Il vaccino Moderna è uno dei quattro attualmente in uso in Italia insieme a quelli Pfizer, Johnson & Johnson e AstraZeneca. È stato uno dei primi vaccini ad essere studiato e avviato alla sperimentazione già il 16 marzo 2020, 63 giorni dopo che gli scienziati cinesi pubblicarono genoma del virus della Sars-CoV2. Messo a punto in tempi record da Moderna, una giovane società biotecnologica che ha sede a Cambridge (Massachusetts), è oggi una delle armi fondamentali nella lotta al Covid, approvato per la sua comprovata efficacia.

Ma come funziona questo vaccino? Quali sono i suoi effetti collaterali? C’è qualcosa da temere? Il Riformista ha chiesto a Ivan Gentile, Professore Ordinario di Malattie Infettive presso l’ Università di Napoli Federico II e Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di spiegare nel dettaglio tutto quel che c’è da sapere sul vaccino Moderna.

Come funziona il vaccino Moderna?
Il vaccino Moderna contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) con le istruzioni per produrre una proteina presente sul virus, così da generare risposta anticorpale efficace nei confronti dello stesso e proteggere l’individuo. La copertura vaccinale richiede due dosi di vaccino, da effettuarsi preferenzialmente a distanza di 28 giorni l’una dall’altra.

È possibile e consigliabile rinviare il secondo richiamo oltre i giorni previsti? Potrebbe essere un vantaggio o uno svantaggio?
Il richiamo va effettuato necessariamente tra il 28° e il 42° giorno post prima dose. Qualsiasi rinvio oltre tale data è considerata fuori indicazione (off-label). In linea generale, tuttavia, per numerosi vaccini il prolungamento dell’intervallo tra le dosi non è svantaggioso e, in alcuni casi, può essere anche associato a migliore risposta. Un vantaggio nel prolungare le dosi sarebbe certamente quello di coprire in un tempo breve più persone con la prima dose che assicura già una discreta protezione. Ma non consiglierei di andare oltre il 42° giorno.

Quali sono gli effetti collaterali del vaccino Moderna?
Gli effetti indesiderati di COVID-19 Vaccine Moderna osservati più frequentemente nello studio registrativo sono stati in genere di entità lieve o moderata e si sono risolti entro pochi giorni dalla vaccinazione. I più comuni erano dolore e gonfiore nel sito di iniezione, stanchezza, brividi, febbre, gonfiore o dolorabilità dei linfonodi delle ascelle, mal di testa, dolore ai muscoli e alle articolazioni, nausea e vomito. Questi effetti collaterali sono stati riscontrati in più di 1 persona su 10. Invece, eritema, orticaria ed eruzione cutanea nel sito di iniezione sono stati osservati in meno di 1 persona su 10. Per ciò che riguarda le reazioni allergiche gravi (anafilassi), queste hanno interessato un numero molto limitato di persone.

C’è qualche effetto collaterale di cui preoccuparsi? Se compare cosa fare?
I vaccini come tutti i farmaci sono come Giano Bifronte, hanno una “faccia” protettiva ed una potenzialmente indesiderata. Tra i farmaci, i vaccini possiedono il profilo di sicurezza più elevato proprio perché si somministrano a persone sane. Comunque, potenzialmente, possono insorgere eventi avversi anche gravi, ma è il fenomeno è esternamente raro. Per farle un esempio è più probabile morire di incidente stradale andando da Napoli a Roma! Consiglio sempre di segnalare al proprio curante ed al medico vaccinatore l’occorrenza di qualsiasi evento avverso, così che il personale sanitario possa valutare l’entità dell’evento e mettere in atto i percorsi diagnostici-terapeutico opportuni, caso per caso.

Gli effetti collaterali sono gli stessi per prima e seconda dose?
Gli effetti collaterali riscontrati post prima e seconda dose sono sovrapponibili; in ogni caso, come anche per l’altro vaccino a mRNA (Pfizer Biontech), la frequenza e l’intensità degli effetti collaterali sono tendenzialmente più elevate in seguito alla somministrazione della seconda dose vaccinale.

