Prima la bocciatura dello smart working, il lavoro da remoto diventando centrale durante i due anni di pandemia di Coronavirus, considerato un metodo per “far finta di lavorare”. Ora l’annuncio di un possibile taglio del 10% della forza lavoro di Tesla.

Elon Musk continua a fare notizia. L’istrionico imprenditore, l’uomo più ricco del mondo e proprietario tra le altre di Tesla e SpaceX, in una comunicazione interna ai manager della casa automobilista, produttrice dell’auto elettrica per eccellenza, ha sottolineato che l’azienda avrebbe bisogno di un 10% di tagli al personale.

Una forza lavoro che può essere quantificata, stando ai dati a disposizione della SEC statunitense alla fine del 2021, in 100mila persone: il licenziamento coinvolgerebbe dunque circa 10mila dipendenti.

A pubblicare la notizia è stata l’agenzia Reuters, sempre ben informata su Musk, che dichiara di aver visionato una comunicazione interna dell’azienda. La mail interna firmata dal miliardario riporta inoltre come oggetto la dicitura “sospendere tutte le assunzioni in tutto il mondo”, e sarebbe stata inviata giovedì 2 giugno.

Al suo interno Musk scrive di avere “una pessima sensazione” sulle prospettive economiche di Tesla e non solo. Le previsioni del miliardario sono infatti cupe e non divergono particolarmente da quelle dei principali analisti internazionali: l’economia mondiale sta andando verso una importante flessione a causa della difficile reperibilità delle materie prime e dell’impennata dell’inflazione a causa della guerra in Ucraina, che sta rallentando le catene produttive in mezzo mondo. 

Ma problemi specifici li sta affrontando soprattutto Tesla. Dopo l’annuncio da parte di Musk del piano per l’acquisto di Twitter, acquisizione dal valore di 44 miliardi di dollari (attualmente sospeso), le azioni della sua casa automobilista sono crollate per oltre il 20 per cento, con gli analisti preoccupati per il futuro della società. Altri problemi arrivano dalla Cina, dove è stato fortissimo l’impatto del lockdown sulla gigafactory Tesla a Shangai, rallentando la produzione delle auto destinate al mercato occidentale. 

Redazione

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