sia quelli da cui partono i flussi migratori che quelli che li subiscono.

Però credo che questi temi appartengano al dibattito politico e debbano essere sottoposti unicamente al giudizio democratico del nostro popolo attraverso delle libere elezioni. È lo stesso ragionamento che abbiamo fatto quando sotto processo è stato messo Salvini per la sua – secondo me sacrosanta – azione di contrasto degli sbarchi. Infatti la condanna di Lucano come le accuse a Salvini possono nascere solo da teoremi costruiti da magistrati che non capiscono la complessità della politica, le difficoltà di amministrare, la tensione che si crea quando si cerca di trasformare un’idea politica (giusta o sbagliata che sia) in un’azione di governo. Tutto questo può e deve essere criticato nella lotta politica, ma non può essere criminalizzato con superficialità nelle aule giudiziarie.

Io ne so qualcosa con le mie vicende giudiziarie, anche se a me non è certo stata offerta la solidarietà che oggi viene data a Lucano. Questo paragone mi porta a fare un altro ragionamento. Purtroppo si continua a reagire solo quando viene colpito uno della propria parte politica, mentre invece ci si compiace quando tocca a un avversario. Oggi la sinistra scopre per Lucano un garantismo che non ha mai avuto quando l’accusato era Salvini e che non ha neppure oggi quando si parla dei comportamenti privati di Luca Morisi. Ma lo stesso Salvini, proprio mentre giustamente difende il suo ex-collaboratore dal linciaggio mediatico lanciato a pochi giorni dalle elezioni, non riesce a fare a meno di applaudire alla condanna di Lucano.

Per non parlare di quello che sta accadendo all’europarlamentare di Fdi, Carlo Fidanza, costretto ad auto-sospendersi per filmati chiaramente manipolati da un “giornalista sotto copertura”. È evidente che se si continua con il garantismo a senso unico, non si riuscirà mai a risolvere i mali strutturali della giustizia, né a correggere il suo rapporto perverso tra inchieste, comunicazione mediatica e lotta politica. Tutta la politica, di destra e di sinistra, dovrebbe comprendere che il garantismo a senso unico è solo l’anticamera della propria autodistruzione. Perché la democrazia è imperfetta e approssimativa, mentre la tecnocrazia è molto esperta nell’utilizzare le armi perverse del formalismo giuridico e dei pregiudizi morali.