Obbligo vaccinale sì o no? Il tema è tornato di stretta attualità negli ultimi giorni in Italia a seguito dei ripetuti allarmi sull’andamento della campagna di vaccinazione, che pur avendo ingranato con numeri più che positivi ormai da settimane, fa segnare ancora dei ‘buchi’.

A spiegarlo è stato oggi il professore Sergio Abrignani, membro del Comitato tecnico scientifico, che ha sottolineato in una intervista a Il Messaggero come in Italia “l’11% dice non si vuol far vaccinare, il 7% risponde probabilmente no. Di fatto siamo al 18% e la maggior parte è sotto i 60 anni, non è più un problema individuale: se non mi vaccino io causo un danno alla comunità”. Il conto è presto fatto, secondo Abrignani: “Se in 10 milioni non si vaccinano in Italia rischiano di selezionare nuove varianti che possano diventare insidiose. Tra l’altro, quei 10 milioni mettono a rischio anche i 500mila che non possono vaccinarsi per le loro condizioni di salute”.

Per questo Abrignani si dice “assolutamente favorevole” all’obbligo vaccinale, come ribadito già lo scorso gennaio dal membro del Cts. “Per questo virus che è un problema di sanità pubblica ci vuole l’obbligo così come lo abbiamo avuto per il vaiolo e per la polio”, è il suo avvertimento.

Parole che avevano sposato da parte sua anche il numero uno della Protezione civile Fabrizio Curcio, che aveva giudicato la possibilità dell’obbligo vaccinale “un’opzione da valutare in futuro, visto che dovremmo fare dei richiami annuali”. Anche Curcio, in un colloquio con La Stampa, aveva evidenziato le sue preoccupazioni per l’andamento della campagna vaccinale e il rischio di ritrovarsi scoperti in alcune fasce, pur lodando il lavoro svolto fino ad oggi: “Abbiamo milioni di persone protette, soprattutto nelle categorie più a rischio. Un italiano su tre ha ricevuto il vaccino, anzi la percentuale è più alta, visto che non tutte le fasce della popolazione sono vaccinabili. Poi abbiamo un 18-20% che ha completato il ciclo con la doppia dose, quindi siamo a buon punto”.

La misura dell’obbligo vaccinale, al momento esistente solo per la categoria del personale sanitario, è stata però esclusa dal sottosegretario alla Salute, il grillino Pierpaolo Sileri. Al momento, ha spiegato intervenendo questa mattina a 24Mattino su Radio 24, “non c’è nessun work in progress sull’obbligo vaccinale”.

Il sottosegretario ha quindi evidenziato che al momento esiste ancora una perplessità legata al vaccino di AstraZeneca e “andando avanti vi sarà una quota di persone che non vorranno fare il vaccino. Se improvvisamente vi è un calo di coloro che ricorrono alla vaccinazione – ha aggiunto – è giusto che quei vaccini siano dati ad altri”.

Ma all’interno del governo e nello stesso ministero della Salute, come consulente del ministro Roberto Speranza, c’è chi spinge in direzione opposta. La responsabile della Sanità del Pd Sandra Zampa infatti sposa la linea del sì all’obbligo: “Vedo in giro troppi sessantenni titubanti e con timori anche comprensibili ma francamente ingiustificati – spiega l’ex sottosegretario alla Salute – È stato un bene aver obbligato al vaccino il personale sanitario. Sarebbe opportuno che si facesse il punto e che si prendessero provvedimenti per medici e infermieri che non si vaccinano come previsto dalla legge. Io penso che tutti i dipendenti pubblici che hanno a che fare direttamente con altre persone, ad esempio gli insegnanti o gli addetti agli sportelli e così via, dovrebbero essere obbligati al vaccino”.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.