Hanno lottato, come purtroppo sono periodicamente costretti a fare, per i diritti del loro bambino, Mattia, 12 anni, disabile dalla nascita. Partizia Rossetti e Natale Acunto, napoletani, non hanno mollato mai per un istante, nel cercare di fare sempre il meglio e soprattutto offrire a Mattia tutto il possibile. Come l’opportunità di partecipare ai campi estivi organizzati dal Comune di Napoli. “Per Mattia l’inclusione è tutto, poter vedere altre persone è tutto”, dice Natale. E alla fine ce l’hanno fatta: per 5 giorni su 5 settimane di campi estivi, Mattia ha potuto partecipare. Ma per i due combattivi genitori resta l’amaro in bocca. Per loro è stata l’ennesima lotta, l’ennesima arrabbiatura, l’ennesimo sforzo che si aggiunge alla vita quotidiana di certo non facile. “Non non sopporto aver dovuto chiedere l’elemosina per un diritto – dice Patrizia – In più dichiarando che l’operatrice che avrebbe dovuto assistere Mattia l’avrei pagata io privatamente. Ho chiesto l’elemosina praticamente, e questo non si deve ripetere più, né per me né per gli altri bambini”.

Natale e Patrizia raccontano che già dallo scorso maggio avevano iniziato a informarsi sulle attività estive che avrebbe potuto fare Mattia in città. Natale è un militare, Patrizia lavora in un albergo, per cui anche per la loro organizzazione era importante organizzare per tempo le loro attività familiari. “Mattia non cammina, non parla, non articola bene le braccia – spiega Patrizia – però parla con gli occhi. Ti fa capire di tutto e di più. È un bambino tranquillo. Gli piace stare ad osservare e ascoltare gli altri. Le sue giornate purtroppo sono che stiamo a casa la mattina, il pomeriggio va a fare le terapie e ritorniamo a casa. Non ha alcun tipo di svago. A lui piace tanto vedere giocare”.

“Sono andato al Comune a chiedere di far partecipare mio figlio ai campi estivi e mi hanno detto che per mio figlio non c’era la possibilità di partecipare – spiega Natale – Mi hanno detto di ripassare a inizio giugno. E così abbiamo fatto. La risposta era ancora negativa. Il 12 giugno ho visto sul profilo Facebook dell’Assessore Luca Trapanese l’annuncio che il 13 giugno iniziavano 5 settimane di campi scuola per i bambini di Napoli”.

“Da domani partono i campi estivi per i bambini della nostra città! Circa 1200 bambini per una spesa totale di 800mila euro.  La novità è la durata! Non più tre settimane ma ben cinque! È importante investire più fondi per il benessere dei nostri figli. Inoltre la settimana prossima partono anche le attività estive delle educative territoriali con circa 1700 bambini, 900mila euro impegnati. Tante attività diurne, uscite e campi residenziali. Buon divertimento!”, recita l’annuncio su Facebook dell’assessore Trapanese.

“Il giorno dopo siamo andati al Comune a chiedere informazioni ma le informazioni erano scarse – continua Natale – Una certezza era che per mio figlio non c’erano campi estivi annunciati dal nostro assessore e quindi per i bambini disabili”. I due genitori hanno scritto all’assessore sui social e lui ha subito risposto dal suo profilo che “Ai campi estivi i bambini disabili DEVONO partecipare. Segnalami quale è il tuo campo estivo di riferimento.”, lasciando ai due genitori mail e recapiti.

