Ecco cosa succede se la città non è governata
Napoli allo sbando tra lidi chiusi e mare negato: il flop dell’amministrazione arancione
C’è un doppio paradosso nell’ordinanza con cui il Comune di Napoli ha imposto la chiusura agli stabilimenti balneari di Posillipo a causa del rischio di frane e inondazioni. Il primo riguarda la tempistica e induce a porsi una domanda: com’è possibile che il Comune si accorga del dissesto idrogeologico che incombe sulle spiagge cittadine proprio nel bel mezzo della stagione balneare? Per comprenderlo basta dare un’occhiata alle carte.
È del 28 giugno, infatti, la nota con cui Palazzo San Giacomo ha chiesto all’Autorità di bacino dell’Appennino meridionale delucidazioni sul pericolo di frane e inondazioni legato all’apertura degli stabilimenti balneari. Proprio così: 28 giugno. Ciò vuol dire che il Comune ha lasciato trascorrere l’inverno e la primavera, preferendo attivarsi nel momento in cui le spiagge sono prese d’assalto dai napoletani e dai turisti. Senza dimenticare il Piano stralcio per l’assetto idrogeologico che attende di essere aggiornato non da qualche mese, ma addirittura da 13 anni. E anche in questo una quota di responsabilità spetta all’amministrazione guidata dal sindaco Luigi de Magistris. Adesso a pagare le spese dell’inerzia di Palazzo San Giacomo sono non solo i bagnanti, ma soprattutto i titolari dei lidi, il cui volume d’affari è stato già abbondantemente ridotto dalla pandemia, e i lavoratori stagionali, il cui impiego è ovviamente a rischio.Ancora più paradossale della lentezza con è stata gestita la questione del rischio idrogeologico sulle spiagge è l’atteggiamento con cui Palazzo San Giacomo ha reagito alle indicazioni fornite dall’Autorità di bacino. Quest’ultima, infatti, ha risposto alla nota dell’amministrazione napoletana invitandola a definire un programma di monitoraggio e controllo per una gestione sicura delle spiagge. E l’ha fatto tempestivamente: la risposta dell’Autorità di bacino porta la data del 9 luglio, dunque segue di soli undici giorni la nota del Comune. Davanti a questa replica l’amministrazione arancione non ha saputo fare altro che disporre la chiusura dei lidi confermando l’incapacità di governare la città.
Fatte le debite proporzioni, la circostanza ricorda un po’ quanto accaduto a Roma per le Olimpiadi del 2024: davanti al pericolo di infiltrazioni malavitose e di episodi di corruzione, sempre possibili quando un’amministrazione riceve una grande quantità di finanziamenti, la sindaca Virginia Raggi ha pensato bene di rinunciare a ospitare una manifestazione sportiva che avrebbe rafforzato l’immagine e alimentato lo sviluppo economico della Capitale.A Napoli, da dieci anni a questa parte, accade più o meno lo stesso. La Protezione Civile annuncia temporali e raffiche di vento? Il Comune non fa altro che chiudere parchi, scuole e cimiteri, senza preoccuparsi di rimuovere le cause dei pericoli legati al maltempo. Gli alberi lungo le strade sono «sbilanciati e fuori piombo»? Nessun problema: Palazzo San Giacomo li fa tagliare e pazienza se il paesaggio di Napoli viene sfregiato. Tutto ciò restituisce l’immagine di un’amministrazione comunale che di fatto rinuncia a governare la città, con conseguenze drammatiche in termini non solo economici. Ecco quello che si chiede al prossimo sindaco, la capacità e il coraggio di gestire il territorio: ciò che è mancato a Napoli negli ultimi, catastrofici dieci anni.
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