L'articolo "a tua difesa" contro i razzisti del quotidiano El País
“Napoli è un’isola in Italia, napoletani trattati come zingari: ogni domenica un derby col razzismo”

Il Napoli gioca un derby quasi ogni fine settimana. “Una squadra odiata praticamente da tutti, i tifosi devono sopportare ogni domenica qualche tipo di insulto razzista”, e questo odio è cresciuto negli ultimi anni, il sentimento non riguarda solo il calcio, e niente di simile si trova negli altri campionati europei. È un articolo fulminante, scritto con coraggio e intelligenza da Daniel Verdú, storico corrispondente de El País in Italia quello su Napoli e i napoletani, un’isola e i suoi abitanti, il calcio ma non solo, il razzismo da Nord a Sud.
“L’Italia abbaia, il Napoli cavalca”, il titolo del pezzo che parte dal 2 a 1 in rimonta firmato Viktor Osimhen in casa contro l’Udinese sabato scorso e dallo striscione dei tifosi dell’Hellas Verona – con le coordinate di Napoli per i missili della guerra in Ucraina. Il coro, fisso, più ricorrente è quello del “Vesuvio, lavali col fuoco”. “È la vecchia idea razzista e nordista secondo la quale i napoletani sono sporchi, gridano, che non sanno comportarsi. È il coro che usava anche Matteo Salvini quando il suo partito chiedeva l’indipendenza del nord Italia e non aveva bisogno dei voti del Sud per alimentare la sua pagliacciata politica. Suprematismo a buon mercato. Ma anche un parere molto esteso in Italia”.
Questo il punto: il sentimento anti-napoletano non è questione di Nord e Sud. Quando si decanta Napoli capitale del Meridione si dovrebbe fare i conti con gli insulti anche delle tifoserie siciliane o calabresi. Più che capitale la città “è una favolosa e indecifrabile isola dentro il Paese. E per questo molti trattano i napoletani come per anni in Spagna abbiamo trattato gli zingari, come un corpo estraneo”. Gli Azzurri giocano in casa solo a Fuorigrotta, “e neanche (c’è uno juventino a ogni angolo).
Federico Buffa aveva osservato nel suo racconto sul giovane Diego Armando Maradona come il campione argentino sia riuscito nella sua carriera a dare il massimo, il meglio mai visto su un campo da calcio, in squadre-contro, in qualche maniera anti-establishment. Verdú è d’accordo: “Maradona si innamorò di una squadra e di una città che rappresentavano come nessun’altra i diseredati e il nuotare controcorrente per tutta la vita”.
I napoletani hanno imparato, secondo il giornalista spagnolo, a reagire a tutto questo con ironia. Gli insulti razzisti come motore per puntare allo scudetto. Perciò quando uno straniero arriva in Italia, e non sa per chi tifare o simpatizzare, la scelta non è così difficile. Verdú paragona Napoli e i napoletani a un “rumore assordante e in qualche maniera molesto, ma capace di convincere qualsiasi indeciso”. C’è poco da dubitare insomma.
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