“Ci hanno detto che non c’erano abbastanza fondi – incalza Patrizia arrabbiata – I fondi erano un tot? Andavano divisi meglio per dare la possibilità anche ai bambini disabili di partecipare. Perché i disabili devono stare a casa? E questo succede anche con le scuole: finiscono le lezioni e iniziano i Pon (Programma Operativo Nazionale,nda ) ma mio figlio se ne va a casa. I bambini disabili non hanno niente di niente. Stessa cosa succede quando finiscono le lezioni nel periodo natalizio”. Patrizia e Natale non hanno ceduto alla rassegnazione e si sono messi in moto. Dopo una prima iniziale difficoltà a contattare l’assessore, con l’aiuto anche dell’assistente sociale, sono riusciti ad ottenere un incontro online con la Fondazione a cui Mattia era stato assegnato per i campi estivi e con l’assessorato. “Abbiamo confermato la nostra intenzione a fornire un operatore pagato da noi pur di far partecipare mio figlio, anche solo a pochi giorni di campo scuola – racconta Natale – Siamo consapevoli che nostro figlio disabile necessita di assistenza dedicata. La Fondazione era un po’ perplessa, non per colpa loro, forse per questa situazione organizzata all’ultimo momento. Nessun bambino disabile ha partecipato al progetto, forse si sono sentiti a disagio e poco tutelati”.

Alla fine sono riusciti a pattuire che Mattia partecipasse per 5 giorni al campo scuola (sulle cinque settimane totali organizzate dal Comune di Napoli) accompagnato dalla sua operatrice pagata dai genitori. “A Mattia basta solo stare con gli altri, a lui basta interagire con gli altri, essere integrato nella nostra società”, spiega il papà. Il Comune dunque ha trovato una soluzione e i genitori di Mattia sono stati felici di avere anche solo quei pochi giorni di campo scuola e sono grati per tutto questo. Mattia è stato felicissimo di poter partecipare e la gioia si legge nei suoi occhi. Ma la rabbia nei due genitori resta per la nuova battaglia fatta. “La nostra fortuna è stata quella che l’operatrice aveva da poco perso il lavoro quindi era disponibile per stare con Mattia, altrimenti non avremmo potuto mandarlo – spiega Patrizia – Non è semplice trovare operatori all’ultimo, come è successo in questo caso. Nel privato poi non c’è nulla come attività estive per bambini disabili”.

La ragione per cui Natale e Patrizia facevano affidamento sulle attività proposte dal Comune per l’estate è che fino a qualche anno fa i campi estivi a cui partecipavano normalmente anche i bambini disabili c’erano ed erano organizzati in una struttura comunale a Marechiaro. “Duravano anche 2 settimane – racconta Patrizia – La direttrice se c’era spazio ci chiamava per farlo partecipare ancora di più. Un anno Mattia è andato sia luglio sia agosto. “Mattia tornava felicissimo – racconta papà Natale – Faceva piscina, teatro, giocavano a biliardino, cantavano. La sera si addormentava con lo zainetto vicino perché la mattina successiva non vedeva l’ora di andare al campo scuola”. Dopo aver ascoltato i genitori di Mattia, Il Riformista ha provato senza successo a contattare l’assessore Trapanese per capire se per i campi estivi ci sia stato qualche intoppo nell’organizzazione o nella comunicazione.

L’amaro resta: “Per il mondo esistono solo i normodotati, i diversamente abili non esistono. Eppure tutti i politici li menzionano nei loro proclami – dicono i due combattivi genitori – Il futuro ci spaventa più dell’oggi. Ora è piccolo e ci sono tutte queste difficoltà. Pensa quando farà 18 anni”. La brutta storia raccontata è per loro l’occasione per lanciare un messaggio forte e chiaro alle istituzioni, non solo cittadine: “Vogliamo che ascoltino la nostra voce – concludono – Non è solo il campo estivo, per i bambini disabili e per le loro famiglie è sempre un percorso a ostacoli. Chiediamo che venga fatto qualcosa in più per questi ragazzi. E che noi non sprechiamo più energie, tempo e risorse fisiche e mentali per chiedere i nostri diritti, scrivendo mail, chiamando e disturbando gente. È brutto sentirsi come se stessimo facendo qualcosa contro la normalità. Tanti genitori di bambini disabili rinunciano dopo i primi no dell’amministrazione e si rassegnano. Ma le cose devono cambiare, ci devono ascoltare. Dateci la possibilità di integrare nostro figlio nella comunità. Noi non demordiamo perché siamo sicuri che è un nostro diritto l’integrazione di nostro figlio”.

Avatar photo

Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.