La mischia con l'azienda, il Cts, le Regioni, l'Ema
Seconda dose Pfizer, il caos sul richiamo a 21 o 42 giorni: “Polemica sconcertante ed evitabile”
Richiamo, dopo 21 o 42 giorni, questo il dilemma. E scoppia la querelle tra l’azienda produttrice, il Comitato Tecnico Scientifico e l’Agenzia Europea del Farmaco (Ema) e via dicendo. Botta e risposta nei limiti del confronto, si sottolinea. Non volano stracci, insomma, ma le incertezze sì, e il rischio è quello di replicare il disastro comunicativo verificatosi con AstraZeneca, solo che in quel caso si parlava di reazioni avverse e di trombosi e anche di vittime; con il risultato che ancora oggi c’è chi rifiuta il preparato dell’Università di Oxford. In questo caso si tratta della tempistica e della sua semplice efficacia: basta e avanza per generare un caos del quale non si sentiva il bisogno.
Il 5 maggio scorso il Comitato Tecnico Scientifico aveva raccomandato un intervallo di 42 giorni dopo la dose di richiamo dei vaccini Pfizer e Moderna. Per molti una scelta di buon senso: allargare la platea, seppur con una sola prima dose, dando fondo ai farmaci forniti e garantendo una protezione a una fascia più ampia di popolazione. Sul modello del Regno Unito. Una decisione che implica per ovvie ragioni un’altra pianificazione per la campagna vaccinale e il suo calendario.
PFIZER – Valeria Marino, direttore medico di Pfizer Italia, ieri ha raccomandato di attenersi all’impostazione suggerita dall’azienda: “Il vaccino è stato studiato per una seconda somministrazione a 21 giorni. Dati su di un più lungo range di somministrazione al momento non ne abbiamo se non nelle osservazioni di vita reale”. E quindi si apre il fronte, con richieste di chiarimenti al ministro della Salute Roberto Speranza, soprattutto da parte delle Regioni, che hanno riprogrammato i calendari tenendo conto della raccomandazione del Cts.
CTS – E proprio dal Cts arriva la replica del Presidente, Franco Locatelli, Presidente del Consiglio Superiore di Sanità. “L’intervallo tra la prima e la seconda somministrazione prolungato alla sesta settimana, quindi ai 42 giorni, non inficia minimamente l’efficacia dell’immunizzazione e ci permette di somministrare molte più dosi di vaccino – ha detto ad Agorà su Rai3 – Affermazioni come quelle che abbiamo sentito ieri rischiano solo di creare sconcerto e credo che sarebbero auspicabilmente evitabili”. Sulla stessa linea Andrea Costa, sottosegretario alla Salute, a Buongiorno su SkyTg24. “Quelle di Pfizer sono parole che non aiutano a fare chiarezza perché se continuiamo a dare messaggi non univoci e chiari, rischiamo di ingenerare un sentimento di confusione nei cittadini. La scelta di posticipare a 42 giorni la seconda dose è stata fatta sulla base di pareri del Cts che a sua volta si è rifatto ai pareri dell’Ema. Continuiamo su questa scelta perché supportata da pareri scientifici e dall’Ema”.
REGIONI – Guardano con perplessità al botta e risposta le Regioni, che gestiscono la campagna vaccinale sul campo. Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna, si è detto in attesa di chiarimenti definitivi. “Se ogni due settimane dobbiamo chiamare la gente, dare prenotazione un giorno, poi ci dicono va spostata, poi ci dicono tornate indietro. Insomma, chiedo nelle prossime ore una chiarezza definitiva e questa la deve dare il ministero, il governo e le agenzie proposte – ha osservato il Presidente – Pfizer giustamente dice le sue ragioni ma non è che dobbiamo ascoltare una casa produttrice. Dobbiamo ascoltare le agenzie che hanno il compito di indicare alle istituzioni come ci si comporta. C’è Ema, c’è Aifa”.
EMA – E proprio nel pomeriggio è arrivata la conferma dell’Ema al richiamo dopo 40 giorni. “È importante sottolineare che nei test clinici” la somministrazione della seconda dose di Pfizer Biontech era prevista fino a 42 giorni, ha spiegato Marco Cavaleri dell’Ema. “Queste informazioni sono nel bugiardino del vaccino. Quindi non è una deviazione rispetto alla raccomandazione superare i 21 giorni estendendo a cinque settimane-40 giorni. Se si superassero i 42 giorni, allora sarebbe una deviazione”. Lo stesso Cavaleri ha intanto riferito dell’efficacia dei vaccini a mRna sulla variante indiana che si sta diffondendo sempre più in Europa. Su quelli a vettore c’è fiducia ma mancano ancora dei dati. Pfizer sta intanto lavorando a formulazioni in grado di conservare il vaccino a 2 e 8 gradi per un mese una volta uscito dal box di conservazione. E potrebbero essere autorizzata la vaccinazione anche per gli adolescenti tra i 12 e i 15 anni, come già negli Stati Uniti.
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