Da Francoforte
Nel cuore della Bce, quel gigante silenzioso così simile all’Europa. Il ricordo di Draghi e il futuro di Lagarde, ma la vera crisi è alle porte
A Francoforte il cielo è grigio, senza pioggia. Il cristallo del quale è ricoperto il Main Building della Banca centrale europea, che lo riflette, crea un tutt’uno con quel contesto scialbamente annuvolato. Indossa quella coperta di cumuli e di cirri. Si riveste di grigio tanto da riuscire quasi, malgrado i suoi 185 metri di altezza, a mimetizzarsi. Il principale dei tre edifici della Bce se ne sta così, inglobato tra una nuvola e l’altra, con le fondamenta poggiate nella nebbia del mattino. Costato un miliardo e mezzo di euro, il Main Building della Bce è una buona metafora del gigante europeo che non sa di esserlo. L’Europa – dicono – è un vecchio dinosauro senza denti. Lento e ingombrante ma inoffensivo. La Bce è un colosso che perpetra la sua missione di controllo dei conti europei mantenendo sempre la massima discrezione. C’è ma non si vede. È parte della sua constituency: è operativa su tutti i fronti, ma accuratamente sottotraccia.
I prestiti concessi alle banche dell’Eurozona devono tenere conto dell’inflazione, che qui non è solo il ripetutissimo mantra quotidiano ma anche una parola transeuropea: die inflation, in tedesco, nelle altre lingue è inflation, inflatie, inflación, inflazione. E per tenerla controllata qui abbiamo visto all’opera 5.156 dipendenti, equamente divisi tra uomini e donne. Un dipartimento è dedicato espressamente alla valutazione della tendenza dei prezzi e alla valutazione del rischio che ne deriva per la stabilità dei prezzi al consumo. Da poco si è aggiunta una seconda autorità, la Single Supervisory Mechanism (SSM) che da qui effettua gli stress test a sorpresa sulle singole banche commerciali. A luglio sono stati completati 109 test su altrettanti istituti di credito. Nel 2024 la Bce ha svolto per la prima volta anche una prova di stress sulla resilienza cibernetica, non con il semplice obiettivo di valutare la capacità di prevenzione delle banche, ma di verificarne anche la capacità di risposta e di rilancio in caso di attacco informatico.
Il ricordo vivo di Mario Draghi
Qui nel Quartier generale della Bce tutto sembra funzionare. Anzi, di più: sembra impossibile che qualcosa possa non funzionare. C’è la precisione teutonica e il metodo prussiano, e il funzionamento è talmente imbullonato da trasformare in infallibili cingoli tutti i 10mila occhi che da qui vigilano sulla stabilità delle nostre tasche. Anche quelli che provengono da culture più mediterranee: il 20% circa dei dipendenti è italiano; quella del nostro paese è la comunità nazionale meglio rappresentata. Anche per la qualità di chi qui opera ogni giorno. Il ricordo di Mario Draghi è vivissimo. Draghi in fila con il vassoio in mano, a mensa. Draghi che scandisce, nella conferenza stampa convocata qui, «whatever it takes». Erano i tempi del quantitative easing. Oggi la padrona di casa si chiama Christine Madeleine Odette Lallouette, coniugata Lagarde. In carica dal 2019, vedrà scadere il suo mandato nel 2027. Proprio quando, nella sua Parigi, scadrà il mandato di Emmanuel Macron. E non sono poche le voci che la vedrebbero incarnare bene il ruolo di prima donna presidente dei francesi. Intanto governa, dalla Banca centrale, quelle su cui atterrano tutti i nostri conti.
La crisi alle porte
La scommessa su cui punta adesso è quella dell’Euro digitale. Un wallet a cui ciascun cittadino europeo avrà diritto e sul quale ciascuno, in forma gratuita, potrà operare per pagamenti personali senza formalità e in regime di massima privacy. A fine 2025 il Governing Council deciderà se entrare o meno nella fase di implementazione e come la normativa europea potrà impattare quelle nazionali sugli asset bancari: la tracciabilità sarà criptata, con l’obiettivo di surclassare il ricorso alle cryptovalute, rafforzando la centralità dell’Euro. Giovedì alle 14 ci sarà una conferenza stampa in cui Lagarde farà il punto sull’agenda. Se da Francoforte tutto sembra sotto controllo, basta uscire dall’oasi bancaria europea – l’unica della Ue a funzionare davvero – per renderci conto, girando per la Germania, di quanto la crisi vera sia alle porte. Germania e Austria ieri hanno bloccato tutte le richieste di asilo provenienti dai siriani in fuga dalla guerra. Ma l’Europa neanche davanti a quella crisi umanitaria riesce a parlare con una voce sola. Servirebbe un’Europa forte e unita, whatever it takes.
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