Sulla relazione di Marta Cartabia la Parlamento in merito ai fatti accaduti a Santa Maria Capua Vetere, l’associazione Nessuno tocchi Caino in una nota ha dichiarato quanto segue.

Marta Cartabia nel suo intervento in Parlamento, sui fatti accaduti Santa Maria Capua Vetere, ha dimostrato equilibrio e una visione del carcere come un insieme di parti, nessuna delle quali deve prevalere e tantomeno prevalere e prevaricare le altre. È la stessa visione che aveva Marco Pannella quando parlava della comunità penitenziaria come composta di detenuti e detenenti, verso i quali nutriva amore e attenzione. Il limite, se così si può dire, dell’intervento della Ministra Cartabia, sta nella politica, comprensibile per un Ministro di questa Repubblica, di riduzione del danno, quello che il carcere arreca alle persone private della libertà e al personale di custodia. Come Aldo Moro pensava sul diritto penale, cioè che non bisogna andare alla ricerca di un diritto penale migliore perché occorre invece cercare qualche cosa di meglio del diritto penale, così noi pensiamo che non bisogna cercare un regime penitenziario migliore ma qualche cosa di meglio del regime penitenziario, non pene alternative ma alternative alla pena. Perché il carcere è un luogo strutturalmente di tortura. Non può essere migliorato, riformato se noi consideriamo il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della persona come un diritto sacro e inviolabile.

Non si possono riformare la schiavitù, la tortura, la pena di morte. Vanno solo abolite. Non si può riformare il carcere perché istituzione anacronistica, inutile e dannosa. Va solo abolito come sono state abolite la schiavitù, la tortura e la pena di morte. Finché ci sarà il carcere ci saranno sofferenza, violenza, sopraffazione. Non si può rispondere al male con il male, al delitto con un castigo uguale e contrario. Possiamo concepire luoghi di privazione della libertà ma per il tempo strettamente necessario a contenere chi può costituire un pericolo per sé e per gli altri. Superare questo limite temporale significa solo punire, affliggere e non rieducare. Per farlo bisogna cambiare totalmente paradigma e passare da un sistema di giustizia che punisce e che separa a una giustizia che riconcilia e ripara.