Europa
Moda, la Fashion Week non basta: il settore è in difficoltà. E i dazi di Trump rischiano di rallentarne la ripresa

La moda italiana è in difficoltà. Il fatturato del 2024 – circa 96 miliardi di euro – ha registrato un calo del 5,3% rispetto all’anno precedente. L’export è però cresciuto del 2%, accendendo qualche speranza per questo 2025. Ma oggi il clima di incertezza politica e le imprevedibili decisioni di Donald Trump sui dazi rischiano di rallentarne la ripresa. “I dazi preoccupano sempre tutti – spiega Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana – ma speriamo che non vengano applicati alla moda”. Che è la seconda industria nel nostro paese. Se il presidente repubblicano imponesse dei dazi per questo settore, sarebbe “una dichiarazione ostile. Io mi aspetto che non ci sia un attacco così ostile, perciò sono fiducioso”.
Il trend
Quello americano è il terzo mercato per le esportazioni della moda made in Italy, un settore in grado di generare indotti economici più che positivi. Alla vigilia della Milano Fashion Week, si è calcolato quanto le sfilate e gli eventi collegati impatteranno economicamente sul territorio. Il calendario della settimana della moda donna prevede infatti più di 150 appuntamenti, e il Centro studi di Confcommercio Milano quantifica l’indotto turistico in 185 milioni euro con una crescita del 2,3% rispetto allo scorso anno. Cresce in modo significativo anche la spesa dei turisti in arrivo dall’estero: 80,9 milioni di euro con un + 14,9% e una spesa pro capite di 1.671 euro.
La preoccupazione
Tendenza positiva che testimonia il potere attrattivo che la moda genera sul turismo e sull’economia locale. Ne è convinta Alessia Cappello, assessora allo Sviluppo economico, moda e design del Comune di Milano. “La crescente incertezza internazionale e la minaccia dei dazi preoccupano molto – spiega – Del resto, la moda è un motore essenziale per l’economia del nostro paese e per Milano, che vive di moda tutto l’anno, oltre le Fashion Week, ospitando un ecosistema composto da showroom, atelier, laboratori artigianali e istituti di formazione. Ma le Fashion Week rappresentano momenti in cui la città si trasforma in un palcoscenico globale, attirando operatori del settore e visitatori”.
L’ombra dei dazi e le incognite sulle ripercussioni economiche oscurano l’ottimismo di un po’ tutti i settori. Nel 2024 il valore dell’export italiano negli Stati Uniti è stato di circa 65 miliardi. Gli Usa sono al secondo posto dopo la Germania, e prima della Francia, come destinazione delle esportazioni nazionali. Un’ipotetica guerra dei dazi tra Stati Uniti e Ue avrebbe importanti riflessi sul sistema delle imprese, ma ancora più preoccupante in questa fase è la situazione di incertezza legata agli annunci e alla minaccia dei dazi stessi: le imprese, per pianificare forniture e consegne, hanno bisogno di condizioni stabili nel tempo.
“L’introduzione di dazi indiscriminati su tutti i prodotti e verso tutti i paesi – spiega Riccardo Garosci, presidente di Aice, Associazione italiana commercio estero – avrebbe comunque come effetto certo l’aumento dell’inflazione anche per il consumatore americano. Ed è bene ragionare con attenzione anche su un ulteriore aspetto: oltre ai comparti principali del Made in Italy, dazi imposti ad altri settori che vedono le imprese italiane parte della catena del valore possono provocare danni alla nostra economia”.
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