In tanti siamo stati raggiunti dalla sconvolgente notizia dell’arresto del nostro amico Pietro Ioia con l’accusa di traffico di stupefacenti e di telefoni cellulari all’interno del carcere di Poggioreale. Lo avrebbe fatto approfittando del suo ruolo di garante e ciò, se fosse provato e vero, sarebbe gravissimo. Vedremo a cosa porteranno le indagini e se l’accusa sarà provata. Constato che anche in questo caso poteva essere evitata la custodia cautelare in carcere.

Ogni giorno ci sono notizie riguardanti il traffico di cellulari e stupefacenti (droghe illegali, perché quelle legali sono profuse a gogò) all’interno delle carceri. A volte sono i familiari, altre volte è il personale (soprattutto agenti), altre volte ancora il traffico si fa con i droni o con pacchi gettati nell’intercinta dell’istituto. I mezzi sono i più fantasiosi. Pochi giorni fa è stato arrestato il cappellano del carcere di Enna accusato di portare droga in carcere. Alcuni detenuti mi hanno detto che ci sono istituti penitenziari dove vige un vero e proprio tariffario per droga, cellulari o altri oggetti proibiti. Forse non è vero, ma è verosimile.

Mai faremo abbastanza -come dovremmo- per contrastare il proibizionismo sulle sostanze stupefacenti che è criminogeno a tal punto da arrivare a corrompere interi apparati statali. Non sia questo episodio a mettere in discussione l’opera preziosissima in termini di conoscenza e vigilanza che i garanti svolgono quotidianamente nei quasi 200 istituti carcerari italiani. Qualche benpensante dovrebbe poi spiegarmi come mai le illegalità sistematiche dello Stato nei confronti della popolazione detenuta non vengano mai sanzionate…