Ha inseguito sua fi glia Immacolata e la sua compagna Francesca. Le ha accoltellate entrambe. Per fortuna stanno bene. No, non stiamo raccontando di un fatto accaduto nel lontano Medioevo, siamo a Salerno e siamo nel 2022, un padre ha ferito la figlia e la fidanzata perché non accettava la loro relazione. Le due ragazze erano arrivate a Salerno per lavorare, nel capoluogo campano erano ospiti a casa di una parente di Immacolata. La stessa casa che è diventata, poi, il teatro dell’aggressione.

“Entrambe abbiamo riportato qualche ferita, ma siamo riuscite a scappare. Fino alle 5 del mattino però mio padre ci ha inseguite e minacciate. Abbiamo chiamato il 112 e i carabinieri sono intervenuti accompagnandoci nel nostro domicilio di Salerno per fare le valigie e tornare poi a Crotone in sicurezza – racconta Immacolata – Lui a oggi nega tutto, ma abbiamo le prove di quello che ha fatto”. Le due ragazze sono quindi tornate in Calabria e si sono anche recate al Pronto Soccorso dell’ospedale di Crotone per farsi medicare; sul corpo avevano numerose escoriazioni e ferite lievi di arma da taglio.

La loro relazione va avanti da più di un anno, la famiglia di Immacolata era a conoscenza dell’amore tra le due. Ma quando le due giovani si stavano abbracciando davanti ai genitori di Immacolata, ecco che è scattata la furia dell’uomo. “Morite insieme, sono disposto a farmi 30 anni di galera” avrebbe urlato il padre mentre le colpiva con un coltello. Perché un padre è arrivato ad accoltellare la figlia? Perché non accettava di avere una figlia gay. Ma chi non accettava? Cosa di preciso non accettava? E soprattutto perché mai lei avrebbe dovuto avere bisogno dell’approvazione di qualcuno?

C’è chi pensa di avere questo diritto, mentre la politica per i diritti degli omosessuali e per i diritti di tutti non fa niente niente. Anzi, quando è stato il momento di fare, non ha fatto e ha affossato l’unica proposta che non avrebbe avuto bisogno di alcuna approvazione per diventare legge: il Ddl Zan. Che prende il nome dal suo creatore, il deputato del PD Alessandro Zan, e prevedeva l’inasprimento delle pene contro i crimini e le discriminazioni contro omosessuali, transessuali, donne e disabili. Una proposta che ha esacerbato le divisioni del parlamento e di tutto il mondo politico salvo poi scivolare in una miserabile bocciatura.

Francesca e Immacolata a Salerno, Mariapaola che morì in un incidente stradale provocato dal fratello che non accettava la sua relazione con un trans. Sono solo alcuni dei nomi che riempiono le pagine dei quotidiani, solo per qualche ora, poi la loro vita e i loro diritti tornano a riposare sul letto dell’indifferenza, dell’inettitudine di una politica inesistente e di una società bigotta. E i numeri non lasciano dubbi: dal 2012 al 2020, in Campania, e nel napoletano in special modo, sono state raccolte 135 denunce, circa la metà del totale rilevato in tutto il Sud Italia (357).

Denunce per violenze, fisiche e psicologiche, esercitate su persone a causa e in ragione del loro orientamento sessuale e del percorso da esse intrapreso con riferimento alla rispettiva identità di genere. E torna alla mente un capolavoro di Fabrizio De Andrè per raccontare la morte di Pierpaolo Pasolini, il cui omicidio rimane un mistero irrisolto. Ma un mistero non era, invece, la sua omosessualità. Storia diversa per gente normale, storia comune per gente speciale.

“Laddove per ‘normale’ si deve intendere mediocre e poco civilizzato e per ‘speciale’ normalmente, civilmente abituato a convivere con la cosiddetta diversità – raccontò De Andrè in una sua intervista – Mi spiego meglio: per una persona matura e civile direi che è assolutamente normale che un omosessuale faccia la corte ad un suo simile dello stesso sesso. E assolutamente normale anche che se ne innamori. Purtroppo la cultura maschilista e intollerante di un passato ancora troppo recente, e allora ancora più recente di quanto non lo sia adesso, e che definirei un passato ancora recidivo, ha fatto credere alla maggioranza che il termine normalità debba coincidere necessariamente con il termine intolleranza”.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Affascinata dal potere delle parole ha deciso, non senza incidenti di percorso, che sarebbero diventate il suo lavoro. Segue con interesse i cambiamenti della città e i suoi protagonisti.