Ci sono effetti collaterali che colpiscono maggiormente determinate categorie di persone?
Gli eventi avversi tendono ad essere più frequenti e di entità relativamente maggiore nei soggetti più giovani, in particolare in quelli di età inferiore ai 65 anni rispetto agli over 65. Attendiamo di real-life (cioè di comune pratica clinica) e della farmacovigilanza per ulteriori considerazioni in merito.

Qual è l’efficacia del vaccino dopo la prima e la seconda dose?
L’efficacia del vaccino post prima dose (dopo due settimane circa dalla somministrazione della stessa) osservata è del 70% circa (range 45%- 85%). Dopo la seconda dose, invece, l’efficacia sale al 94%. Il vaccino ha mostrato un’elevata efficacia negli studi clinici in soggetti di diverse categorie di età, sesso, razza ed etnia e con condizioni mediche sottostanti.

Dopo quanto tempo è efficace il vaccino e per quanto tempo?
Il livello di protezione massima dal vaccino inizia a partire dalla seconda settimana post seconda dose. Come già accennato, vi sono tuttavia nuove evidenze in letteratura che documentano la presenza di livelli anticorpali protettivi già a partire da 14 giorni post prima dose in una percentuale significativa di pazienti (circa 70-80%). Sulla durata della protezione, i dati sono ancora limitati. Sappiamo che in generale i coronavirus elicitano risposte anticorpali di breve durata. Tuttavia, gli altri coronavirus sono associati a quadri clinici generalmente più lievi (raffreddore) e quindi non possiamo prenderli a confronto. Attendiamo studi sulla efficacia del vaccino a lungo termine.

Fare analisi prima del vaccino per valutare i rischi possono essere utili?
Non sono raccomandate ad oggi specifiche indagini di screening pre-vaccino poiché gli eventi collaterali più temuti (ovvero fenomeni trombotici e/o emorragici) non sono stati associati al momento a specifici fattori di rischio. Solo il fattore età (meno di 60 anni) sembra essere associato ad un rischio maggiore con il vaccino a vettore virale tipo AstraZeneca, anche se siamo nell’ordine di un caso circa per milione di dosi. Anche in questo caso, i dati di Farmacovigilanza nei mesi a venire potranno aiutarci a fare chiarezza sull’effettiva presenza di popolazioni a rischio e sull’eventuale adozione di strategie preventive da adottare selettivamente in tale subset di soggetti. Noi all’Università Federico II, in collaborazione con il CEINGE, stiamo studiano in una popolazione di vaccinati i fattori clinici e di laboratorio che possono predisporre a tali eventi ed eventuali marcatori di laboratorio di predisposizione. Ci auguriamo di avere presto i nostri dati e poterli fornire alla comunità scientifica.

Molti temono le trombosi in concomitanza con i vaccini. Con Moderna c’è correlazione? Si può fare qualcosa per prevenire?
Al momento, non sono stati riportati casi di trombosi direttamente associati alla somministrazione del vaccino Moderna. In effetti oltre a quanto ampiamente riportato per il vaccino Astrazeneca vi sono sparute segnalazioni anche il vaccino Pfizer che è biologicamente molto simile al vaccino Moderna.

Finito il primo “giro” di vaccini, bisognerà ricominciare tutto d’accapo?
Non vi sono sufficienti evidenze in merito alla durata della protezione anti COVID-19 (ed eventuali varianti virali) garantita dai vaccini disponibili. Per quanto riguarda il vaccino Moderna, al momento, l’immunità offerta dal vaccino sembra essere del 94% a sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale. In ogni caso, i soggetti vaccinati nell’ambito dello studio clinico registrativo continueranno a essere monitorati per 2 anni per raccogliere maggiori informazioni sulla durata della protezione.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.