È stata una due giorni frizzante, quella organizzata dall’Associazione Nazionale Costruttori Edili a Vicenza, e dedicata a Pnrr e opere pubbliche come volano di crescita e sviluppo “perché sono le infrastrutture che decretano se l’Italia possa attestarsi su nuovi livelli di modernità e benessere”, spiega nella sua relazione introduttiva Federica Brancaccio, Presidente di Ance. “Ci sarebbe piaciuta una finanziaria che indicasse una direzione chiara -ha aggiunto-, invece vediamo un po’ di indecisione nel puntare dichiaratamente sulla crescita”. Pur dichiarandosi esplicitamente filo governativi “come con chiunque sia chiamato a guidare l’Italia”, la Presidente Brancaccio nota: “I saldi sono risicati, è vero, capiamo e condividiamo l’esigenza di mantenere una postura di affidabilità sui conti pubblici, ma servirebbe una seria spending review per trovare nuove risorse, e la volontà politica di destinarle a un processo di crescita non da zero virgola, che sia capace di ripagare quel che per noi è un grande drive di investimento, il Pnrr, che però è un debito da restituire con una crescita solida, costante, strutturata”.

Davanti ai costruttori edili è sin troppo facile obiettare che i saldi a disposizione del Governo sono risicati, e con essi la relativa agibilità economica, anche a causa del boom di spesa derivante dall’esplosione del superbonus di cui Ance stessa è stata ed è difensore. “Ma -ricorda la Presidente Brancaccio- il superbonus è anche lo strumento che a questo Governo ha fatto trovare un tesoretto di svariati miliardi lo scorso anno, e oggi sarebbe giusta una proroga per poter chiudere cantieri e lavori altrimenti bloccati”.

In manovra ci sono anche note un po’ più liete per Ance, proprio ieri ricevuto a Palazzo Chigi per un confronto sulle misure contenute nella legge di bilancio, come il taglio del cuneo fiscale: “È ovviamente una misura positiva, tutti noi imprenditori vorremmo poter pagare di più i nostri collaboratori, ma abbiamo bisogno di una certezza che vada più lunga di un anno, e che aumenti anche la produttività”. Interviene il ministro Fitto (chiamato a placare i timori della platea sulla rimodulazione del Pnrr) che non risponde a chi gli chiede come verranno portate a termine le opere riprogrammate con altre fonti di finanziamento, ma annuncia per gennaio un intervento legislativo che aiuti l’accelerazione del Pnrr che il ministro Salvini, intervenuto il giorno prima, specifica che “alla faccia dei gufi stiamo portando avanti ricalibrando il necessario e centrando gli obiettivi di spesa e realizzazione”.

La platea mostra di apprezzare quanto il nuovo codice degli appalti -documenta il monitoraggio di Ance- abbia tagliato i tempi burocratici pre-cantiere, e l’intenzione svelata da Salvini di varare un nuovo codice dell’edilizia e un nuovo piano casa. Applauso quando si parla di riforme, anzitutto quella della Giustizia, che il Governo deve fare per “accompagnare il Pnrr e attrarre investimenti”. Raffaele Fitto annuncia che “per la quarta rata è questione di giorni”; ma sulla trattativa del Patto di Stabilità non dice nulla “perché’ bisogna essere riservati per avere buoni risultati”). Sul Pnrr come grande opportunità, tutti d’accordo: da Pierciro Galeone, Direttore di Ifel (Istituto di Finanza ed Economia Locale) che assieme a Sauro Mocetti, Direttore divisione Diritto e Economia di Bankitalia) assicura quanto stia facendo fare un salto di qualità a una pubblica amministrazione prima seduta e incapace di darsi obiettivi certi. Con Fabrizio Balassone, capo di Gabinetto del Commissario all’Economia, che aggiunge: “Saperlo spendere e realizzarne i progetti darà all’Italia una credibilità utile per i rapporti di forza del futuro in Ue”.

In sala, la folta platea si dice preoccupata dai tagli ai progetti del Pnrr che si vogliono su misura e non lineari (“Ma l’approccio al Pnrr è stato sbagliato, doveva essere opposto, sulla base di quel che ci serviva di realizzare, e non sulla base di quanto più possibile indebitarci”, ammonisce Carlo Stagnaro dell’Istituto Bruno Leoni): il ministro Fitto rassicura, ma nulla può sul timore che il nuovo Patto di Stabilità produca una stretta sugli investimenti. Salvini dice che sugli investimenti indietro non si torna, Galeazzo Bignami conferma, Luigi Marattin si dice invece perplesso dal tentativo di usare la firma del Mes come elemento di trattativa politica di scambio per ottenere condizioni migliori sullo stesso Pds (“è un ricatto”, dice).

Intanto, sul codice appalti, Ance la dice chiara: “Garantire una maggiore apertura del mercato e concorrenza, per far sì che le imprese possano crescere, approvare un regolamento attuativo dedicato ai lavori pubblici, un manuale operativo per aiutare le stazioni appaltanti nell’applicazione delle regole”. Quanto ai prezzi, che i prezzari siano aggiornati. Per questo Edoardo Rixi, viceministro alle Infrastrutture, si impegna a convocare, dopo la manovra, un tavolo con Ance, le principali stazioni appaltanti e Istat.
Insomma, lavori in corso.